L’ex premier: “Peggio della rottura solo i ricatti”. Il governatore della Puglia prima tende la mano (“Con lui solo mancanza di comunicazione), poi il comunicato congiunto: “Si assume responsabilità gravissima”. Guerini: "Decisione ingiustificata e già presa"- LA CRONACA DI GIORNATA
Doveva essere il giorno della resa dei conti, della tanto evocata scissione o forse della pacificazione. E invece niente. O meglio: dall’assemblea del Partito democratico al Parco dei Principi di Roma emerge tutto e il contrario di tutto. A un Matteo Renzi che attacca frontalmente la minoranza dem, rea di utilizzare la scissione come mezzo di ricatto e quindi di fare il gioco di Beppe Grillo, risponde un Michele Emiliano in inedita versione di pontiere, alla ricerca di un ultimo tentativo di mediazione. Ma visto che anche in questo caso dai renziani non è arrivato alcun segnale di apertura ecco che i tre leader della minoranza accusano Renzi di avere “scelto la strada della scissione“. Una decisione che il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini definisce come”del tutto ingiustificata” ma “evidentemente già presa“.
La minoranza: “Renzi ha scelto la scissione” – Quella che sembra la rottura definitiva tra le due principali anime del Pd arriva con un comunicato congiunto, firmato da Emiliano, da Roberto Speranza e da Enrico Rossi, a due ore dalla fine dell’assemblea. “Anche oggi nei nostri interventi – scrivono – c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima”. Insomma i tre leader della minoranza provano a lasciare il cerino in mano all’ex premier, al quale poco prima Emiliano aveva teso la mano, non solo metaforicamente.
Il tentativo di mediazione di Emiliano – Ieri il governatore della Puglia aveva utilizzato toni fortissimi all’evento organizzato insieme a Rossi e Speranza al teatro Vittoria di Roma. Ventiquattro ore dopo, invece, è un Emiliano light quello che si presenta davanti al tavolo della direzione: manifesta “fiducia nel segretario“, parla di una “soluzione vicinissima” per sanare la crisi tra i dem, definisce le divergenze interne come una semplice “mancanza di comunicazione” e chiede a Renzi di “eliminare ogni alibi al processo di scissione“.
Parole per certi versi sorprendenti ma che forse spiazzano più i renziani – e infatti la platea rumoreggia più di una volta durante l’intervento del governatore pugliese, – degli stessi esponenti della minoranza dem. I pretoriani del segretario – da oggi ex, essendosi dimesso – dopo le parole di chiusura di Renzi si aspettavano lo scontro aperto in assemblea, dato che prima dell’intervento di Emiliano, Rossi aveva spiegato ai cronisti che per lui i tempi erano “maturi per una nuova forza politica“, mentre Pierluigi Bersani dichiarava a Lucia Annunziata: “Renzi ha alzato un muro: se questo è il partito di uno solo non è più casa mia“.
L’attacco di Renzi: “Minoranza fa lotta di potere”- Nel suo intervento, infatti, l’ex presidente del consiglio aveva bollato le richieste della minoranza soltanto come una mera “lotta di potere“. “Ma il potere nel Pd– ha spiegato Renzi– appartiene ai cittadini che votano alle primarie, non ai caminetti e alle correnti romane”. Un attacco netto nei confronti degli esponenti dell’opposizione, tirati in ballo più volte. “Peggio della scissione c’è soltanto il ricatto. Fermiamoci, fuori ci prendono per matti. E stiamo facendo un bel regalo a Grillo. Nessuno ha il copyright della parola sinistra“, ha detto il leader del Pd, specificando che anche “se non canto bandiera rossa e non sventolo la bandiera socialista anche io sono di sinistra. In questi mesi il Pd non si è rispettato, ha buttato del tempo, ha bestemmiato il suo tempo, ha perso l’occasione per parlare fuori”.
