Dopo le proteste dei rider dell'azienda che consegna pasti a domicilio, arriva una proposta mirata a garantire più diritti. "Quando tutto ciò che fai dipende da chi ti organizza e ti dà il lavoro, i mezzi di produzione, l'abbigliamento, i tempi, si tratta di lavoro subordinato", ha spiegato Giorgio Airaudo. Intanto gli amministratori delegati dell'azienda difendono il passaggio dal compenso orario a quello a prestazione
I “lavoretti” pagati a voucher devono essere equiparati a rapporti di lavoro dipendente subordinato, con relativi diritti e tutele. È quello che prevede un emendamento di Sinistra Italiana al disegno di legge sul lavoro autonomo che andrà in aula alla Camera il prossimo 27 febbraio. Lo ha annunciato il deputato torinese Giorgio Airaudo, primo firmatario della proposta che è una riformulazione dei contenuti di una proposta di legge sulla cosiddetta gig economy – “economia dei lavoretti” – presentata la settimana scorsa. “Questo parlamento deve riconoscere che ci sono dei lavoratori che sono finiti in una zona grigia, che il loro lavoro non si può definire autonomo ma assolutamente subordinato”, ha detto Airaudo.
La proposta si propone di allargare i diritti anche a quei lavoratori che prestano servizio nelle aziende specializzate nelle consegne a domicilio, come Foodora, che negli ultimi mesi è stata al centro di polemiche sui compensi dei rider. Dall’inizio di ottobre, circa 50 lavoratori della sede torinese hanno avviato una forma di protesta collettiva per chiedere tutele e diritti. Valerio Giordano, ex fattorino Foodora, era a Montecitorio durante la presentazione del testo e ha raccontato di essere stato licenziato via Whatsapp “per aver espresso un parere contrastante con il manager dell’azienda”.
“Questi lavoratori nelle scorse settimane hanno ricevuto molta simpatia e solidarietà, che ora deve concretizzarsi”, ha sottolineato Airaudo. “Per questo abbiamo trasformato in emendamento la proposta di legge che dice che quel tipo di lavoro – quando tutto ciò che fai dipende da chi ti organizza e ti dà il lavoro, i mezzi di produzione, l’abbigliamento, i tempi – non è lavoro autonomo ma dipendente, subordinato, e quindi ha bisogno dei suoi diritti, dalla malattia alla pensione alla possibilità di organizzarsi”. Per Airaudo la situazione precaria dei rider di Foodora dipende dalla legislazione italiana: “Abbiamo troppo deregolamentato e nella deregolamentazione abbiamo lasciato soli i lavoratori e svalutato il lavoro”. Il deputato ha quindi concluso che l’emendamento propone “di ricostruire il profilo di lavoro subordinato con tutto il suo pacchetto di diritti e la possibilità che quel profilo di lavoro abbia la precedenza alle assunzioni a tempo indeterminato”.
Sempre lunedì, intanto, i due co-amministratori delegati di Foodora Gianluca Cocco e Matteo Lentini hanno incontrato la Commissione lavoro di Palazzo Civico a Torino e hanno sostenuto la convenienza, per i lavoratori, del passaggio da un compenso orario a un compenso a prestazione. La novità è stata adottata dopo che la sperimentazione a Milano aveva dimostrato “la possibilità di un aumento di guadagno per i lavoratori del 20%”. Secondo Cocco e Lentini, un compenso di 4 euro lordi a consegna permetterebbe ai rider di guadagnare una media di 8 euro l’ora, contro i 5,60 euro del compenso orario.