Quando le idee scarseggiano meglio aprire il cassetto e cercarne qualcuna tra quelle vecchie rimaste inutilizzate, come Matteo Renzi sa bene. “Serve una nuova moneta per riprenderci la sovranità monetaria. Conservare l’euro per le importazioni e le esportazioni e con una nuova moneta interna provvedere a tutti i pagamenti dello Stato per aiutare chi è rimasto indietro. Sono assolutamente convinto di questa soluzione”. Parola di Silvio Berlusconi, intervenuto in mattinata nel corso della trasmissione Notizie Oggi, in onda su Canale Italia.

Un’idea che il presidente di Forza Italia aveva già lanciato almeno 5 volte nel corso degli ultimi tre anni. “Abbiamo le nostre idee sull’euro e le presenteremo: per esempio, creare una seconda moneta, recuperando parte della nostra sovranità monetaria – concionava l’ex premier il 29 novembre 2014, in collegamento telefonico con un’iniziativa del No tax day a Roma – una seconda moneta che possa essere stampata da noi e messa sul mercato che poi valuterà il cambio con l’euro. Una cosa che si può fare”.

Un mese più tardi Silvio tornava sull’argomento: “La Bce deve garantire i debiti degli Stati sovrani europei come la Grecia e stampare moneta. – argomentava il 29 dicembre intervenendo al telefono ad un appuntamento elettorale promosso a San Vitaliano da un deputato di FI – da parte nostra dobbiamo recuperare sovranità monetaria con una moneta nazionale il cui cambio con l’euro deve essere deciso dal mercato. Si tratta di una misura fondamentale per la crescita e per uscire dalla crisi”.

Un vero pallino quella della seconda moneta, per Berlusconi. Che il 16 ottobre 2015 tornava a perorarne la bontà: “Io ricordo, dopo la seconda guerra mondiale, che c’era in Italia una seconda moneta che è rimasta di fianco alla lira dal ’43 al ’53 – ricordava Io non dico di uscire dall’euro, ma non ho trovato nessuna norma nei trattati Ue che vieti l’adozione di una moneta nazionale e noi abbiamo già un nome: si chiama lira, il cambio lo da il mercato con l’euro, perché non fare una prova?”.

Il 27 maggio 2016, poi, il leader azzurro tornava a difendere l’idea, proposta da Virginia Raggi lanciata nella sua corsa verso il Campidoglio: “L’ipotesi di una moneta
complementare fu una mia idea e la rivendico ma se c’è il controllo di Bankitalia, altrimenti cosa facciamo usiamo le conchiglie raccolte ad Ostia e Fregene oppure una banconota dorata con la faccia barbuta di Grillo? Battere moneta non è prerogativa dei sindaci, ma degli Stati sovrani”.

Quindi l’ultimo appello affidato alle pagine del libro che Bruno Vespa dà alle stampe alla fine di ogni anno: “Dobbiamo agire su due fronti – dice Berlusconi al giornalista autore di C’eravamo tanto amati. Amore e politica. Miti e riti. Una storia del costume italiano, uscito il 4 novembre – da un lato rendere l’euro competitivo con le altre principali valute, dall’altro affiancarlo a una moneta nazionale aggiuntiva“.

Parlando della scissione nel Partito democratico su Canale Italia, poi, il presidente di FI è andato all’attacco (“E’ una guerra che sta lacerando il Pd che ormai sembra un contenitore vuoto. Renzi ha commesso degli errori, soprattutto di arroganza e inaffidabilità, ma il resto del suo partito sta usando gli stessi metodi ma senza il suo carisma”) ed è tornato a indicare un nome in grado di unire il centrodestra: “Se Berlusconi non potrà tornare in campo – ha premesso l’ex premier – il centrodestra dovrà trovare qualcuno al suo interno. Il governatore del Veneto Luca Zaia si sta comportando molto bene. Dico Zaia o qualcun altro in grado di emergere e convincere tutti”.

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