Le richieste della minoranza e il malumore dei bersaniani – Un intervento tutt’altro pacifico e che non concedeva nulla alle richieste della minoranza ortodossa e cioè il congresso in autunno – e non in primavera, come vorrebbe l’ex presidente del Consiglio – preceduto da conferenza programmatica, sostegno al governo di Paolo Gentiloni fino al 2018, legge elettorale senza capilista bloccati. È per questo motivo che mentre in assemblea continuavano gli interventi di renziani e alleati della maggioranza, a margine dell’assise i bersaniani esprimevano il loro malumore. “Noi non vogliamo che Renzi non si candidi, è peccato che si ridicolizzino così certe posizioni. Con questa discussione c’è poco da andare avanti, aspettiamo la fine dell’assemblea e quando si spengono le luci diremo che cosa faremo”, diceva Nico Stumpo, molto vicino all’ex segretario. Nette anche le parole dello stesso Bersani che ai microfoni di In Mezz’ora accusava Renzi di aver “alzato un muro, ha detto si va avanti cosi, vuol dire fare un congresso cotto e mangiato in tre mesi dove non sarà possibile aprire discussione”.
L’apertura di Emiliano, il silenzio dei renziani – Ma quello che era atteso come il momento dello scontro frontale, – e cioè l’intervento di Emiliano in assemblea – si è trasformato a sorpresa nell’ultimo estremo tentativo di mediazione. “Qualche volta fare un piccolo passo indietro consente ad una comunità di farne cento avanti. Io sto provando a fare quel passo indietro – ditemi voi quale – che consenta a tutti di appartenere con orgoglio a questo partito”, è il senso dell’intervento del governatore pugliese, contestato dalla platea quando sembrava rimangiarsi gli attacchi del teatro Vittoria.
“Ci mancherebbe che qualcuno si permettesse di dirti che non ti devi ricandidare al congresso”, ha detto il governatore rivolto a Renzi, mentre tra i presenti si udiva più di qualche brusio. “Quelle parole di ieri le abbiamo viste in agenzie e le abbiamo smentite”, ha spiegato Emiliano, prima di concentrarsi nuovamente nel suo tentativo di avvicinamento al segretario. “Leì guerre scoppiano perché ci sono degli equivoci, perché le persone fraintendono i segni. Disinneschiamo questo casus belli. Se noi abbiamo ragionato su ipotesi programmatiche poi non sarà facile contestare il segretario quando come io gli auguro avrà rivinto il congresso. Il segretario ha la possibilità di eliminare ogni alibi al processo di scissione. È in grado di risolvere questo problema che è solo di metodo? È possibile condividere una strada che metta assieme anche il punto di vista degli altri tre candidati? È possibile trovare un punto d’equilibrio?”. Domande alle quali non è mai arrivata una risposta.
La minoranza infatti attendeva un sponda da parte dei renziani. Un’apertura, anche minima, che secondo lo stesso Bersani doveva arrivare dalla replica dell’ex premier. “Aspettiamo la replica di Renzi, poi decidiamo”. Quella replica che però non c’è neanche stata. Come non c’è stato neanche alcun segnale di apertura. Uno solo è il messaggio arrivato dai Nazareno, almeno secondo Emiliano, Rossi e Speranza: Renzi ha scelto la scissione.
CRONACA ORA PER ORA
20.07 – Boccia e Ginefra: “Silenzio dopo mano tesa di Emiliano”
“Il silenzio dopo la mano tesa da Emiliano, dopo i calorosi appelli rivolti da Franceschini, Orlando, Cuperlo e Damiano, tra gli altri, è apparso come un diniego alla proposta avanzata dal Presidente della Regione”. LO affermano i deputati dem Dario Ginefra e Francesco Boccia che aggiungono: al Vicesegretario del nostro Partito Lorenzo Guerini dico che non solo non siamo venuti con posizioni precostituite, ma che attendiamo dal gruppo dirigente uscente, sebbene dimissionario, proposte concrete e non comunicati stampa”.
19.43 – Guerini: “Decisione già presa”
“Sono esterrefatto ed amareggiato per la presa di posizione di Emiliano, Rossi e Speranza. Chiunque abbia seguito il dibattito della assemblea nazionale si è potuto rendere conto che esso andava in tutt’altra direzione, intervento dopo intervento. Segno che questa presa di posizione – del tutto ingiustificata alla luce del confronto odierno nel Pd – era evidentemente una decisione già presa”. Lo dichiara Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd.
19.06 – Emiliano, Rossi, Speranza: “Renzi sceglie scissione”
“Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima”. Lo affermano Michele Emiliano, Enrico Rossi, Roberto Speranza.
