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Ue, “Juncker pensa alle dimissioni”. Bruxelles: “È qui per restare, motivato come il primo giorno”

Secondo Repubblica l'ex primo ministro del Lussemburgo è deluso dalla poca ambizione dei governi europei e potrebbe lasciare entro la fine di marzo per essere sostituito dal rigorista finlandese Jyrki Katainen. Una svolta che andrebbe a danno dell'Italia, alle prese con la richiesta di una manovra correttiva da 3,4 miliardi. Ma un portavoce ha smentito: "E' stata male interpretata la sua intenzione di non ricandidarsi"

Balletto di indiscrezioni e smentite sulle possibili dimissioni di Jean-Claude Juncker dalla presidenza della Commissione europea. Secondo La Repubblica, che cita “autorevoli fonti europee”, l’ex premier lussemburghese potrebbe lasciare nelle prossime quattro settimane. Ma Bruxelles a stretto giro ha sconfessato la notizia: Juncker “è qui per restare, per combattere tutte le crisi che l’Europa sta affrontando, dalla Grexit alla Brexit, alla migrazione“, ha affermato un portavoce, descrivendolo “motivato come il primo giorno”. Poco dopo il capogruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, ha riferito all’Ansa che Juncker “ha smentito categoricamente” di voler lasciare il suo incarico dicendo che “si tratta di un’ipotesi fuori dalla realtà”. “Probabilmente”, ha aggiunto, “è stata male interpretata la sua intenzione di non ricandidarsi” alla fine del mandato. Ma parlare di dimissioni anticipate “è fuori della realtà”.

Il quotidiano romano sostiene al contrario che tutto è ancora da decidere: “La partita si giocherà a marzo, mese cruciale per il futuro dell’Unione e periodo durante il quale l’ex primo ministro del Lussemburgo deciderà se rimanere a Bruxelles oppure dimettersi”. Le ragioni di Juncker, stando a Repubblica, sono esclusivamente politiche: da Olanda e Germania, entrambe prossime alle elezioni, sono arrivati messaggi che “hanno fatto capire a Juncker che sarebbe meglio che il suo White book”, il Libro bianco con il suo progetto di rilancio dell’Unione dopo la Brexit, “rimanesse nel cassetto” invece che essere pubblicato l’8 marzo come previsto. Per questo il 62enne è descritto come “contrariato dalla scarsa ambizione dei governi sull’Unione” e indeciso se “rifiutarsi di gestire il declino europeo lasciando la seconda metà del mandato ad uno dei suoi vicepresidenti, con il popolare finlandese Jyrki Katainen favorito rispetto al socialista olandese Frans Timmermans“.

Una svolta che andrebbe inevitabilmente a danno dell’Italia, alle prese con la richiesta di una manovra correttiva da 3,4 miliardi. Se Juncker sembra disposto a non chiedere un’accelerazione, nonostante il fatto che il rapporto sul debito atteso per mercoledì conterrà inevitabilmente un giudizio negativo sull’evoluzione dei conti italiani, un falco del rigore come Katainen non esiterebbe invece ad avviare una procedura di infrazione nei confronti della Penisola.

In un’intervista all’emittente Deutschlandfunk dello scorso 11 febbraio, Juncker aveva annunciato che non si sarebbe candidato per un secondo mandato. Ma, secondo la Commissione, questo “permette a Juncker di avere un approccio ambizioso e indipendente, in particolare perché si parla del futuro dell’Europa”. L’ex primo ministro del Lussemburgo è presidente della Commissione europea dal 2014, quando ha battuto il socialista Martin Schultz alle elezioni. Il suo mandato, della durata di cinque anni, dovrebbe concludersi nel 2019.