Il comando dell’Arma offre alla Protezione civile la propria collaborazione alle operazioni di antincendio boschivo nel 2017. Una prerogativa che si pensava dovesse essere trasferita ai pompieri, i quali invece si vedono "scippati"di mansioni specifiche, ma anche uomini, autopompe e altre attrezzature. "L'antincendio boschivo è di competenza delle Regioni: fino a ora si sono rivolti ai Vigili con convenzioni che solo in Emilia Romagna valgono circa 2 milioni all’anno. Evidentemente l’Arma vuole entrare in questa partita”, dice Gabriele Pettorelli, ex dirigente del sindacato autonomo dei Forestali
Sta in una circolare l’ultimo atto di una ostilità sempre più aspra tra carabinieri e Vigili del Fuoco. Una circolare – una disposizione, tecnicamente – redatta il 13 febbraio scorso dal Comando dell’Arma che, attraverso questo documento, informa di aver offerto alla Protezione civile la propria disponibilità a collaborare, con personale specializzato, alle operazioni di antincendio boschivo nel 2017. Una prerogativa riservata, fino allo scorso anno, agli uomini della Forestale e che, dopo lo scioglimento del Corpo, si pensava dovesse essere trasferita ai Vigili del Fuoco. I quali ora, invece, si vedono scippati di mansioni specifiche, uomini e mezzi, e denunciano – anche attraverso atti ufficiali dei vari sindacati indirizzati ai ministeri interessati – quella che a loro appare come l’instaurazione di un regime di concorrenza incomprensibile tra due corpi dello Stato. Ed è così che la tensione tra l’Arma e i Vigili del Fuoco rischia ora di deflagrare, dopo mesi di attriti sotterranei innescati proprio dallo scioglimento della Forestale e dalle conseguenti trattative per stabilire il destino degli agenti che ne facevano parte. Trattative da cui dipende, tra l’altro, anche l’assegnazione di finanziamenti milionari.
Le trattative per stabilire il destino dei Forestali
Tutto ha inizio con l’approvazione del decreto legislativo 177 del luglio 2016: quello che sancisce la sostanziale abolizione del Corpo Forestale dello Stato e impegna il Capo del Corpo a individuare la destinazione di uomini e mezzi verso altre amministrazioni. Chi ha seguito da vicino le trattative avviate nell’estate del 2016, racconta che “l’Arma ha avuto subito il peso maggiore. E non a caso, dei circa 7.800 Forestali in servizio, quasi 7.200 furono inglobati tra i carabinieri”. Ai Vigili del Fuoco ne andarono 390, sulla carta: nella pratica, però, solo 365, che restano ancora in attesa che i decreti attuativi della Legge Madia chiariscano quali saranno le loro nuove mansioni effettive.
Ai carabinieri uomini e mezzi per le operazioni di antincendio
Ciò che però determina i primi malumori, tra i pompieri, è scoprire che tra quei 365 agenti destinati al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco solo alcuni sono effettivamente specializzati in operazioni di antincendio boschivo. Una buona parte dei cosiddetti Dos – ovvero i “direttori delle operazioni di spegnimento” – vanno invece ad ampliare l’organico dei carabinieri. Scelta apparentemente incomprensibile, dal momento che – come era stato fino a quel punto prefigurato – sarebbero dovuti essere proprio i pompieri a svolgere quel genere d’interventi. Subito dopo, però, un’altra sorpresa. L’Arma si lancia infatti in una strana campagna di accaparramento di mezzi per l’antincendio, contenendo ai Vigili del Fuoco autopompe e altre attrezzature in dotazione della Forestale, e che i pompieri immaginavano di vedersi assegnare senza alcun bisogno di contrattazione. Spiega Gabriele Pettorelli, ex dirigente del sindacato autonomo dei Forestali e attuale coordinatore nazionale Forestali del Conapo (sindacato autonomo dei pompieri): “All’inizio non capivamo il perché di queste bizzarre procedure, che di fatto creavano ambigue sovrapposizioni tra Vigili del Fuoco e Carabinieri: una inutile, nonché pericolosa, concorrenza”. Una concorrenza che, oltre a generare potenziali cortocircuiti, risulta anche dispendiosa per lo Stato. “Ovvio: dover formare e finanziare due diversi organismi per lo stesso tipo d’interventi finisce col far lievitare i costi”, conferma Francesco Quinti della Fp-Cgil.
