La decisione nasce dal confronto tra la politica e le organizzazioni che si occupano di inclusione scolastica. Il testo sarà corretto in Commissione cultura alla Camera e verrà ripristinata la situazione precedente, che prevedeva delle prove personalizzate. Il presidente dell'associazione Fish: "La superficialità a volte può fare danni molto gravi"
Ragazzi e ragazze disabili del nostro Paese potranno continuare a prendere la licenza media. Il ministero dell’Istruzione farà retromarcia sulla riforma della valutazione scolastica, che prevedeva (per errore) un inasprimento dei test per gli studenti con handicap alla secondaria di primo grado. Dopo la denuncia delle associazioni di categoria, la ministra Valeria Fedeli aveva già rassicurato le famiglie che “le problematiche della delega saranno migliorate”, ma adesso c’è anche la certezza: il testo sarà corretto in Commissione cultura alla Camera e verrà ripristinata la situazione precedente, in cui i ragazzini disabili avevano la possibilità di sostenere l’esame di licenza media sulla base di prove personalizzate. Non cambierà nulla, almeno per loro. Anche perché questa riforma epocale era il frutto di una “svista”: un mero “errore materiale” nella stesura del decreto che rischiava di stravolgere la vita di decina di migliaia di studenti.
La chiave della vicenda è tutta nella parola “equipollente“, inserita nel testo della delega degli esami di Stato approvata a febbraio dal Consiglio dei ministri. Fino ad oggi, infatti, almeno alle medie gli alunni portatori di handicap potevano sostenere l’esame finale su prove differenziate, predisposte appositamente dai docenti di sostegno sulla base delle loro capacità. In alcuni casi limite, il test può consistere anche nel mettere una croce all’interno di un quadrato, perché già il fatto di sapere riconoscere ed eseguire un ordine per un ragazzino con un deficit intellettivo molto alto può essere considerato dimostrazione di apprendimento. In questo modo il 90% degli studenti disabili era in grado di prendere la licenza media. La delega cambiava radicalmente il sistema, prevedendo “prove equipollenti”, ovvero test in cui viene valutato lo stesso tipo di saperi, solo con quesiti ridotti o semplificati. Come già avviene al liceo, dove infatti la percentuale di diplomati si abbassa radicalmente.
Dopo le polemiche suscitate dagli articoli di stampa (fra cui anche ilfattoquotidiano.it), il ministero ha deciso di fare un passo indietro. Mercoledì 22 febbraio è iniziata la discussione in Commissione Cultura alla Camera della delega sugli esami di Stato, e tra le modifiche che la relatrice Carocci (deputata del Pd) proporrà ci sarà anche la cancellazione del passaggio incriminato. “Tutto è bene quel che finisce bene. C’è comunque tutta una serie di criticità sulla vera e propria riforma del sostegno: speriamo che il governo faccia qualcosa anche su questo fronte”, commenta Vincenzo Falabella, presidente dell’associazione Fish che per prima aveva sollevato la questione. Resta da capire come sia potuto succedere che una norma tanto rilevante entrasse così alla leggera nel decreto. Anche perché chi nel governo si è occupato di sostegno negli ultimi due anni ha sempre negato di volere un simile cambiamento. A quanto pare si è trattato solo di un “lapsus”: vuoi per la fretta (le deleghe sono state approvate all’ultimo momento per mancanza di alternative, dopo che il Ministero puntava ad una proroga), vuoi per la complessità della materia, il testo è stato semplicemente scritto male. “C’è stata poca attenzione, questo dimostra che la superficialità della politica a volte può fare danni molto gravi”, conclude Falabella. Per fortuna qualcuno se n’è accorto e adesso il Miur rimedierà. Sperando che non facciano confusione anche i parlamentari in Commissione.