La discussione sulle norme in materia di eutanasia è stata avviata in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013, ma il dibattito fuori dall’Aula risale ad almeno 11 anni fa. Nonostante ciò, Dj Fabo ha dovuto lasciare il suo Paese per farsi accompagnare in Svizzera dal radicale Marco Cappato, diventando così la sesta persona che viene aiutata a ottenere l’eutanasia dall’Associazione Luca Coscioni che, solo da marzo 2015, ha permesso a 233 persone di mettersi in contatto con i centri elvetici per il suicidio assistito. Questo perché, nonostante ci siano sei proposte di legge, che dovrebbero confluire in un unico testo, è tutto fermo da un anno. Come va a rilento anche il ddl sul Biotestamento che, tra ritardi e rinvii, dovrebbe approdare in aula, alla Camera, nei prossimi giorni. E neppure è arrivata alcuna risposta dal Quirinale dopo gli appelli che Fabiano Antoniani aveva rivolto direttamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. D’altro canto sono anni che la politica resta immobile, mentre fuori dal Parlamento è accaduto di tutto: dalle bottiglie d’acqua lasciate sul sagrato del Duomo di Milano per protestare contro chi Eluana “avrebbe voluto farla morire di fame e di sete”, al funerale religioso negato a Piergiorgio Welby, su decisione dell’allora vicario generale per la diocesi di Roma, il cardinale Camillo Ruini. Alle condanne, si sono anche alternati appelli affinché venisse colmato un vuoto legislativo. Ma nulla è cambiato.

I FUNERALI NEGATI A PIERGIORGIO WELBY – Il primo a porre il tema dell’autodeterminazione del malato e della scelta sul fine-vita fu Piergiorgio Welby, attivista e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, affetto da anni dalla distrofia muscolare. Vani i suoi appelli al mondo della politica e ai magistrati. Il 16 dicembre 2006 il tribunale di Roma respinse la richiesta dei suoi legali di porre fine all’accanimento terapeutico, dichiarandola “inammissibile”. Pochi giorni dopo, l’attivista chiese al medico Mario Riccio di porre fine al suo calvario. Riccio staccò il respiratore a Welby sotto sedazione, venendo poi assolto dall’accusa di omicidio del consenziente. I funerali, invece, furono celebrati con una funzione non religiosa davanti alle porte chiuse della parrocchia dove la moglie Mina, cattolica praticante, aveva chiesto un rito religioso. La stessa che, anni dopo, avrebbe invece accolto quelli trionfali del boss dei Casamonica. La decisione del vicariato divise il Paese e anche i cattolici. Tra la folla, qualcuno gridò “vergogna”, mentre il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa dichiarò che “i funerali sarebbero stati una ipocrisia”.

UNDICI ANNI DI BATTAGLIE SENZA CHE NULLA CAMBIASSE – Il 24 luglio 2007 fu la volta di Giovanni Nuvoli, ex arbitro e agente di commercio di Alghero, affetto da sette anni da Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Il tribunale di Sassari respinse la sua richiesta di staccare il respiratore e i carabinieri bloccarono il medico che voleva aiutarlo. Nuvoli morì nella sala di rianimazione allestita nella sua villetta, dopo aver iniziato lo sciopero della fame e della sete. Pesava appena 37 chilogrammi per oltre un metro e ottanta di altezza. Due anni dopo, il caso di Eluana Englaro spaccò l’Italia. La ragazza di Lecco rimasta in stato vegetativo per 17 anni in seguito a un incidente stradale avvenuto nel 1992 (quando aveva 21 anni) morì nel febbraio del 2009. La sua battaglia non era per l’eutanasia, come ha ricordato il padre anche in queste ore, dopo la morte di dj Fabo, ma “per il diritto all’autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà”. Ed Eluana lo è stata per 17 anni, prima che i giudici riconoscessero che anche per lei esisteva il diritto di rifiutare le cure. Lei che, quando era ancora in vita, aveva espresso al padre il desiderio di porre fine alla sua esistenza se si fosse trovata in simili condizioni. Dopo diverse sentenze di rigetto delle richieste dei familiari, per due volte la Cassazione non si pronunciò a favore della sospensione della nutrizione e dell’idratazione artificiale. Una possibilità contro cui Giuliano Ferrara lanciò un appello: lasciare sul sagrato del Duomo di Milano delle bottiglie d’acqua. A favore, invece, i Radicali.

A luglio 2018, la Corte d’Appello civile di Milano autorizzò il padre, Beppino Englaro, a interrompere il trattamento di idratazione e alimentazione forzata che manteneva in vita Eluana. La notizia della sua morte arrivò proprio mentre il Senato stava discutendo il disegno di legge con cui il governo avrebbe voluto interrompere l’iter innescato dalla sentenza. Fu bagarre. Con il vicepresidente vicario dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello che disse: “Per quanto mi riguarda Eluana Englaro non è morta, è stata ammazzata. E poi i cori contro l’opposizione: “Assassini“. L’allora premier Silvio Berlusconi manifestò rammarico per il fatto che fosse stata resa “impossibile l’azione del governo per salvare una vita”, ma in conferenza stampa arrivò anche a dire che “Eluana poteva generare un figlio”. Finì quasi in rissa. All’inizio del 2016 l’annuncio che, per la prima volta, a marzo sarebbe partito l’esame di una proposta di legge per la legalizzazione dell’eutanasia. Nel frattempo, però, a luglio 2016 è morto a 56 anni Max Fanelli, affetto da Sla. Si è spento all’ospedale di Senigallia dove era ricoverato da alcuni giorni per via dell’aggravarsi delle sue condizioni. Un mese prima della sua scomparsa aveva diffuso un video appello su Youtube con un messaggio rivolto ai parlamentari delle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera per sollecitare la ripresa della discussione della legge sul fine vita. Il 3 novembre 2016 è toccato a Walter Piludu, ex presidente della Provincia di Cagliari e dal 2013 malato di Sla. Si era rivolto ad Angelino Alfano, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Nichi Vendola, Beppe Grillo e Mario Monti chiedendo una norma sul fine vita. È morto dopo che il tribunale di Cagliari ha imposto alla struttura nella quale era ricoverato di rispettare la sua scelta. Tutti questi anni e queste battaglie non hanno permesso a dj Fabio di poter finire la propria vita dove e come voleva.

SEI PROPOSTE DI LEGGE, MA L’ESAME È FERMO DA UN ANNO – Questo perché l’avvio, il 3 marzo 2016, per la prima volta nella storia del Parlamento italiano, del dibattito sulle ‘Norme in materia di eutanasia’ non ha avuto seguito. Il confronto incardinato nelle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera è in stand by da un anno. Sei le proposte di legge che dovrebbero costituire un futuro testo unificato: all’iniziativa popolare depositata da oltre 67mila cittadini attraverso l’Associazione Luca Coscioni il 13 settembre 2013, si aggiungono le cinque d’iniziativa parlamentare, a prima firma Bechis (Misto – Alternativa libera), Di Salvo (Pd), Marzano(Misto), Mucci (Misto) e Nicchi (SI-SEL). Sulla carta si accelera per far andare avanti l’approvazione del ddl sulle ‘Disposizioni anticipate di trattamento’, ma nei fatti anche quest’ultimo testo trova molti ostacoli da parte di chi equipara alcuni aspetti del biotestamento a una forma di eutanasia.

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