“Monumenti coperti dalle erbacce, aree di prestigio transennate e inaccessibili, sporcizia e degrado ovunque. Non sappiamo più cosa rispondere ai turisti che ci chiedono conto di questo degrado. E’ vergognoso”, denunciano le guide turistiche di Siracusa a proposito dell’area archeologica della Neapolis. La denuncia, raccolta da LiveSicilia, riguarda uno dei siti più importanti della Sicilia. Comprende, oltre ad alcune testimonianze di epoca preistorica, il settore della città antica con alcuni monumenti pubblici, tra i più famosi dell’antichità quali il Teatro, la soprastante area del Ninfeo con la Via dei Sepolcri, l’area del Santuario di Apollo, l’ara di Ierone, l’anfiteatro romano, un’ampia area di cave di pietra, una vasta necropoli e la chiesetta normanno-sveva di S. Nicolò.
“L’Ara di Ierone, ricoperta da erbacce, è invisibile per tre quarti; l’Anfiteatro romano è una giungla; le Latomie quasi impraticabili”, spiegano Lucia Iacono e Carlo Castello, dell’Associazione delle Guide turistiche di Siracusa. Ma non è solo la vegetazione spontanea ad ostacolare, talora ad impedire, la visita della gran parte dei monumenti. C’è anche la questione delle chiusure “per motivi di sicurezza”, come accade alla parte superiore della cavea del teatro. “Già da dicembre abbiamo mandato le perizie di manutenzione e sistemazione di tutto il parco. Purtroppo siamo in esercizio finanziario provvisorio. Vedremo di contattare ancora una volta l’assessorato regionale per sapere se c’è bisogno di rimandare queste perizie oppure se ce le finanziano per riattivare questi percorsi”, dice Mariella Musumeci, della Soprintendenza di Siracusa. Insomma, si fa quel che si può. Si cercano soluzioni, provvisorie.
Come è accaduto alla fine dello scorso aprile quando l’area archeologica è stata inserita tra i 12 siti individuati dal dipartimento Beni culturali della Regione siciliana come “priorità” per gli interventi di diserbo e ripulitura che hanno coinvolto i lavoratori forestali. Ma la precarietà nella quale si trova l’area archeologica è un dato di fatto. Incontrovertibile. Una precarietà che affonda le sue radici in una circostanza fondamentale. La mancata istituzione formale del Parco archeologico, nonostante il decreto di perimetrazione firmato dall’allora assessore regionale ai Beni Culturali Mariarita Sgarlata, nell’aprile 2014. Già, perché in assenza del Parco, e quindi nell’impossibilità di poter usufruire dell’autonomia che ne deriverebbe, vengono a mancare anche gli introiti provenienti dagli ingressi. Una cifra molto considerevole, peraltro in crescita a dispetto della fruibilità parziale del sito. Solo nel primo semestre del 2016 1.716.140 euro dai 268.369 visitatori.
Ora, per riqualificare e valorizzare dal punto di vista funzionale l’area archeologica della Neapolis ci sono i 2.520.694,46 euro finanziati dal PON Cultura e Sviluppo del Ministero dei Beni Culturali. Poi, per la riqualificazione e valorizzazione funzionale del Parco Archeologico e dell’orecchio di Dioniso ulteriori 6.583.445,75 euro, previsti dal Pac-Pon “Cultura e Sviluppo”. Faranno la stessa fine dei dei fondi del programma POIN stanziati nel 2013 e revocati nell’agosto 2015 perché non impegnati?