17.15 – Giacomelli: “Onore parlare col sosia di Emiliano”
“Oggi ho l’onore di parlare dopo il sosia di Michele Emiliano” ha detto scherzando Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico prendendo la parola dopo il governatore della Puglia. “Ci sono anche dei filmati non so quale sia l’Emiliano vero e quale quello finto”, ha aggiunto, riferendosi all’iniziativa della minoranza dem. “Non sono abituato a pensare che si ritrovi l’unità facendosi finta di niente, non mi è mai capitato. Credo che non esista motivo per non aprire il congresso. E credo che vada chiuso prima delle amministrative e che si discuta della legge di Bilancio”, ha concluso.
16.50 – Emiliano: “Renzi può eliminare alibi per scissione”
“Il segretario uscente è un candidato molto forte, non dovrebbe avere problema a che anche gli altri candidati presentino la loro proposta a tutti. Disinneschiamo il casus belli convocando una conferenza programmatica che tolga gli alibi a chi poi perderà il congresso. Vi consegno stasera, con la massima determinazione, la possibilità vera di togliere anche a me ogni alibi al processo di scissione”. È un altro passaggio del discorso di Emiliano. “È possibile mettere assieme lungo la strada anche il punto di vista degli altri tre candidati?”, ha aggiunto il governatore della Puglia.
16. 43 – Emiliano: “Ho fiducia in Renzi, soluzione vicina”
“È a portata di mano ritrovare l’unità: Siamo a un passo dalla soluzione. Un piccolo passo indietro consente a una comunità di farne cento avanti. Io sto provando a fare un passo indietro, ditemi voi quale, che consenta di uscire con l’orgoglio di appartenere a questo partito. Senza mortificare nessuno”. Sono le parole con le quali Michele Emiliano ha spiazzato tutti in assemblea Pd. “Stasera non posso che dire al segretario che ho fiducia in lui”, ha aggiunto, chiedendogli un’ultima mediazione sulla conferenza programmatica.
15.33 – Segretario Pd Toscana: “Renzi non replicherà”
“Do per scontato che Renzi non replicherà. Si è dimesso. Il Congresso è già convocato”. Lo dice il deputato del Pd Dario Parrini, segretario toscano, a margine dell’Assemblea dem.
15.29 – Rossi: “Maturi tempi per una nuova area”
“È stato alzato un muro, sia nel metodo che nella forma. Per noi la strada è un’altra. Sono maturi i tempi per formare una nuova area. Ci sono stati milioni di cittadini che hanno abbandonato questo Pd”. Così Enrico Rossi sul dibattito all’assemblea nazionale Pd. “Abbiamo posto lo stesso problema che milioni di cittadini pongono e che avvertono il Pd come un partito non più di sinistra. Abbiamo provato ad avanzare alcune idee, invece è stato alzato un muro e non abbiamo avuto nessuna risposta di merito né di metodo”.
15.10 – Bersani: “Se questo è partito di uno solo non è più casa mia”
“Non possiamo affrontare a cuor leggero un tema come la divisione o altre scelte. Anche se ho sempre detto che da casa mia non mi butta fuori nessuno, ma se questo è il partito di uno solo non è più casa mia”, lo dice Pier Luigi Bersani a In Mezz ‘ora. “Con i numeri – ha continuato – si può vincere o si può fare il brodo. Io con un misero 25 per cento ho consentito che ci fosse il primo Governo del Pd. Questi qui che han preso il 40 se il prossimo giro mi portano un Governo della destra io li vado a cercare. Io sono di sinistra perché non sopporto di vedere un livello di disuguaglianza aberrante. Non dico che Renzi non è di sinistra. È di sinistra delle eccellenze, di quelle robe che fanno spettacolo”, dice sempre l’ex segretario.
14.54 – Guerini: “Da minoranza scelta già compiuta”
“L’assemblea ha deciso l’avvio del congresso, il più alto momento di democrazia interna, andarsene per una data è sbagliato. Avremmo voluto ascoltare la minoranza, in assemblea non ne abbiamo sentiti molti. È una scelta già compiuta che assumo con rammarico”, ha commentato il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini alla luce delle affermazioni dei bersaniani.
