‘“Ho provato molta amarezza. Non avrei mai pensato di dovermi trovare a prendere quella decisione. Ma tornando indietro farei la stessa cosa”. Il rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini parla per la prima volta a oltre dieci giorni dall’irruzione della Polizia nella biblioteca di Lettere in via Zamboni. Al blitz erano seguiti gli scontri, per due giorni consecutivi, nella zona universitaria. Era stato lo stesso Ubertini a chiedere l’intervento della Questura: “Arrivavamo da due settimane di tensione crescente. L’8 febbraio dopo che erano state smontate le porte di ingresso della biblioteca, abbiamo deciso che non c’erano più le condizioni di sicurezza per tenere aperto. Il 9 febbraio, dopo un accesso di persone incappucciate che erano entrate forzando le porte posteriori, io non potevo fare altro che chiamare la Questura. Non potevo fare altro che così”. Una decisione, quella di fare intervenire la forza pubblica in un ateneo, che aveva scatenato molte critiche e soprattutto la protesta del Cua, il Collettivo universitario autonomo di Bologna, con la zona universitaria trasformata in un campo di battaglia tra manifestanti e agenti. Il rettore, che ora invita tutti al dialogo, ha parlato anche del tema che sta alla base delle proteste del Cua: i tornelli all’ingresso della biblioteca di Lettere. Ubertini difende l’idea, spiega che si tratta solo di un controllo agli accessi, anche visto la situazione difficile che c’è all’esterno (la zona è molto frequentata dagli spacciatori) e visto che il progetto è di tenere aperta la struttura fino a mezzanotte e a tutti, universitari e non. “Se arriverà il giorno, spero presto, che il contesto della zona universitaria cambierà in meglio e si potranno togliere i controlli all’ingresso delle biblioteche, noi saremo tutti contenti”, ha concluso Ubertini. Fuori intanto prosegue la mobilitazione del Cua che chiede la riapertura della biblioteca il prima possibile e senza tornelli.