Una persona ha tentato di trafugare il cadavere di Kim Jong Nam. Mentre la polizia malese continua a indagare sulla morte del fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong Un, avvenuta nell’aeroporto di Kuala Lumpur il 13 gennaio scorso, qualcuno sembra voler ostacolare la loro attività. Gli agenti hanno stabilito che a uccidere Kim Jong Nam è stata una ‘carezza tossica‘: le due donne arrestate per l’omicidio lo avrebbero avvelenato facendo scorrere sul suo viso le loro mani, sulle quali era stata applicata una tossina letale. Nel frattempo il capo della polizia ha fatto sapere che ci sono otto nordcoreani tra i sospetti. Tra questi il secondo segretario dell’ambasciata nordcoreana in Malesia, Hyon Kwang Song, e un dipendente della compagnia aerea Air Koryo, Kim Uk Il. Entrambi si trovano nel Paese e le autorità hanno chiesto di interrogarli.
È stata la stessa polizia malese a rivelare il tentativo di furto del corpo di Kim Jong Nam dall’obitorio dell’ospedale di Kuala Lumpur. Le autorità conoscono l’identità della persona in questione ma non hanno voluta renderla nota. Secondo quanto riportato dal Guardian, non si è trattato di un episodio isolato, ma ci sono stati diversi tentativi di “sabotare” il cadavere e le indagini sulle cause del decesso. Proprio quest’ultime hanno portato alla conclusione che il fratellastro del leader di Pyongyang è stato ucciso da una tossina spalmata sul suo viso con una carezza. Dopo avere ucciso Kim, sempre secondo la polizia, le due donne arrestate – è emerso dai video dalle telecamere a circuito chiuso dello scalo – sono andate nel bagno dell’aeroporto per lavarsi le mani, sempre tenendole lontane dai loro corpi. Inoltre, in precedenza avrebbero fatto pratica in due centri commerciali di Kuala Lumpur, per affinare la loro tecnica.
L’ispettore generale Khalid Abu Bakar, in una conferenza stampa di martedì, ha detto di non poter confermare se il governo nordcoreano sia dietro alla morte di Kim Jong Nam, ma ha aggiunto che “quello che è certo è che le persone coinvolte sono nordcoreane”. Quattro sospetti potrebbero essere rientrati in Corea del Nord il giorno stesso, ha proseguito, e le autorità malesi hanno chiesto a Pyongyang di trovarli e riconsegnarli a Kuala Lumpur. Un altro sospetto è in custodia, mentre altri tre sarebbero riusciti a far perdere le loro tracce, ma potrebbero essere ancora in Malesia. Tra questi, il secondo segretario dell’ambasciata nordcoreana e l’impiegato della compagnia di bandiera Air Koryo.
“Abbiamo scritto all’ambasciatore affinché ci permetta di interrogarli. Speriamo che l’ambasciata nordcoreana collabori con noi e ci permetta di parlare presto con loro”, ha dichiarato Khalid Abu Bakar in conferenza stampa. Per ora, ha aggiunto, le autorità di Pyongyang non hanno collaborato alle indagini. E al momento nessuna replica anche su quest’ultima richiesta è arrivata da parte dell’ambasciata della Corea del Nord, che anzi ha chiesto che i tre sospetti arrestati in relazione all’omicidio vengano immediatamente rilasciati. In una nota, l’ambasciata scrive che la donna vietnamita, la donna indonesiana e l’uomo nordcoreano sono stati “arrestati senza motivo”.