Società

Pil, disoccupazione e Alitalia. E se c’entrasse la bassa autostima collettiva?

Nella scorsa settimana un amico e collega francese è venuto a Modena per un lavoro che stiamo portando avanti assieme. Sono andato a prenderlo all’aeroporto di Bologna. Facendo i soliti convenevoli gli ho chiesto se il viaggio era andato bene e con che compagnia aveva viaggiato. Col sussiego tipico dei francesi mi ha detto Air France. Visto che fra due mesi andrò io da lui gli ho chiesto se sapeva gli orari dei voli per Nantes e ho provato a sentire se ci fosse anche la Ryanair? Mi è parso quasi scandalizzato del fatto che pensassi di usare questa compagnia low-cost che, a suo dire, è malfamata e distrugge le compagnie nazionali europee.

Questo episodio nei giorni successivi mi è ronzato in mente perché esprime una differenza sostanziale di mentalità fra molti popoli e noi italiani. Complice il fatto che la nostra nazione si è costituita nella sua unità relativamente di recente non possediamo il senso dell’orgoglio nazionale fatta eccezione che per la squadra di calcio (spesso solo quando vince). Parlare male dell’Italia, delle sue istituzioni, dell’organizzazione sociale e anche delle principali industrie è divenuto molto frequente. Parecchi nostri concittadini sono quasi felici se l’Alitalia sta fallendo di nuovo, vorrebbero che la Fiat chiudesse tutti gli stabilimenti in Italia e non si rammaricano se l’Olivetti, che venti anni or sono era all’avanguardia tecnologica, non esiste più.

Quando i dati della disoccupazione salgono, il Pil scende e la nazionale di calcio perde ci sono parecchi che paiono esultare. Non so se un maggior attaccamento a tutto ciò che riguarda il nostro Paese potrebbe sortire risultati positivi? Se parlare bene, quando siamo all’estero, di Napoli e Palermo permetterebbe a queste due splendide città di avere maggior turismo? Se accettare di pagare qualche decina d’euro in più per un volo Alitalia negli anni avrebbe permesso di risanarne i debiti? Se privilegiare le auto costruite in Italia indurrebbe anche altri costruttori, attratti dal nostro ricco mercato, a dislocare qui delle fabbriche? Se professare un poco di ottimismo sul futuro dell’Italia indurrebbe maggior consumi e quindi aumento del famoso Pil?

Conosco però come psicologo il problema della scarsa autostima. Quando prende il sopravvento su qualcuno si crea un circolo vizioso per cui quella persona, partendo già sconfitta, molto probabilmente fallirà in ogni nuova attività. Ci sono parecchie esperienze su gruppi quali ad esempio le squadre sportive che dimostrano come si può determinare una bassa autostima di gruppo deleteria per le prestazioni. Non credo che esistano studi sulla mancanza di autostima di una nazione ma ho paura che gli abitanti dell’Italia intera ne soffrano. Questa bassa autostima collettiva viene solitamente controbilanciata da una eccessiva stima di se stessi individuale per cui il classico italiano ritiene singolarmente di essere scaltro e i grado di cavarsela anche se tutto intorno tutto va male.