Codacons: "Un brutto segnale per i consumi, per il commercio e per l’economia nazionale". Sulla stessa linea Confesercenti. Invece il numero uno del centro studi di Intesa Sanpaolo vede il bicchiere mezzo pieno e ritiene che la crescita dell'ottimismo delle aziende sia "in questa fase più significativa del calo del morale delle famiglie"
Cala anche a febbraio la fiducia dei consumatori rilevata dall’Istat. Dopo il peggioramento già registrato a gennaio, clima economico e opinioni sul futuro continuano a pesare, con l’indice che passa da 108,6 a 106,6. Ancora in miglioramento, invece, l’indice di fiducia delle imprese, che aumenta da 103,3 a 104, raggiungendo il livello più elevato da gennaio 2016. “Si tratta senza dubbio di un brutto segnale per i consumi, per il commercio e per l’economia nazionale”, commenta il Codacons in una nota, “perché la mancanza di ottimismo da parte delle famiglie si riflette in modo diretto sulla spesa, che viene ridotta o rimandata al futuro. E il nuovo calo della fiducia arriva in un momento delicatissimo per le vendite al dettaglio, che a dicembre hanno fatto registrare una forte contrazione”. D’accordo Confesercenti che sottolinea come “per il commercio il 2016 è finito male, ed il 2017 sembra essere partito addirittura peggio” perché “il deterioramento del clima di fiducia dei consumatori, segnalato dall’Istat sia a gennaio che a febbraio, è un segnale preoccupante che sembra confermare un andamento deludente dei Saldi invernali e che potrebbe preludere ad un ulteriore rallentamento delle vendite nei prossimi mesi, dopo la frenata già registrata nel 2016″.
Il peggioramento dell’indice di fiducia dei consumatori, spiega l’istituto, riflette dinamiche omogenee per tutte le sue componenti: il clima economico e il clima personale mostrano segnali negativi passando, rispettivamente, da 124,6 a 121,2 e da 103,8 a 102,1; il clima corrente e quello futuro scendono, rispettivamente, da 107,6 a 104,7 e da 111,5 a 109,6. Peggiorano per il secondo mese consecutivo i giudizi e le aspettative riguardo la situazione economica del Paese, sale la quota di consumatori che ritiene che i prezzi siano aumentati nell’ultimo anno ma si riduce quella di chi si aspetta ulteriori incrementi nei prossimi 12 mesi.
Sul fronte delle imprese la fiducia sale in tutti i comparti: nel mese di febbraio l’Istat registra un miglioramento della fiducia nel settore manifatturiero (l’indice passa da 105,0 a 106,3) e nel commercio al dettaglio (da 103,4 a 108,5 il relativo indice); nei servizi l’indice passa da 105,4 a 105,5 e nelle costruzioni rimane stabile a quota 123,9. Nei servizi, i giudizi sul livello degli ordini sono in deciso miglioramento (il saldo passa da 11 a 14) mentre le relative attese rimangono stabili (il saldo rimane a quota 2); le aspettative sull’andamento dell’economia mostrano segnali di deterioramento (da 3 a 0 il saldo). Nel commercio al dettaglio migliorano sia i giudizi sulle vendite correnti sia le attese sulle vendite future (il saldo passa, rispettivamente, da 8 a 12 e da 25 a 34); il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino diminuisce da 15 a 12.
Paolo Mameli senior economist del centro studi di Intesa Sanpaolo, vede il bicchiere mezzo pieno: giudica positivo “l’ulteriore aumento, che è stato più marcato delle nostre attese”, dell’indicatore di fiducia delle imprese, che è “in questa fase più significativa del calo del morale delle famiglie”. Per l’analista “conforta in particolare il recupero in corso della fiducia delle imprese manifatturiere (ai massimi da 9 anni), che, letto insieme ai dati di dicembre diffusi dall’Istat su produzione, ordini e fatturato nell’industria confermano che il settore risulta trainante in questa fase”.