Dopo una seduta fiume e un lungo braccio di ferro, la Commissione congresso dem ha ratificato l'accordo tra renziani e sfidanti: i primi spingevano per i primi del mese, i secondi per gli inizi di maggio. Alla fine la maggioranza ha dovuto arrendersi. M5S all'attacco: "Data scelta per far maturare i vitalizi"
Primarie il 30 aprile dalle 8 alle 20, assemblea nazionale per la proclamazione del nuovo segretario (o per l’eventuale ballottaggio) il 7 maggio. E’ questa la proposta votata dalla Commissione congresso del Pd dopo una seduta fiume iniziata ieri e finita nel pomeriggio di oggi. Il regolamento congressuale è stato poi ratificato dalla Direzione dem con 104 sì, 3 contrari e 2 astenuti. Risultato: Renzi è stato costretto a concedere qualche settimana in più ai suoi avversari per organizzare la campagna elettorale. Sul piano politico generale, invece, è definitivamente sfumata la possibilità di andare alle elezioni politiche a giugno: non ci sono più i tempi tecnici. Una conseguenza che, a sentire il Movimento 5 stelle, fa parte di una strategia finalizzata a rinviare il voto a quando saranno maturati i vitalizi per i parlamentari. “Applausi al #Pd che è riuscito nel suo piano: rinviare le elezioni a dopo agosto per intascarsi le pensioni d’oro! #primarieperlapensione” ha scritto il deputato grillino Danilo Toninelli in un tweet subito rilanciato da Beppe Grillo.
VINCE IL COMPROMESSO
Al netto della polemica con il M5s, la data del 30 aprile è una sorta di compromesso tra le varie richieste in campo. In tal senso, non è mistero che i renziani puntavano a fare le primarie ai primi del mese (il 9 aprile), mentre sia Emiliano che Andrea Orlando spingevano per maggio (il 7). Alla fine, il braccio di ferro si è concluso con l’opposizione che ha accettato l’ultimo slot proposto dalla maggioranza. In mattinata, del resto, i sostenitori dell’ex premier avevano messo sul piatto la data del 23 aprile, ma davanti al nuovo niet dei rappresentanti dell’opposizione hanno dato disponibilità anche per il 30. I dubbi sul 23 aprile derivavano dal fatto che la data cade nel week end della Festa della Liberazione, con il rischio concreto di un mezzo flop ai gazebo democratici. Anche per questo motivo, a detta dei renziani, il 9 aprile sarebbe stato il giorno giusto. Il motivo? L’esigenza di avere quanto prima un segretario eletto per non avere problemi in vista delle elezioni amministrative che, presumibilmente, si terranno tra maggio e giugno. Niente da fare. La minoranza ha fatto muro e i renziani sono stati costretti ad andare incontro alle richieste, con la Commissione che ha votato all’unanimità la road map emersa dall’accordo, come annunciato da Lorenzo Guerini.
IL CALENDARIO COMPLETO DEL CONGRESSO DEM
Il vice segretario ha successivamente spiegato i motivi della scelta finale durante la direzione: “Il congresso deve essere svolto in 4 mesi, che si devono confrontare con un calendario di appuntamenti di carattere istituzionale che prevede il turno delle amministrative nel mese di giugno – ha detto – ed è evidente che abbiamo dovuto immaginare la conclusione del congresso rispetto alle elezioni perché riteniamo sia utile avere per la campagna elettorale una presenza del Pd con un gruppo dirigente legittimato”. Non solo. Guerini ha anche sottolineato che la commissione (da lui presieduta) è partita “dal regolamento utilizzato nel congresso del 2013. Abbiamo tenuto quella struttura intervenendo su cose specifiche – ha spiegato – Abbiamo ritenuto di fissare una data certa sull’elettorato attivo. Abbiamo stabilito che la platea congressuale di riferimento fosse quella definita dal tesseramento 2016, prorogata al 28 febbraio, dando così un elemento di trasparenza. Per l’elettorato passivo potranno candidarsi tutti gli iscritti regolarmente registrati entro questa sera“.
Ricapitolando, quindi, il calendario di avvicinamento alle primarie è il seguente: per la presentazione delle candidature a segretario nazionale c’è tempo entro le ore 18 del 6 marzo prossimo.
