L'hijab, si legge nel regolamento, potrà essere indossato solo se “avrà lo stesso colore dell'uniforme e non presenterà nessun disegno o motivo”. Secondo gli oppositori è una strategia in vista del referendum di aprile, che vuole trasformare il paese in una repubblica presidenziale
Sì al velo nelle forze armate turche. Il nuovo regolamento, che rimuove un tabù durato decenni, è stato scritto dal ministero della Difesa, che ha ottenuto il via libera dal governo di Ankara. Ma entrerà effettivamente in vigore appena sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Sotto gli elmetti o i berretti, il velo, l’hijab, potrà essere indossato solo se, stabilisce il nuovo regolamento, “avrà lo stesso colore dell’uniforme e non presenterà nessun disegno o motivo”.
La rimozione di questo tabù, definita storica da alcuni giornali, arriva a poca distanza dalla rimozione di altri divieti a indossare il velo ad opera del governo di Erdogan. Nell’agosto del 2016 era stato concesso il permesso alle donne poliziotto di indossare il copricapo durante il servizio. Tre anni prima, nel 2013, il governo aveva dato il via libera ad indossarlo nelle istituzioni statali, così le prime deputate a capo coperto avevano fatto il loro ingresso nelle aule parlamentari. Mentre nel 2010 era stata la volta delle università.
Per gli oppositori di Erdogan è solo l’ultimo segnale di un percorso verso l’islamizzazione del paese. Un processo che è accelerato dopo il fallito golpe del 15 luglio 2016 a cui il governo – che ha sempre accusato Fetullah Gulen, imam turco in esilio, di esserne la mente – ha risposto con purghe di centinaia di migliaia di persone dalle istituzioni statali, dall’esercito e dai giornali. Il corrispondente della Bbc in Turchia, Mark Lowen, ha dichiarato che “la parte secolarizzata del paese ora si sente ostracizzata da Erdogan e lo accusa di governare da conservatore, solo per mantenere il consenso della popolazione religiosa”. Un sostegno necessario in vista del referendum del 16 aprile per la riforma della costituzione che darebbe più poteri a Erdogan, trasformando il Paese in una repubblica presidenzialista. Una forma di governo che toglie poteri al Parlamento, che non avrebbe più contrappesi per bilanciare il potere.
Nel gennaio scorso la riforma aveva ottenuto l’ok del parlamento con 339 “sì” su 550 deputati, un numero non sufficiente per mettere in vigore le nuove disposizioni.“L’errore che è stato fatto in Parlamento può essere cancellato dal popolo” aveva detto Kemail Kilicdaroglu, il segretario del principale partito di opposizione, il repubblicano Chp, e aveva invitato gli elettori a “rovinare” i piani dei sostenitori della riforma.