14.50 – Bersani: “Renzi ha alzato un muro”
S”iamo a un punto certamente delicato. Una parte pensa che si va a sbattere, e con il Pd anche l’Italia. Non diciamo abbiamo ragione per forza, vogliamo mandare a casa Renzi per forza, diciamo che vogliamo poter discutere di una urgente correzione di rotta. Il segretario ha alzato un muro, ha detto si va avanti cosi, vuol dire fare un congresso cotto e mangiato in tre mesi dove non sarà possibile aprire discussione. Ma c’è ancora la replica da sentire”. Lo ha detto Pierluigi Bersani ad In Mezz’ora sui Rai tre.
14.38 – La minoranza del Pd lascerà alla spicciolata l’assemblea nazionale e comunque non voterà la direzione del segretario Renzi.
14.30 – Franceschini: “No scissione oggi, c’è tempo”
“Non consumate tutto oggi: c’è tempo. Lo statuto prevede che la direzione elegge una commissione per il congresso in cui ci sono anche i rappresentanti dei candidati. In questi quattro mesi entro i quali lo statuto impone di tenere il congresso, si possono ricostruire le regole e le garanzie. Non dividiamoci oggi: se vi alzate da quelle serie, non importa quanti sarete, ma sarà una ferita per la nostra storia e per un percorso comune che abbiamo il dovere di proseguire insieme”, ha detto il ministro Dario Franceschini in assemblea. “Non è il momento di dividersi – ha continuato l’ex segretario – anzi è il momento di provare a ricostruire un rapporto con il Paese, capire perché si è incrinato qualcosa nel rapporto nostro con il Paese. La scissione aumenterà la possibilità che vinca la destra o che vinca Grillo e comunque siamo vicini alle elezioni ed è davvero difficile in un tempo così corto avere una scissione e poi andare insieme alle elezioni”.
14.12 – Stumpo: “Così non si va avanti, ma aspettiamo”
“Noi non vogliamo che Renzi non si candidi, è peccato che si ridicolizzino così certe posizioni. La realtà è che ci è stato proposto di discutere non so di cosa nelle convenzioni congressuali e il tema è la legittimazione del segretario. Con questa discussione c’è poco da andare avanti, aspettiamo la fine dell’assemblea e quando si spengono le luci diremo che cosa faremo”. Così il bersaniano Nico Stumpo riassume le posizioni della minoranza mentre è in corso l’assemblea del Pd.
14.00 – Speranza: “Parleremo al momento giusto”
Dopo aver ascoltato il discorso di Matteo Renzi e degli esponenti di maggioranza, la minoranza resta sulle sue posizioni non vedendo da parte del vertice dem “la volontà di unire”.
Per la minoranza ha parlato solo Guglielmo Epifani ma la minoranza è rimasta in sala ad ascoltare gli interventi. Per ora nessuna dichiarazione ufficiale. “Parleremo al momento giusto”, dice Roberto Speranza
13.55 – Minoranza: “Toni da stadio, ricostruiremo progetto altrove”
“La relazione di Renzi non solo ha chiuso a ogni nostra richiesta ma persino oggi, in questa situazione, abbiamo dovuto sentire toni da stadio”. Così dalla minoranza Pd ha commentato l’intervento di Matteo Renzi in assemblea in un take dell’Adnkronos. “Se queste sono le decisioni di Renzi, ricostruiremo il progetto da un’altra parte”. Nei prossimi giorni verranno decise le tappe del nuovo percorso. “Con calma, senza enfasi”.
13.52 – Giachetti: “D’Alema conducator della scissione”
“Il conducator della scissione, oggi assente, ovvero Massimo D’Alema come al solito ci indica la strada. Il problema per tenere unito questo partito è che non ci sia Matteo Renzi. Ma andiamo a vedere se i cittadini ritengono che debba essere così. Noi il congresso lo dobbiamo fare e farlo prima possibile e daremo modo al popolo di dire quello che pensa”, ha detto all’inizio del suo intervento Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera.
