proteste-anti-nucleare-675L’Italia ha ribadito il proprio no all’energia nucleare in due riprese, ma il nostro paese conserva ancora 90mila metri cubi di scorie radioattive oltre a quelli prodotti dalle industrie, dagli ospedali e dal settore della ricerca. Il tema è caldo perché un po’ per la sindrome Nimby (Not In My Back Yard) un po’ per una questione di consenso politico i vari governi italiani hanno tardato nella presentazione di un piano nazionale per la gestione del combustibile esaurito. Con la Direttiva 2011/70, infatti, l’Ue ha sancito che i rifiuti radioattivi vadano smaltiti negli stati membri che li hanno prodotti. Il governo italiano avrebbe dovuto presentare un piano nazionale entro agosto 2015 e invece lo ha fatto a febbraio 2016 suscitando peraltro notevoli dubbi da parte dello staff europeo sul contenuto del documento. L’accordo per un piano nazionale era stato raggiunto già nel 2014, ma dalla decisione alla presentazione sono trascorsi due anni e ora l’Italia rischia di vedersi deferita davanti alla corte di Giustizia Europea e dover correre ai ripari il prima possibile per evitare una multa salata.

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