Mentre la petizione del Fatto Quotidiano, lanciata dagli autori di “Orgoglio e Vitalizio”, Primo Di Nicola, Antonio Pitoni e Giorgio Velardi, per chiedere agli Uffici di presidenza di Camera e Senato di eliminare definitivamente il vergognoso privilegio anche attraverso il ricalcolo contributivo di tutti i trattamenti in essere prima della riforma del 2012, ha ormai raggiunto la soglia delle 200 mila adesioni, anche tra i politici qualcosa si muove.
La petizione è stata, infatti, sottoscritta dall’intero gruppo a Montecitorio di Alternativa libera. La formazione composta dagli ex M5s (nella foto) Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turco. Oltre che da Pippo Civati e dall’intera componente parlamentare di Possibile (Beatrice Brignone, Luca Pastorino, Andrea Maestri e Antonio Matarrelli) che insieme ad Alternativa libera compongono un unico gruppo parlamentare (Alternativa libera-Possibile). Ma non è tutto. Anche Mariano Rabino di Scelta civica ha aderito alla petizione. A lui, “Orgoglio e Vitalizio” dedica un intero paragrafo (Coerenza alla piemontese), che racconta la sua decisione di rinunciare al vitalizio da circa 1.900 euro netti al mese che nel 2035, a 65 anni, avrebbe incassato in qualità di ex consigliere regionale del Piemonte.
“Ho deciso di rinunciare per coerenza rispetto alla linea del mio partito che, sul tema specifico, ha condotto sin da subito una battaglia legislativa e politica”, spiega. Rabino, tuttavia, si è detto contrario a una abolizione totale dei vitalizi. Piuttosto “sono favorevole a un ricalcolo degli assegni percepiti dagli ex, tenendo conto di alcune importanti variabili”. Quali, per esempio? “Un conto è fare o aver fatto politica per venti, venticinque anni e quindi rinunciare o aver rinunciato a una professione con conseguente mancata costruzione di un proprio profilo pensionistico”, un altro “è aver fatto politica a tempo pieno per cinque o dieci anni”. Nel primo caso, argomenta Rabino, “ha senso riconoscere un sicuro e dignitoso trattamento pensionistico, comunque sempre parametrato in ragione dei contributi effettivamente versati, nel secondo caso no”.
Quanto alla sua decisione di sottoscrivere la petizione, il deputato di Scelta civica si dice comunque convinto che una delibera degli Uffici di presidenza di Camera e Senato non basterà a chiudere la partita. “Perché in questo modo si andrebbe in contro ad una serie sterminata di ricorsi da parte degli ex parlamentari in nome dell’inviolabilità dei diritti acquisiti – spiega a ilfattoquotidiano.it –. Per chiudere definitivamente la partita dei vitalizi occorre una riforma costituzionale che introduca, anche per chi ha maturato l’assegno con il vecchio sistema, il principio della proporzionalità tra l’ammontare del trattamento percepito e i contributi effettivamente versati”.