13.40 – Veltroni: “Sinistra divisa fa male al Paese”
“Se la sinistra fosse stata unita non avrebbe vinto Berlusconi, se l’esperienza del governo Prodi fosse proseguita la storia italiana avrebbe avuto un altro corso. Dopo le elezioni del 2006 successe di tutto. Se non vi fosse stata la divisione della sinistra, Romano Prodi nel 2013 sarebbe stato eletto presidente della Repubblica. La sinistra quando si è divisa ha fatto male a se stessa e al Paese: questa è la verità”, ha detto l’ex sindaco di Roma in un altro passaggio del suo discorso. “Il Pd – ha continuato – era nato per superare tutto questo: il Lingotto non era solo fare una sintesi tra cattolici e progressisti ma per fare un partito tutto nuovo e davvero radicale nel suo riformismo. Un partito della sinistra, non un indistinto. Quanto male ci ha fatto il partito della nazione e l’idea di mancanza di differenze tra destra e sinistra: ci sta ricordando Trump che quelle differenze ci sono
13.33 – Veltroni a minoranza: “Il Pd ha bisogno di voi”
“Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, le mie scelte di vita mi hanno spinto a decidere così, era e sarà giusto così ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembra sbagliato quanto sta accadendo e per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l’argomento tradizionale dell’invito all’unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno”, ha detto il primo segretario del Pd, Walter Veltroni, intervenendo all’Assemblea del Pd.
13.20 – Bellanova: “Scissione non ha senso”
“A me tifosa non lo dice nessuno. Dobbiamo rispettarci, hai detto bene Cuperlo, ma rispettarci tutti: nessuno escluso. Questo partito ha retto cose che neanche un pachiderma… Come andare a un congresso e non sapere se ti devi difendere da quelli del tuo stesso partito”, è stato l’incipit dell’intervento del viceministro dello Sviluppo economico Teresa Bellanova “Sappiamo leggere nelle pieghe della sofferenza fino in fondo, ma quand’è che facciamo qualcosa?”, ha chiesto, rivolgendosi alla minoranza. “La parola scissione dopo le cose che ci siamo detti oggi non ha alcun senso”.
13.01 – Cuperlo: “Minoranza umiliata”
“Non la data di un congresso. Non la qualità dei legami tra noi. Non è una lotta di potere. Oggi in gioco c’è molto di più: spezzare il filo su cui ha camminato la sinistra italiana per oltre un quarto di secolo”. Così Gianni Cuperlo dal palco dell’assemblea del Pd. Cuperlo aggiunge: “In un passaggio simile, l’idea di spezzare il progetto su cui la sinistra ha investito se stessa è un pericolo enorme. Per tutti. Se fossi stato il segretario del partito, oggi avrei detto queste parole”. E ancora: “Non sono stato io a non aver riconosciuto il segretario ma chi doveva guidare questa forza a non riconoscere una parte. Chi era alla guida pensava che ogni critica fosse espressione del morto che acchiappava il vivo: non è così. Le parole gufi, slealtà, sono state un momento di umiliazione. Non siamo mai stati davvero fino in fondo un gruppo dirigente, la dialettica è divenuta conflitto”.
12.39 – Fassino: “Ci si scinde per visioni inconciliabili”
“Tutti stiamo vivendo un momento di grande ansia e preoccupazione, un momento di sofferenza. C’è stata un’invocazione pressante e angosciata del nostro popolo che ci chiede unità e coesione. Ci si scinde, ci si separa quando si hanno visioni inconciliabili, ma credo che nessuno di noi ha scelto di aderire al Pd sulla base di una legge elettorale, o di un comma di una legge”. Lo ha detto Piero Fassino, intervenendo nel corso dell’assemblea del Pd dopo le parole di Matteo Renzi. “Penso che ci siano tutte le condizioni perché si faccia un congresso vero. Non esistono i congressi finti o i congressi di figurine. Non è la temporaneità di un congresso che ne determina la qualità”, ha aggiunto.
12.37 – Botta e risposta tra Epifani e Orfini sulle regole del congresso
“Le regole del congresso le decide la commissione per il congresso e non la direzione”. Lo dice l’ex segretario Guglielmo Epifani, parlando in assemblea a nome della minoranza Pd. Il riferimento è alla scelta della direzione dello scorso lunedì di avviare il congresso con le regole di quello svolto nel 2013. A questa obiezione, replica il presidente del Pd Matteo Orfini: “Si è scelto di partire dalle regole 2013 perché qualcuno aveva avanzato la preoccupazione che le regole si potessero fare a maggioranza. Per chi era preoccupato abbiamo votato un odg in direzione confermando le regole 2013”, delle primarie tra Bersani e Renzi. “La commissione congresso sarà costituita in una direzione convocata il prima possibile. La commissione per il congresso è sovrana e potrà scrivere le regole che gli pare”.
