Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Corte d’Appello di Milano, che hanno confermato la sentenza con cui il Tribunale nel febbraio di due anni fa ha pronunciato il verdetto di assoluzione per Alberto Negroni, Paolo Beduschi, Paolo Chizzolini e Valeriano Mozzon. "I morti ringraziano", ha commentato dopo la lettura del dispositivo Chiara Misin, figlia di Oscar, operaio addetto agli impianti termici morto nel 2012 per un mesotelioma
Sono stati assolti i quattro ex manager dell’Enel imputati per omicidio colposo nel processo di secondo grado con al centro i casi di otto operai morti tra il 2004 e il 2012 a causa, secondo l’accusa, dell’esposizione all’amianto presente nella centrale dell’azienda a Turbigo, in provincia di Milano. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Corte d’Appello di Milano, che hanno confermato la sentenza con cui il Tribunale nel febbraio di due anni fa ha pronunciato il verdetto di assoluzione per Alberto Negroni, Paolo Beduschi, Paolo Chizzolini e Valeriano Mozzon. “I morti ringraziano”, ha commentato dopo la lettura del dispositivo Chiara Misin, figlia di Oscar, operaio addetto agli impianti termici morto nel 2012 per un mesotelioma.
Al centro del processo la morte di otto operai, avvenuti tra il 2004 e il 2012, che hanno lavorato per anni nella storica centrale in provincia di Milano, nata attorno agli anni ’20. Nella sua requisitoria il sostituto pg Gemma Gualdi aveva ricalcato le richieste di condanna proposte in primo grado dal pm Maurizio Ascione, ovvero 5 anni e mezzo di reclusione per Negroni, prima direttore di compartimento e poi tra l’84 e il ’92 direttore generale di Enel, e 4 anni per Beduschi, capo della centrale di Turbigo tra l’84 e il ’90. Laura Mara, l’avvocato di Aiea e Medicina Democratica, associazioni che si sono costituite parti civili nel processo insieme a Inail e al comune di Turbigo, aveva chiesto invece che venissero condannati anche Paolo Chizzolini, ex direttore di compartimento, e Valeriano Mozzon, capo centrale dal 1990 al 1992. Aspettiamo le motivazioni” che saranno pronte entro 60 giorni, “ma questa è una sentenza che va contro quanto già stabilito più volte dalla Cassazione”, ha commentato l’avvocato Mara, che insieme ai rappresentanti di Aiea e a Medicina Democratica – condannati con Inail e il comune di Turbigo al pagamento delle spese di giudizio – sta valutando un esposto al Csm. Il sostituto pg Gemma Gualdi potrebbe presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza d’Appello. Quello di oggi è il terzo processo per i casi di morti per amianto che la quinta sezione della corte d’appello chiude con una sentenza di assoluzione.