Un caso di cronaca che interroga la politica sul fine vita, per Adinolfi rimanda soltanto alle pratiche del Terzo Reich che "'disinfettò' (cioè uccise) 70.273 malati gravi (disabili fisici e psichici)". E la pr calabrese, ex commissario delle finanze di Bergoglio, dice: "DJ Fabo vittima della cultura dello scarto"
“Hitler almeno i disabili li eliminava gratis”. A poche ore dalla morte di Dj Fabo, 40enne cieco e tetraplegico che ha scelto l’eutanasia in Svizzera, l’ultraconservatore Mario Adinolfi, sempre polemico sui temi etici, interviene sulla sua scelta. E lo fa su Facebook, chiedendo agli italiani se vogliono “il sistema svizzero, che sopprime un disabile a listino prezzi”, se vogliono “sfruttare l’onda emotiva per ottenere questa vergogna”. Un caso di cronaca che interroga la politica sul fine vita, per Adinolfi rimanda soltanto alle pratiche del Terzo Reich che “‘disinfettò’ (cioè uccise) 70.273 malati gravi (disabili fisici e psichici), ad un ritmo dunque di 23mila l’anno (…). Il fine esplicito era il risparmio: curare costava molto, 3.50 Reichsmark a disabile. Voi credete che i 23mila tedeschi uccisi nel 1941 non abbiano avuto scelta mentre i 15mila del Benelux nel 2016 sì. Ed è questo che non avete capito”.
Ma quelli di Adinolfi non sono gli unici messaggi che attaccano Fabo e la possibilità dell’eutanasia. Sul caso interviene anche Francesca Immacolata Chaoqui, pr calabrese divenuta nel 2013 commissario delle finanze vaticane per volontà di Bergoglio e condannata nell’ambito del processo Vatileaks 2 per la divulgazione di documenti riservati. “Rispetto alla memoria e alla famiglia di dj Fabo ma nessuna intenzione di farne un eroe (…). Pace alla sua anima, ragazzo vittima di questa cultura dello scarto. Icona di una società dove esisti solo se sei valido. Ma non facciamone un eroe. E nemmeno un esempio. Non lo è. Venite con me su un qualsiasi Treno Unitalsi per Lourdes e ve li mostro io gli eroi. Quelli veri”. In un altro post fa di peggio e scrive: “DJ Fabo è un vigliacco non un eroe”. Ma sono centinaia i commenti che si scagliano contro le sue parole, che la invitano al silenzio e al rispetto del dolore altrui. Per lei però due post non bastano, e in un video ribadisce quanto i suoi interventi fossero necessari per ristabilire “la verità”.
Questo tweet dimostra che si fa propaganda su tragedie che non dovrebbero diventare un palco di partito https://t.co/QC86DZc9Vz
— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) February 27, 2017