“Già a partire da oggi ci sarebbe da aprire una procedura per debito eccessivo, ma torneremo sulla questione ad aprile, dopo aver verificato il rispetto degli impegni presi” e “sulla base delle previsioni economiche di primavera“. A chiarire senza mezzi termini come stanno le cose, durante la conferenza stampa sull’adozione dell’atteso Rapporto sul debito italiano, è stato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. Roma attualmente non rispetta le regole sui conti pubblici e meriterebbe di essere sanzionata (con multe fino a 8,5 miliardi di euro) fin da subito. Non solo per i conti del 2017, ma anche per quelli del 2016 e per gli squilibri macroeconomici eccessivi, oggetto di un altro report dettagliato. Bruxelles, sulla base di una valutazione anche politica, ha deciso di concederci ancora un po’ di tempo, ma non molto: “Al più tardi nell’aprile 2017” il governo italiano dovrà “attuare in modo credibile” la manovra correttiva dei conti pubblici promessa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan all’inizio di febbraio per un valore “di almeno lo 0,2% del pil”, cioè i soliti 3,4 miliardi. In caso contrario a maggio, quando verranno appunto rese note le previsioni macroeconomiche di primavera, il collegio dei commissari deciderà l’avvio di una procedura di infrazione.
Solo due mesi per attuare “in modo credibile” le misure promesse – Dunque la Ue non si accontenta che Roma metta nero su bianco i necessari aumenti di tasse e tagli nel Documento di economia e finanza (da presentare, appunto, in aprile) per poi tradurli in pratica nei mesi successivi, bensì in aprile vuol già vedere i risultati. Per quanto riguarda l’ammontare della manovra correttiva, nessuno sconto sarà riconosciuto per le spese sostenute da Roma a fronte della crisi dei rifugiati e dei terremoti, che la Commissione ha già “pienamente scontato”, come rimarcato da Dombrovskis. Né, come chiarito già nei giorni scorsi, i 3,4 miliardi saranno rivisti al ribasso per effetto di una crescita lievemente superiore al previsto: “Le condizioni macroeconomiche, sebbene tuttora sfavorevoli soprattutto in ragione della bassa inflazione, si prevede che siano state in leggero miglioramento nel 2016 e non possono essere considerate come un fattore mitigante per spiegare l’assenza in Italia di un consolidamento fiscale nel 2016 e nel 2017 e i suoi grandi divari rispetto alla regola del debito, in particolare nella configurazione prospettica”, si legge nel rapporto della Commissione. Le successive quattro righe non lasciano scampo: “Le annose carenze strutturali e il retaggio della crisi continuano a pesare sulla ripresa economica e sono alla base della lenta crescita potenziale dell’Italia. Il pil italiano non è cresciuto rispetto a 15 anni fa, a fronte di una crescita media annua dell’1,2% nel resto della zona euro”.
Il rapporto debito/pil non rispetta le regole. “Rischio di non conformità” – Nell’ipotesi di politiche invariate, in Italia “il rapporto debito pubblico/pil dovrebbe diminuire solo leggermente, attestandosi al 132,4% nel 2016 (dal 132,3% del 2015) e al 130,6% nel 2017, principalmente grazie a una crescita nominale e a un avanzo primario più elevati”. Da un lato dunque il rapporto è ben al di sopra del tetto del 60%, dall’altro non cala a sufficienza, anche tenendo conto dei “fattori rilevanti” che non consentono al Paese di rispettare la regola che imporrebbe di ridurlo di un ventesimo l’anno. Di conseguenza, al momento l’Italia “è a rischio di non conformità con gli aggiustamenti richiesti dal braccio preventivo” delle regole europee sulla sorveglianza dei bilanci “sia per il 2016 che per il 2017”. La Commissione ricorda di aver preso “nota positiva” delle lettere inviate dal “governo italiano l’1 ed il 7 febbraio” che contengono “una serie di impegni da adottare al più tardi nell’aprile 2017 allo scopo di raggiungere uno sforzo strutturale aggiuntivo di almeno lo 0,2% del pil nel 2017, anche se “la prima lettera” inviata da Padoan “non forniva i sufficienti dettagli sulle misure effettive che il governo intende adottare da permettere la loro incorporazione nelle previsioni economiche 2017 della Commissione”. Quindi degli interventi si terrà conto “non appena gli impegni presi nelle lettere (un’altra è stata inviata il 7 febbraio, ndr) saranno messi in atto”.
Padoan fa buon viso: “Interesse nazionale ridurre debito” – Padoan, via Twitter, ha commentato scrivendo che il debito/pil si è “finalmente stabilizzato ma è interesse nazionale ridurlo con un aggiustamento contenuto del percorso di consolidamento”. Sul sito del ministero dell’Economia è stato poi pubblicato un commento che sottolinea come “aenza le cause di forza maggiore segnalate dal governo alla Commissione, il rapporto debito/pil avrebbe già assunto una traiettoria declinante. E se la Commissione non avesse riconosciuto la legittimità delle ragioni italiane l’esigenza di correzione dei conti sarebbe stata almeno tripla”.
Ue: “Ricavi da privatizzazioni inferiori al previsto. E l’Ape farà aumentare spesa per pensioni” – Sulla strada di una riduzione corposa del debito, però, ci sono diversi ostacoli, avverte la Commissione. In primo luogo è necessario portare avanti con decisione le privatizzazioni, ma il rapporto sul debito rileva “chiari rischi al ribasso” sull’entità dei proventi attesi da quel canale. Su cui nei giorni scorsi si sono anche scontrate le diverse anime del Pd, con gli scissionisti contrari a privatizzare un’altra tranche di Poste e le Fs. Il documento programmatico di bilancio 2017 dell’Italia “conferma un grado di realizzazione insufficiente dell’ambizioso piano di privatizzazioni del governo” Renzi. L’obiettivo per il 2017 “dello 0,5% del pil viene confermato” e il governo, nota ancora la Commissione, “si è anche impegnato ad estrarre maggiore valore dalla gestione degli immobili e a continuare con la loro vendita (…). Tuttavia, ci sono chiari rischi al ribasso su tutte queste previsioni”. Un altro rischio è legato all’anticipo pensionistico (Ape) e alle altre misure sulle pensioni contenute nella legge di Bilancio 2017, che sono “parzialmente in controtendenza rispetto alla riforma Fornero del 2012″ e “in grado di aumentare leggermente la spesa pensionistica nel medio periodo”.
Bruxelles potrebbe avviare altre procedure sui conti 2016 e gli squilibri macroeconomici – Sullo sfondo resta poi altre due spade di Damocle: anche sui conti del 2016 potrebbe essere aperta una procedura ex post, perché “la valutazione della conformità dell’Italia al braccio preventivo nel 2016 dipende fondamentalmente dalla decisione della Commissione di concedere una deviazione temporanea dello 0,75% del pil”, oltre 12 miliardi, “rispetto all’aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine per gli investimenti e le riforme strutturali”. Tuttavia, “stando alle previsioni della Commissione, non sembra essere soddisfatta una condizione necessaria alla concessione di tale tolleranza per intero, ossia la ripresa del percorso di aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine nel 2017″. L’Italia” presenta pertanto un rischio di non conformità con l’aggiustamento richiesto dal braccio preventivo sia nel 2016 che nel 2017″. Infine un’ulteriore procedura per squilibri macroeconomici eccessivi potrebbe essere avviata se il Piano nazionale di riforme, che sarà valutato a maggio, non sarà convincente.