Facciamo uno sforzo di lucidità nell’analisi delle ragioni e dei torti dei tassisti: è uno sforzo notevole per chi vive a Roma ed è vittima su base quotidiana dei mille piccole abusi, delle truffe legalizzate, delle tariffe assurde, delle angherie ai danni dei turisti che intuiscono subito l’assenza di regole nella giungla italiana. Lasciamo fuori l’aneddotica e guardiamo la questione nei suoi contorni generali.

Primo punto: i tassisti hanno titolo per rivendicare la legalità contro gli abusivi? Detto in altro modo: la legge sta dalla parte dei tassisti e contro gli Ncc (e quindi Uber)? Quando i tassisti chiedono il rispetto della legalità, si riferiscono alla disciplina del settore fissata nel 2008 che di fatto non è mai stata applicata. E che l’emendamento di Linda Lanzillotta alla conversione del decreto Milleproroghe chiedeva di posticipare ancora a fine 2017. Messa così, sembra che abbiano ragione i tassisti.

Ma come ricostruisce l’Ong Transparency International in un focus sui casi di lobby deteriore in Italia, la vicenda è un po’ più complicata. La legalità che i tassisti vogliono fare rispettare è frutto di un blitz notturno di parlamentari sensibili alle loro istanze che hanno colpito il 30 dicembre del 2008, appena prima di Capodanno quando i parlamentari vogliono andare in vacanza, i giornali sono distratti e, con le scadenze incombenti, non c’è tempo per andare per il sottile. I tassisti hanno ottenuto la modifica dell’articolo 29 del decreto che, nonostante il titolo (“Concessioni aeroportuali”), veniva esteso a regolare il settore del noleggio con conducente.

Tra le novità normative, rispetto alla storica legge del 1992, una serie di vincoli a esclusivo beneficio dei tassisti. Come questo: “Nel servizio di noleggio con conducente, esercitato a mezzo di autovetture, è vietata la sosta in posteggio di stazionamento su suolo pubblico nei comuni ove sia esercitato il servizio di taxi. In detti comuni i veicoli adibiti a servizio di noleggio con conducente possono sostare, a disposizione dell’utenza, esclusivamente all’interno della rimessa”. O ancora questo, che è la norma ammazza-Uber: “ Le prenotazioni di trasporto per il servizio di noleggio con conducente sono effettuate presso la rimessa. L’inizio ed il termine di ogni singolo servizio di noleggio con conducente devono avvenire alla rimessa, situata nel comune che ha rilasciato l’autorizzazione, con ritorno alla stessa”.

Da allora questa norma non è mai stata applicata perché, dopo la rivolta degli Ncc, l’efficacia della legge del 2008 è sempre stata procrastinata, secondo l’attitudine tipicamente italiana di rimandare i problemi invece che affrontarli. La norma del 2008 era contro Uber? Ovviamente no, era semplicemente un colpo di mano lobbistico contro concorrenti pericolosi capaci di offrire lo stesso servizio dei tassisti ma con un po’ meno vincoli. Poi le furbate legislative si sono stratificate al punto che è difficile dire cosa significhi oggi ripristinare la legalità. Di sicuro i tassisti non sono più titolati degli Ncc a rivendicare di essere dalla parte giusta.

Il problema, però, non è soltanto stabilire se gli Ncc debbano tornare nella propria rimessa o come si deve chiamare un taxi. Il punto è come si prendono le decisioni in una democrazia. Il modo corretto sarebbe valutare l’impatto delle decisioni. Avere chiaro quali benefici si ottengono liberalizzando un po’ il settore e quali danni o benefici proteggendo lo status quo: se con una modifica normativa 100 tassisti perdono il valore della propria licenza ma 10.000 cittadini possono permettersi di affrontare il prezzo della corsa, il legislatore può valutare come soluzione ottimale quella di indennizzare i 100 tassisti invece che garantire loro la rendita e costringere gli altri a non muoversi. Soltanto sapendo quali effetti producono sulla collettività – e non soltanto su questa o quella corporazione – si possono valutare le leggi o chi le promuove. La senatrice dem Linda Lanzillotta è una paladina dei cittadini a basso reddito che non possono pagare il taxi, una quinta colonna di Uber o sta facendo un favore agli Ncc? Per rispondere ci vorrebbero analisi di impatto, discussioni pubbliche, possibilmente fuori dalle piazze inferocite.

Invece in Italia si decide tutto di notte, in segreto, chi riesce a prevaricare gli altri poi rivendica i propri diritti acquisti, almeno fino a quando un altro più furbo di lui non riuscirà a scalzarlo. E intanto noi italiani, soprattutto noi che abbiamo la sfortuna di dover vivere in questa martoriata Capitale, dobbiamo confrontarci con servizi dalla qualità imbarazzante e prezzi lontani da ogni giustificazione.

P.S. Sarei curioso se qualche lettore tassista mi spiegasse come mai questa ansia di legalità e lotta all’abusivismo non sfiora i tassisti abusivi che cercano di turlupinare i turisti stranieri alla stazione Termini, cercando di sottrarre clienti ai taxi legali che aspettano un metro più in là (una volta ho chiesto il prezzo: volevano 50 euro per andare in zona San Pietro, meno di dieci minuti di strada). Immagino una ragione ci sia, ma non so immaginare quale.

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