“In Italia si è oramai dimenticato un concetto molto importante nel cinema, e cioè che è un’industria e come tale ha bisogno di molteplici produzioni differenti tra loro, come capitava negli anni 70 e 80. I nostri film di genere hanno girato il mondo e sono diventati nei decenni, classici amati da grandi registi, come Quentin Tarantino, Tim Burton, Martin Scorsese e molti altri. Con la Explorer Entertainment ricalchiamo le orme di un cinema internazionale che ormai pare essere un’ombra del passato”.
Giorgio Bruno è un giovane regista catanese, indipendente, che con la sua seconda opera, Almost Dead, ha trionfato a Miami al MiSciFi 2017 (sigla che sta per Miami International Science Fiction Film Festival) evento cinematografico sponsorizzato nientemeno che dall’ente spaziale americano Nasa, aggiudicandosi il premio quale “Miglior Thriller” in competizione. Già, perché Almost Dead è un film ad alta tensione, che trae ispirazione da felici esperimenti cinematografici come Buried – Sepolto vivo, in quanto, come la pellicola di Rodrigo Cortés, testimonia la maniera in cui una sola ristretta location possa diventare parte integrante nello sviluppo della narrazione e del pathos filmico, in questo caso al servizio di una riuscita miscela di thriller psicologico, post-apocalittico e horror.
Un premio importante per la première americana del film, che racconta la tragica avventura di Hope (Aylin Prandi), una giovane donna che si risveglia all’interno di un’automobile sul ciglio di una strada deserta, seduta al fianco di un cadavere femminile, senza ricordare come sia giunta lì. Nell’abitacolo, pochi oggetti: una pistola e un telefono cellulare quasi scarico; mentre un gruppo di strane creature dal passo lento inizia a circondare la macchina, rendendo impossibile l’uscita, e una donna misteriosa, al telefono, rivela alla protagonista la presenza di un siero, nell’auto, capace di fermare il virus che sembra aver trasformato tutti in zombie affamati di carne umana. Qui di seguito trovate l’intervista al regista Giorgio Bruno e al producer Salvatore Lizzio.
Come siete arrivati a partecipare a un festival che vede fra gli organizzatori la Nasa?
Abbiamo fatto una semplice applicazione su un sito specializzato in festival, WITHOUTABOX e siamo stati selezionati per partecipare al concorso.
Avete trionfato con Almost Dead: il premio in cosa consiste? Vi darà delle possibilità?
Il premio in sé consiste in una statuetta, una stella per la precisione, ma ci ha dato una grande visibilità e credibilità sia negli Stati Uniti che in Italia.
Cos’è che credete sia piaciuto particolarmente del vostro film?
Ciò che più ci rende fieri è che il film ha colpito per il suo mix di horror e dramma, due generi apparentemente diversi tra loro, ma in realtà molto simili. Almost Dead non è un film che punta allo spavento facile o a inutili effetti speciali, ma racconta una storia introspettiva dove molti possono ritrovarsi. Inoltre abbiamo voluto fare una critica alla società moderna, come capitava ai film di George Romero, padre del genere. Sicuramente la cosa che ha più colpito è stata la claustrofobica ambientazione della macchina, come unica location di tutto il film e la meravigliosa interpretazione di Aylin Prandi, cantante parigina non nuova a incursioni nel mondo del cinema.
In Italia invece come è stato accolto il vostro film?
L’unica première italiana, è stata al Trieste Science+fiction fest nell’ottobre del 2016, uno dei festival più importanti del genere assieme a Sitges. Eravamo l’unico film in concorso per il prestigioso premio “Melies D’argento”.
Quali differenze avete riscontrato tra il festival organizzato dalla Nasa e quelli europei o italiani?
Sicuramente è un Festival che punta a un pubblico più vasto, composto da appassionati ovviamente, ma con scelte che possono apparire più ‘commerciali’. Diversamente i festival europei puntano più all’autorialità delle opere. Ci ha stupito infatti la scelta di Almost Dead che non è propriamente un film commerciale ma molto più autoriale.
Quali sono le vostre ambizioni legate a questo film?
La nostra più grande soddisfazione è che Almost Dead abbia una lunga vita. Questo è possibile grazie ai festival e ai distributori mondiali che stanno vendendo il film dappertutto, ma le nostre ambizioni sono di andare avanti con una produzione internazionale fiera di essere italiana, ma che punta al mercato mondiale. Infatti con il nostro ultimo film prodotto, The Executioners per la regia di Giorgio Serafini, abbiamo conquistato la credibilià di un distributore importante come la Voltage, società vincitrice del premio Oscar per The Hurt Locker e Dallas Buyers Club.