12.24 – Epifani: “Renzi tira dritto. La minoranza farà una scelta”
“Noi ci aspettavamo un proposta, il segretario ha tirato dritto, io credo che sia un errore perché un grande partito deve avere a cuore il superare le difficoltà ed è il segno della democraticità del processo. Se viene meno è chiaro che in molti si apre una riflessione che porterà ad una scelta. Non è un ricatto ma per stare in un partito ci vuole rispetto reciproco”. Così Guglielmo Epifani parlando dal palco dell’assemblea per i tre sfidanti al congresso.
12.09 – Epifani: “Con Renzi siamo andati troppo oltre”
“Non ho mai usato toni critici nei confronti di qualcuno e sono tra coloro che tre anni fa scelsero con grande sofferenza di votare Matteo Renzi a guida del Pd – ero molto amico di Enrico Letta -, ma dopo quella scelta troppe cose non mi tornavano. Come il Jobs act, che è andato troppo oltre rispetto alla mia esperienza”. La platea dell’assemblea Pd rumoreggia però quando Guglielmo Epifani paragona la fiducia sull’Italicum alla fiducia sulla legge truffa del ’53.
12.02 – Renzi: “Non potete chiedermi di non candidarmi alla segreteria”
11.55 – Renzi: “Impensabile errore fare il congresso sul governo”
“Basta con la discussione e le polemiche sul governo. Faccio un applauso a Gentiloni che è qui, per quello che sta facendo con i ministri. E’ impensabile che si trasformi il congresso in un congresso sul governo. Sarebbe un errore allucinante per tutti. Sul governo non ho cambiato idea, mi fa piacere che altri lo abbiano fatto passando dall’appoggio caso per caso all’appoggio fino a fine legislatura. Rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica”.
11.51 – Renzi: “Il nostro congresso è l’alternativa a Casaleggio e ad Arcore”
“Se non si fa il congresso diventiamo come gli altri, trovare un equilibrio non è difficile ma per fare cosa se il Pd ha già vissuto passaggi analoghi nel 98 con Prodi, nel 2009 quando si è dimesso Veltroni”. Così Matteo Renzi, all’assemblea, ricordando altri leader ‘azzoppatì dagli scontri interni. Il Pd si basa sui voti e non sui veti, il congresso è l’alternativa al modello Casaleggio o al modello Arcore,ha tra l’altro detto
11.46 – Renzi: “Anche se non canto bandiera rossa, sono di sinistra”
“Anche se non canto Bandiera rossa e non parlo rivoluzione socialista il Pd ha un futuro che non è quello che altri immaginano”. Lo ha detto Matteo Renzi alla Assemblea del Pd spiegando: “E’ molto più di sinistra quello che in questi anni ha fatto Teresa Bellanova, con l’attenzione per gli ultimi”.
11.44 – Renzi: “Nessuno ha il copyright della sinistra”
“Io non accetto che qualcuno pensi di avere il copyright della parola sinistra. Anche se non canto bandiera rossa penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano”. Così Matteo Renzi rivolgendosi alla minoranza all’assemblea del Pd
11.40 – Renzi: “Beppe, che bel regalo che ti stiamo facendo…”
Dai 5 stelle, continua il segretario, arriva una “pessima immagine del governo della cosa pubblica ma non lo stiamo vedendo perché parliamo solo di noi”. Lo dice Matteo Renzi all’assemblea del Pd.
11.33 – Renzi: “Ho fatto di tutto per stare insieme”
“Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no. Resti agli atti quel che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. All’ultima assemblea due amici storici mi hanno preso a male parole per dirmi ‘fai un errorè. A quel punto una parte della maggioranza e minoranza ha detto fermiamoci e mi sono fatto carico di non fare il congresso perché pensavo potessimo fare una campagna di ascolto insieme”.
11.32 – Renzi: “Ho ascoltato la minoranza, ma sono stato insultato”
“Siamo fermi e impelagati nel dire ‘congresso sì-congresso no’. Lo voglio dire in totale chiarezza. Resti agli atti ciò che è accaduto in questi mesi. Io ho cercato di accogliere le proposte degli altri. Sono stato insultato andando all’assemblea del 18. Due delegati dell’assemblea, due amici storici, mi hanno detto bonariamente a male parole che stavo commettendo un errore. Non proprio così, ma si può immaginare cosa mi hanno detto”, spiega Matteo Renzi all’assemblea Pd.
