“Lascio, c’è bisogno di un nuovo campo del centrosinistra”. Con queste parole Vasco Errani, a Ravenna, ha annunciato il suo “arrivederci” al Partito democratico. Ma nella diagnosi è spietato: “Non ho mai chiesto il congresso. È necessaria un’altra cosa. Non sono per il proporzionale puro e detesto la deriva del partito in relazione al posizionamento e ai posti“. Errani dice che va “dentro a una nuova avventura ma sono sicuro che non si tratta di un addio. Si tratta invece di provare a dare contributo per ritrovarci in un nuovo progetto diverso da Ulivo e Pd ma con quella ispirazione. Perché io ho solo quella ispirazione”, ha detto l’ex governatore dell’Emilia Romagna. Nessun riferimento esplicito al movimento dei ‘Democratici e Progressisti‘, presentato a Roma da Speranza, Rossi, Scotto e Smeriglio. Anche se nelle parole e nei fatti, l’amicizia con Pier Luigi Bersani, è molto probabile che la “nuova avventura” a cui si riferisce Errani sia proprio questa. C’è invece il riferimento a Matteo Renzi: “Non ho mai chiesto che non si candidasse, ma non mi convince un’idea di democrazia fatta solo dal popolo e dal leader“.
Parlando alla platea del suo circolo di Ravenna, Errani ha chiarito che “non è stata una scelta facile. Ma il Paese, con le amministrative e il referendum, ci ha dato una risposta pesantemente negativa. Perché non ne abbiamo discusso?”. Il suo discorso è una critica non troppo velata alla maggioranza interna del Pd e a Renzi: “Prima di discutere di candidature – ha aggiunto – era necessario ragionare insieme sulla cultura politica del Pd. Io posso stare in minoranza, ma voglio capire dove si va”. Un riferimento all’ormai ex segretario che diventa più chiaro frase dopo frase: “Avrei apprezzato se avesse chiuso l’assemblea nazionale dicendo ‘non sono d’accordo con voi, ma il progetto del Pd è più grande‘. Un leader deve avere capacità di ascolto – ha detto Errani – so che le rotture portano rancori e veleni, ma io me ne terrò lontanissimo”. Renzi ha soffocato il dibattito interno al partito, ha sostenuto il Commissario straordinario alla ricostruzione: “Quando dice ‘niente caminetti, la parola alle primarie’, mi chiedo se è questa l’idea di democrazia che abbiamo nel Pd. Una delega troppo ampia al leader non include ma esclude“.
“Non basta parlare di riduzione dell’Irpef: dobbiamo contrastare le rendite, colpire le ricchezze che non hanno funzione sociale, domandarci quale funzione pubblica e quale welfare vogliamo”. Sono i temi su cui, secondo Errani, è mancato il dibattito all’interno del Pd: “Noi parliamo di noi, tra di noi e spesso non ci ascoltiamo e questo è diventato un problema serio, molto serio. Io voglio sapere dove si va, voglio capire e non dare più deleghe in bianco a nessuno”. “La mia idea del potere è più ricca e plurale – ha concluso – la politica non è tutto e il Pd non è il tutto: è una parte, ed è giusto che altri stiano da altre parti. È la democrazia“.