Nuove regole che potrebbero portare alla deportazione di milioni di migranti senza documenti. Sono contenute in due memorandum preparati dal Department of Homeland Security (DHS) e focalizzati sia sul potenziamento delle misure anti-immigrazione illegale all’interno degli Stati Uniti, sia sul controllo della frontiera con il Messico. Firmati dal segretario del DHS, John Kelly, i due documenti confermano molte delle promesse fatte da Donald Trump in campagna elettorale: accelerare le deportazioni; costruire nuove strutture detentive; utilizzare la polizia locale nelle operazioni anti-immigrazione; scoraggiare l’arrivo di nuovi richiedenti asilo; cancellare i diritti alla privacy dei migranti.

“L’aumento dell’immigrazione al confine meridionale ha travolto le agenzie federali e le risorse tradizionali e ha creato una significativa vulnerabilità in tema di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti”, scrive Kelly in uno dei decreti. Le nuove regole prevedono dunque l’assunzione di almeno 10mila agenti federali e di giudici che si occuperanno prioritariamente di far rispettare la legge sull’immigrazione, oltre all’uso a questo stesso fine delle polizie locali. Il potenziamento del personale dovrebbe andare di pari passo con la costruzione, al confine, di un muro e di nuovi centri dove rinchiudere gli illegali in attesa di deportazione. L’amministrazione non ha però precisato come intende trovare i fondi – decine di miliardi di dollari – necessari al rafforzamento complessivo del sistema.

La vera novità introdotta dai due documenti riguarda però l’allargamento delle possibilità di deportazione. A partire dal 2014, l’amministrazione Obama aveva ordinato l’immediata deportazione di quei migranti condannati per crimini gravi. Nei memorandum si scrive invece che “tutti quelli che sono colti in violazione delle leggi sull’immigrazione, possono essere soggetti ad arresto, detenzione e… rimozione dagli Stati Uniti”. Questo significa che potranno essere deportati tutti coloro che vengono ritenuti colpevoli di una violazione anche minima della legge sull’immigrazione; o di reati amministrativi lievi come una multa durante la guida. Le nuove regole danno poi ampia discrezionalità agli agenti dell’Immigrations and Customs Enforcement (ICE). Ci sarà deportazione immediata anche nel caso che un agente dell’ICE consideri un migrante “un rischio per la sicurezza pubblica”.

Un’altra regola ancora dà la possibilità di sottoporre ad “expedital removal” – senza quindi l’intervento di un tribunale – chiunque sia stato illegalmente, fino a due anni, su tutto il suolo americano. Sinora, la possibilità di deportare immediatamente e senza processo riguardava soltanto gli illegali trovati a cento chilometri dal confine e rimasti nel Paese per meno di quattordici giorni. La misura, come rileva Human Rights Watch, mostra “un desiderio di porre le azioni degli agenti dell’immigrazione al di là delle protezioni basilari del giusto processo”.

Un’altra norma che, con ogni probabilità, scatenerà molte polemiche è l’istituzione di un ufficio speciale all’interno dell’ICE per assistere le famiglie dei cittadini statunitensi uccisi dai migranti illegali. La cosa era stata promessa da Trump in campagna elettorale ed era stata criticata per l’equazione che suggerisce tra immigrazione e delinquenza. Altre critiche verranno probabilmente per la scelta di usare le polizie locali a fini di rispetto delle leggi sull’immigrazione: molti governatori e sindaci di importanti città – tra queste New York, Los Angeles, San Francisco, Boston, Chicago, Portland – hanno già fatto sapere che non intendono usare le loro forze e risorse per perseguire minime violazioni delle leggi.

A rischio, infine, è anche la privacy. Poco prima di lasciare la Casa Bianca, nel gennaio 2009, George W. Bush aveva approvato norme che impedivano la raccolta di informazioni mediche, legali o di altro tipo, che attenessero alla sfera privata dei migranti illegali. A questo punto crolla qualsiasi forma di protezione per coloro che non sono cittadini americani o detentori di una green card. Gli agenti dell’immigrazione potranno chiedere la consegna delle informazioni riservate che un medico ha su un proprio paziente; o potranno pretendere di accedere al database della città di New York, che ha un programma – l’IDNYC – che fornisce una carta d’identità a tutti i residenti, a prescindere dal loro status di immigrati. Anche questa misura, con ogni probabilità, sarà soggetta a una probabile verifica di costituzionalità.

Nel presentare questo nuovo pacchetto di norme, l’amministrazione ha cercato di attutirne effetti e preoccupazioni. “Non abbiamo bisogno di un senso di panico nelle comunità. Non abbiamo personale, tempo e risorse per andare nelle comunità e organizzare deportazioni di massa”, è stato il commento di un funzionario del Department of Homeland Security, citato dal Washington Post. Non sono per esempio toccati dai decreti i cosiddetti Dreamers, i giovani portati negli Stati Uniti in tenera età e che sono protetti da un programma approvato da Obama, il Deferred Action for Childhood Arrivals. Le nuove misure però vanno sicuramente nel senso di un allargamento della definizione di “criminal aliens” e mettono a rischio deportazione milioni di persone. Secondo molti gruppi pro-immigrazione, l’effetto di questa criminalizzazione di massa sarà sospingere ancor più nell’illegalità e nell’anonimato milioni di persone.

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