Dal palco di Bielefeld, arredato per il comizio con attrezzi di cantiere e caschi gialli, Martin Schulz ha rotto la terza via Blairiana ed è tornato alla vecchia tradizione, fondata sul welfare state, parlando di una società più equa e di dignità del lavoro. Battere Angela Merkel e farlo a sinistra, ritornando alla tradizione socialdemocratica della Spd. È questo il programma che in un mese ha riportato la socialdemocrazia tedesca ai fasti dei primi anni 2000, riuscendo ad intercettare il malessere delle fasce più deboli della popolazione tedesca. È bastato pronunciare il nome di una riforma sociale, Agenda 2010, che portò alla disfatta di Gerhard Schröder, del quale Schulz ironicamente potrebbe essere il successore, per ottenere un’immediato appoggio trasversale.
La riforma – Quando Schröder salì al potere il consenso di Spd era vicino al 40% e la Germania non era ancora la locomotiva d’Europa. L’ex cancelliere riformò completamente lo stato sociale tedesco, tagliando le indennità di disoccupazione, alcune prestazioni sanitarie, la protezione dal licenziamento e introdusse un sistema concorrenziale nella previdenza sociale oltre ai minijob, lavori temporanei retribuiti fino ad un massimo di 400 euro. Di questa riforma facevano parte le leggi Hartz (I,II,III, IV) relative a “servizi moderni al mercato del lavoro” che sancivano le diverse tipologie di nuovi rapporti subordinati e i sussidi statali. Fortemente contestata dall’ala sinistra del partito e dalla popolazione, la riforma venne invece esaltata dai partiti socialdemocratici europei. Nell’arco degli anni Agenda 2010 è riuscita a far aumentare il numero degli occupati pur creando alcune situazioni singolari nel mercato tedesco. Infatti, se il beneficio a livello di occupazione è stato tangibile, dal punto di vista del reddito ha creato un esercito di individui che integrano lavori temporanei con sussidi statali e una contribuzione minima e standard di vita vicini alla soglia di povertà.
La strategia di Martin – L’ex presidente dell’Europarlamento “non fa parte dell’ala sinistra del partito, ma è un tradizionalista della Spd che sta facendo del ritorno alla tradizione socialdemocratica il punto forte della sua candidatura, rompendo di fatto con la terza via Blairiana,” afferma Gerd Mielke, politologo dell’università di Mainz. Dal palco di Bielefeld ammettendo gli errori commessi dal suo partito, “Schulz porta indietro i socialdemocratici al punto in cui si può dire che qualcosa non funziona in Agenda 2010, che è un errore” pronunciandosi a favore dell’estensione temporale dei benefit per i disoccupati. “Non è una scelta radicale, ma un tentativo di fare ciò che chiamiamo ri-tradizionalizzazione. Agenda 2010 è stato un trauma politico per Spd portandola dal 40% al 21-23% e in Germania individui di ogni età ed estrazione sociale credono nel welfare state, ed ecco perché Schulz ha avuto un immediato riscontro nei sondaggi”, aggiunge Mielke. Un ritorno alle origini quindi, in rottura con il partito post-Schröder che guardava più alla borghesia e alle imprese che al bacino naturale del partito.
Un po’ populista un po’ europeista – Senza dubbio il curriculum del sessantunenne di Aquisgrana rappresenta una novità nel panorama politico tedesco, grazie all’esperienza europea e al fattore sorpresa. “Schulz non si appoggia solo alla tradizione socialdemocratica, ma la combina con una visione europeista, come a dire che c’è bisogno di uno stato sociale europeo e la sua esperienza al Parlamento Europeo lo farà combattere per soluzioni condivise contro la disoccupazione e per le politiche sociali”, continua Mielke, e unendo questi due asset ad una campagna populista incentrata sui temi che più stanno a cuore ai tedeschi puntando sulle misure sociali può essere la chiave della vittoria. Il candidato Spd “ha alcuni elementi in comune con Bernie Sanders, ovvero l’idea che bisogna combattere per una società più equa attraverso un welfare giusto, visione che non è rivoluzionaria, non è innovativa”, aggiunge Mielke, ma, così facendo riesce a intercettare il malcontento della popolazione.
Salario minimo e working poors – Estendere i sussidi a quelle fasce che al momento non ne beneficiano, “fare in modo che tutti abbiano un lavoro che permetta di avere una casa” e “limitare i lavori a tempo” che negli ultimi anni hanno creato una categoria di “working poors”, ossia lavoratori che pur rientrando nella categoria degli occupati hanno bisogno di sussidi statali, per poter raggiungere degli standard di vita dignitosa, sono temi fondanti del programma di governo. Schulz ha parlato anche di salario minimo, programma appoggiato dalla Spd nel governo di Große Koalition, definendolo un errore e promettendo di riformare la legge. Infatti, secondo Mielke “il salario minimo è troppo basso e non si ha accesso alla scala sociale” e il timore è che questo sia “un sintomo reale della crisi sociale in Germania, che ha ottenuto il successo economico grazie ai gruppi sociali che potevano accedere a lavori e stipendi migliori. Conquiste che nell’ultimo decennio sono andate perse”. Schulz quindi proverà a invertire la rotta nel suo partito che finora ha appoggiato le riforme del governo Merkel e dovrà combattere prima di tutto con la resistenza da parte dei suoi stessi compagni.
Redistribuzione del reddito e digitalizzazione – Nel discorso di Schulz si ritrovano i temi cari alla cosiddetta socialdemocrazia tradizionalista, attenta alle categorie escluse e alla redistribuzione del reddito e, il fatto che il libraio di Acquisgrana si sia detto favorevole all’estensione della previdenza sociale, a quella della cogestione nelle fabbriche e a togliere regali fiscali ai ricchi, lo inserisce nella posizione dell’innovatore. Ma Schulz ha parlato anche di temi innovativi, quelli di una socialdemocrazia che guarda al futuro, quali la riduzione della giornata di lavoro grazie alla digitalizzazione e lo spostamento da un’economia della produzione a quella dei servizi, insomma per dirla all’inglese una “new-old-way”, portata avanti da un politico normale, che dice cose normali, che guarda al futuro del mondo del lavoro e riesce a scaturire l’entusiasmo della popolazione.
Verso una vittoria? – Come sostenuto da Mielke, la popolazione tedesca considera molto importante il tema del lavoro e dello stato sociale e, Martin Schulz, lo ha riportato al centro del dibattito politico, muovendo, pur con qualche oscillazione, i sondaggi. Spd e Cdu sono al momento alla pari, evento insolito negli ultimi dieci anni. Ma a fronte di una crescita del partito socialdemocratico c’è stato un calo di Afd e Die Grüne e, questo suggerisce che gli elettori di altri schieramenti si possano spostare verso Spd, vedendo l’ex presidente dell’Europarlamento come l’uomo che può battere Merkel. Del resto anche Mielke ne è convinto, “molte persone negli ultimi anni si sono stancate di Angela”.