“L’antincendio boschivo vale ogni anno vari milioni”
“Se prima le ragioni alla base di queste manovre restavano oscure, la disposizione redatta il 13 febbraio dal comando dell’Arma rende meno ambiguo lo scenario”. Si tratterebbe, secondo Pettorelli, della dimostrazione di come i vertici dei carabinieri vogliano farsi carico di operazioni che si pensava di affidare in esclusiva ai Vigili del Fuoco. “L’Arma – si legge nel documento firmato dal Generale Gino Micale, capo del II Reparto – ha fornito al Dipartimento della Protezione Civile la disponibilità alla propria collaborazione tecnica per la campagna anti incendi boschivi 2017, anche con l’intervento di personale qualificato ‘direttore delle operazioni di spegnimento’, ove richiesto. Al riguardo – prosegue la direttiva, indirizzata all’Ispettorato degli istituti di specializzazione e ai Comandi regionali dei carabinieri forestali – si prega di voler fornire l’elenco nominativo dei militari del ruolo forestale in possesso della qualifica, indicando, per ciascuno, l’anno di conseguimento e lo svolgimento di eventuali corsi di aggiornamento successivi”. Un documento che, a giudizio di chi lo contesta, “chiude il cerchio”. “Ora è tutto chiaro”, afferma Pettorelli, che precisa come le competenze sulle operazioni di antincendio boschivo siano di competenza delle Regioni. Che da sempre si avvalgono di convenzioni stipulate con vari enti, ai quali demandano la responsabilità degli interventi di emergenza e di monitoraggio. “Si tratta di convenzioni non da poco conto: solo in Emilia Romagna, per esempio, parliamo di circa 2 milioni all’anno. Fino ad ora, per prassi, le Regioni si sono rivolte a Vigili del Fuoco e Forestale: evidentemente l’Arma vuole entrare in questa partita”.
La Cgil scrive a Madia, Pinotti e Minotti
Venuti a sapere di questa novità, vari sindacati (Cisl, Conapo, Cgil) si sono subito allarmati. La Cgil ha deciso di inviare una lettera – recapitata proprio in queste ore – ai ministri interessati: Marianna Madia (Pubblica Amministrazione), Marco Minniti (Interno) e Roberta Pinotti (Difesa). Secondo la Cgil, la disposizione dimostra come l’Arma non solo abbia “trattenuto a sé personale ex forestale dotato di qualifica specifica”, ma offra “a Protezione Civile, nell’ambito di una attività convenzionale con le regioni, servizi specifici di ‘direttore delle operazioni di spegnimento’”. Se questa disposizione non venisse revocata, si determinerebbe pertanto, si legge, “un rischio reale di sovrapposizione e di indeterminazione nella titolarità delle funzioni che non potrà non produrre nocumento all’efficacia dei servizi alla cittadinanza e ai territori e ulteriore aumento dei costi”.
Intanto proseguono i ricorsi al Tar degli ex forestali
E la vicenda, già grave di per sé, potrebbe avere ripercussioni ancor più pesanti sui rapporti tra l’Arma e il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Non solo per quanto riguarda i rispettivi organi direttivi, ma anche gli ex agenti in divisa grigio-verde assegnati d’imperio, attraverso dei decreti del capo del corpo Forestale, all’una o all’altra amministrazione. Tra questi, infatti, il malumore si va accumulando da mesi. C’è chi è stato destinato, senza volerlo, ai carabinieri, venendo così trasformato, da un giorno all’altro, da dipendente con status di polizia civile a vero e proprio militare. E, al contempo, c’è chi è stato inglobato nelle file dei pompieri, e lamenta le pesanti penalizzazioni che questo trasferimento comporta a livello di retribuzione. Da un lato e dall’altro, si protesta dicendo che i parametri in base ai quali si è deciso sul destino degli ex Forestali erano validi solo sulla carta, ma tenevano ben poco in conto degli incarichi effettivamente svolti in passato e delle competenze acquisite in anni di carriera sul campo. E per questo motivo che nelle ultime settimane i ricorsi al Tar sono sempre più numerosi.