di Simone Vacatello per Crampi Sportivi

Quando si fa riferimento al calcio come metafora della vita si tende ad associare il conseguimento di un obiettivo, personale o di gruppo, alla vittoria sull’avversario sulla base di regole condivise o, in casi meno autoreferenziali, al gioco come simbolo di tutto ciò che è stato lotta per la propria affermazione. In campo cinematografico, ciò che ha contribuito a rendere un classico Fuga per la vittoria, film di John Huston del 1981 con Stallone, Michael Caine e Pelè, è stato il passaggio da lotta per l’affermazione a lotta per la sopravvivenza che i protagonisti vivevano sul campo da calcio, cioè un discostamento dall’interpretazione classica del fatto sportivo. Questo discostamento è stato realizzato attraverso un processo di storicizzazione che inevitabilmente ha riportato tutte le istanze del gioco alle tematiche del tempo in cui è ambientato.

Quello, appunto, era un film del 1981 ambientato nel 1942, frutto di un cinema di genere che riesce nell’intento di distrarre le coscienze soffermandosi su ferite storiche relativamente lontane, ma che rimanendo un po’ troppo solo nella cinematografia occidentale, allo stesso tempo ottiene l’effetto collaterale di distogliere l’attenzione da ferite storiche e sociali aperte e fresche. Il merito principale di Penalty, corto realizzato dal regista calabrese Aldo Iuliano, sta proprio nella volontà di utilizzare il calcio come metafora di una lotta per la sopravvivenza estremamente attuale, quella di un gruppo di ragazzi africani che devono sfidarsi nel silenzio crudele di un luogo deserto.

Il penalty del titolo, l’estrema punizione alla quale intere popolazioni sono state condannate dagli effetti del colonialismo e dalla storia, si fa momento cruciale nell’assegnazione di un posto su uno scafo che partirà verso un’Europa priva di guerre manifeste ma densa di altri ipocriti conflitti, che non viene mai inquadrata se non negli occhi disperati e spenti dei protagonisti, come riflesso di un orizzonte cupo e indifferente. La tensione nei loro sguardi, nei loro corpi e nelle loro movenze interrotte richiama la grammatica calcistica tradizionale spogliandola però della dimensione del gioco, e anzi facendo scempio di tutto ciò che di frivolo e spontaneo gli associamo ogni domenica. Il pallone milionario è lontano da questa pellicola così come quello romantico degli oratori e dei campetti di provincia, tanto che la sfera è a lungo assente dall’occhio della camera, come se fosse l’ultimo elemento a disposizione per comprendere la vicenda in tutto il suo orrore.

Scritto dal regista insieme allo sceneggiatore Severino Iuliano, montato da Marco Spoletini e impreziosito dalla fotografia cinica e solenne di Daniele Ciprì, Penalty è un pugno sulla coscienza che ad Aldo Iuliano è valso la selezione al 54° Festival Internacional de Cine de Gijon, festival ufficiale del circuito Academy Awards (Oscar), oltre al riconoscimento come Best drama shortfilm al Los Angeles indipendent Film Festival e come Best Director agli UK – Gold Movie Awards 2017. Premiato anche al Roma Creative Contest 2016 come miglior regia, migliori musiche e come scelta del pubblico, sarà in proiezione al Maxxi di Roma  il 18 marzo alle 18.

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