11.28 – Renzi: “La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce”
La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno”. Lo dice Matteo Renzi all’assemblea Pd, citando Blaise Pascal.
11.25 – Renzi: “Spero che si possa camminare insieme, ma non possiamo rimanere fermi come questi due mesi a discutere al nostro interno”
“Tutto è nato dal referendum, io ho sbagliato e l’ho detto tante volte”. Oltre ad accennare al’ipotesi di scissione, Renzi continua: “C’è una frattura forte nella politica italiana. Mi sento responsabile della sconfitta: il referendum è stato una botta per tutto il sistema paese e abbiamo la responsabilità di rimetterci in moto. E’ tornata la prima repubblica senza la qualità della classe dirigente della prima repubblica. Si stanno scindendo tutti, anche alla nostra sinistra. Fratture che il proporzionale fisiologicamente esalta”.
11.18 – Orfini: “Arrivate le dimissioni formali del segretario”
“Sono arrivate le dimissioni formali del segretario e quindi per statuto si prevede la convocazione dell’assemblea”. Così il presidente del Pd Matteo Orfini in apertura dell’assemblea aprendo per due ora la possibilità, prevista da Statuto, di candidarsi alla segreteria con 117 firme dei delegati.
11.14 – Emiliano: “Renzi non fissi la data del congresso”
E’ questa la richiesta del governatore della Puglia che aggiunge: “Non capisco perché non si possa fare ora la conferenza programmatica”, ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a margine dell’assemblea dem. Ai giornalisti Emiliano ha spiegato di non aver sentito Matteo Renzi tra ieri e oggi.
11.14 – Assemblea al via con l’Inno di Mameli. Minoranza presente
Alla riunione sono presenti, tra gli altri, oltre al premier Paolo Gentiloni che siede al tavolo della presidenza del partito, anche gli esponenti della minoranza Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Enrico Rossi, Michele Emiliano. Presenti anche i ministri Graziano Delrio, Dario Franceschini, Claudio De Vincenti, Maurizio Martina, Andrea Orlando.
10.42 – Emiliano: “Ascoltiamo Renzi, non presenteremo un documento”
“Andiamo a sentire che ci dice il segretario e vediamo qual è la strada migliore”. Lo ha detto il governatore della Puglia e candidato alla segreteria Michele Emiliano, arrivando all’assemblea nazionale del Pd. Tra il presidente pugliese, Enrico Rossi e Roberto Speranza “c’è pieno accordo – ha aggiunto – Tra noi va tutto bene”. I tre, spiega Emiliano, non presenteranno nessun documento.
10.41 – Cuperlo: “Non è mai troppo tardi per una mediazione”
“C’è spazio per una mediazione. Bisogna andarlo a cercare e volerlo trovare”. Così Gianni Cuperlo, all’ingresso dell’assemblea nazionale Pd. “Faccio mio il motto del maestro Manzi: non è mai troppo tardi”, aggiunge.
10.40 – Arriva Gentiloni
Oltre al presidente del Consiglio, anche i ministri dem e i vari leader, tra i quali Pier Luigi Bersani, e i tre candidati alla segreteria Roberto Speranza, Michele Emiliano ed Enrico Rossi sono giunti nell’albergo che ospita l’assemblea.
10.33 – Cuperlo: “A Bersani e D’Alema direi di restare”
“Mi auguro che fino all’ultimo istante utile si faccia ogni sforzo per non dividersi”. Così Gianni Cuperlo, arrivando all’assemblea nazionale del Pd. Ai cronisti che gli chiedono cosa direbbe a Pier Luigi Bersani, il leader della minoranza responsabile risponde: “Gli direi di fare di tutto per restare qui”. E a D’Alema? “Lo stesso”, conclude Cuperlo.
10.32 – Militanti Pd: “Restiamo uniti”
Alcuni militanti del Pd stanno manifestando fuori dell’hotel Parco de Principi a Roma dove sta per cominciare l’assemblea del partito. ‘Restiamo uniti’, si legge in uno striscione.