Le riunioni di circolo si terranno dal 20 marzo al 2 aprile. Le convenzioni principali il 5 aprile. La convenzione nazionale il 9 aprile. I gazebo per le elezioni si terranno il 30 aprile dalle ore 8 alle ore 20. Potranno partecipare – ha specificato Guerini – “quanti si dichiareranno, all’atto della partecipazione alle primarie, elettori del Pd e potranno esercitare il diritto di voto versando 2 euro. Le liste per le primarie andranno presentate entro il 10 aprile. A ogni candidatura potranno essere presentate una o più liste collegate”.
BOCCIA E CUPERLO POLEMICI, ORLANDO SI ADEGUA
La scelta del 30 aprile, tuttavia, non ha soddisfatto alcune posizioni interne ai dem. Gianni Cuperlo, ad esempio, ha ricordato durante la direzione di aver chiesto un’altra tempistica, più lunga, per il congresso. “Anche in relazione a questo calendario si è compiuto un altro errore rispetto allo sforzo collettivo che sarebbe stato necessario. Il mio voto risulterà essere conseguente a questo” ha detto. Critico anche Francesco Boccia, che ha contestato la chiusura del tesseramento al 28 febbraio. “Il rappresentante in commissione di Michele Emiliano ha chiesto che i tempi di iscrizioni al partito fossero allungati leggermente – ha detto – Io penso che il presidente Guerini debba dire una parola di più sul tema dell’iscrizione. Capisco la preoccupazione di non lasciare la possibilità di iscrizione al giorno stesso, ma fissarla al 28 febbraio penso sia un’oggettiva forzatura. Chiedo – ha aggiunto – che ci sia una riflessione seria perché rischia di creare un cortocircuito nei circoli”. Pronta la risposta di Guerini: “C’è un tempo molto congruo per consentire a chi volesse aderire al Pd di poter compiere questa scelta. Allungare il tempo del tesseramento significava avvicinarsi a esperienze già conosciute nel congresso precedente“. Il vice segretario, poi, ha replicato a chi ha parlato di tempi troppo stretti: “Chi dice che il congresso prevede tempi-lampo ricordo che occuperà 66 giorni mentre quello del 2013 durò 71 giorni. Siamo in linea con i tempi del 2013“. Guerini, poi, ha anche specificato che “questo congresso è straordinario per cui i congressi provinciali e regionali andranno a scadenza fatto salvo per quelle realtà commissariate dove si è già avviata la fase congressuale o dove si sono avviate le procedure per l’avvio della fase del congresso. I congressi regionali – ha aggiunto – seguiranno l’andamento del congresso nazionale, ci è sembrato giusto raccordare le primarie nazionali con quelle regionali per evitare che fossero due votazioni”. Più conciliante, invece, Andrea Orlando, secondo cui il 30 aprile “nelle condizioni date, è una scelta giusta” per fare le primarie. Secondo il ministro, inoltre, “con le primarie a maggio si sarebbe arrivati troppo a ridosso delle amministrative”.
NIENTE POLITICHE A GIGNO, 5 STELLE ALL’ATTACCO: “VOGLIONO I VITALIZI”
Al netto delle polemiche interne, sembra definitivamente sfumato il sogno renziano di votare a giugno per le politiche. A sottolinearlo in direzione è stato Piero Fassino: “Con la scelta del 30 aprile si chiude definitivamente il dibattito sul voto politico a giugno – ha detto l’ex sindaco di Torino – Siccome le procedure per attivare il voto sono almeno 45 giorni, io non ritengo possibile che si verifichi una crisi di governo mentre noi stiamo facendo il congresso. Non c’è nesso tra tempo e svolgimento del congresso e vita del governo Gentiloni“. Un dato di fatto che, come detto, ha scatenato le critiche del Movimento 5 Stelle, secondo cui il Pd ha posticipato le primarie per permettere ai parlamentari di maturare la pensione. “Il PD ha appena annunciato le #primarieperlapensione il 30 aprile impedendo il voto a giugno per arrivare almeno a settembre. Miserabili!” ha scritto su Twitter Di Maio, provocando la reazione dei vertici dem. “Di Maio attacca le primarie? Si vergogni. Ha il coraggio di parlare proprio lui, che è stato nominato in Parlamento col porcellum grazie a 189 clic sul blog di Grillo? Lui, che nel 2010 si è candidato a consigliere comunale e ha preso 59 preferenze?” ha accusato Ernesto Carbone, deputato del Pd.