Sotto indagine, a Padova, 30 alti ufficiali del corpo militare. A far partire l'inchiesta 30 vittime che hanno contratto patologie legate al contatto con materiale cancerogeno
Sarà una perizia della Procura di Padova a dare la parola definitiva sull’eventuale collegamento tra le malattie derivanti dall’amianto di 25 militari dell’Aeronautica e il loro lavoro a contatto con il materiale cancerogeno. E’ il centro dell’inchiesta dei pm Francesco Tonon e Sergio Dini, che vede indagate 30 persone per omicidio colposo e lesioni colpose, tutti alti ufficiali dell’Aeronautica Militare. La perizia arrivata ai magistrati inquirenti analizza caso per caso concludendo che “l’impressione che si ricava dalla consultazione di tutti i documenti e le testimonianze – si legge – è che l’Aeronautica sia rimasta a lungo un mondo separato, nel quale il rischio amianto era del tutto ignorato, mentre invece in tutto il Paese rappresentava una situazione di allarme. In un periodo in cui si moltiplicava la produzione di atti normativi sull’amianto, veniva istituito l’albo delle imprese di bonifica, i piani regionali prevedevano il censimento delle situazioni a rischio, si attuavano piani per la bonifica di edifici, impianti industriali, navi, treni e metropolitane, nell’Aeronautica Militare – proseguono gli esperti – non veniva fornita ai lavoratori esposti nemmeno una mascherina antipolvere”.
La perizia, oltre a fornire un quadro complessivo dei rischi professionali e delle eventuali concause lavoro-malattia, racconta le storie delle vittime, a contatto per 30-40 anni con il materiale cancerogeno: l’amianto era presente negli automezzi, negli aerei, negli hangar, nei capannoni e nei magazzini e perfino nelle tute antincendio.
I consulenti sottolineano le negligenze avvenute negli anni e i rischi ai quali sono stati sottoposti i militari scrivendo che “tutta la documentazione visionata e tutte le dichiarazioni raccolte, dimostrano che nessuna misura di prevenzione per il rischio amianto è stata adottata, né è stata fatta alcuna valutazione del rischio prima del 2000 ed è in realtà solo nel 2013 che prende l’avvio un programma di mappatura dell’amianto ancora presente e una corretta strategia di prevenzione, simile a quella adottata da Ferrovie dello Stato per i rotabili, più di venticinque anni prima”. Questo nonostante i consulenti affermino che “quantomeno dal 1980, se non da prima ancora, esisteva l’obbligo giuridico di informare i lavoratori sul rischio” per chi manipolava direttamente i materiali di amianto e quello di adottare tutti i sistemi necessari, di aspirazione e abbattimento e mascherine protettive adeguate, per scongiurare l’insorgere di patologie correlate all’esposizione da amianto.
“Già dai primi anni Settanta – spiega Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale di alcune delle parti offese – era emerso con chiarezza che tutti i tipi di amianto erano cancerogeni per l’uomo. Nel 1973 l’International agency for research on cancer, aveva stabilito tale dogma per la ‘sufficiente evidenza’. L’aeronautica pare essersi accorta del problema trent’anni dopo”. Per molti degli ammalati i periti sottolineano che “gli elementi esaminati hanno consentito di attribuire la patologia neoplastica all’attività lavorativa con sufficiente grado di probabilità”. In alcuni casi “l’esposizione lavorativa certa in Aeronautica – prosegue la perizia – si è verificata in un periodo in cui erano vigenti gli obblighi normativi prevenzionistici. Si ritiene che tali omissioni abbiano determinato l’esposizione a cui è riconducibile la patologia”. Una consulenza che rafforza non poco l’ipotesi dell’accusa e che stupisce se si pensa che l’Inail, sulla stessa vicenda, nel 2014 ha stilato una relazione completamente opposta che ritiene invece che “il personale militare e civile dell’Aeronautica Militare italiana non è da considerarsi esposto all’amianto”.
Tra le storie degli ex militari raccontate nella perizia c’è anche quella di Nicola Panei, il primo in Italia al quale lo stesso ministero della Difesa ha riconosciuto che l’Asbestosi Bcop (broncopatia cronico ostruttiva) che il militare ha contratto dipende da “causa di servizio”. “Un riconoscimento storico – sottolinea Bonanni – sia perché è la prima vittima riconosciuta dal ministero per questo tipo di patologia per coloro che sono stati impiegati nell’aviazione militare sia perché per contrarre tale malattia bisogna essere sottoposti in modo assiduo e continuativo alle fibre di amianto. A mio parere questo riconoscimento è una confessione della esposizione professionale, intensa e prolungata, a fibre di amianto”.