Fabiano Antoniani era da domenica in Svizzera dove aveva affrontato le procedure per accedere al suicidio assistito. Nel suo ultimo messaggio audio i ringraziamenti a chi lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio e le accuse allo Stato italiano. Fabo aveva 40 anni e dal 2014, dopo un incidente stradale, era cieco e tetraplegico: ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale. Dalla politica alla Chiesa, le reazioni alla notizia della sua morte
“Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo”. Lo scrive su Twitter il radicale Marco Cappato. Lunedì mattina l’ultimo audio del dj, cieco e tetraplegico dal 2014 dopo un grave incidente stradale, pubblicato su Facebook: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato”. Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, 40 anni, era da domenica 26 febbraio in Svizzera, dove aveva affrontato le procedure per accedere al suicidio assistito. Il dj ha dedicato parte del messaggio proprio a Cappato, promotore della campagna Eutanasia legale, che lo ha accompagnato oltreconfine: “Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore – ha detto Dj Fabo – Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco, grazie mille”. Cappato, da parte sua, ha raccontato così gli ultimi attimi di vita del 40enne: “Dj Fabo ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato” ha raccontato il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni all’Ansa. Cappato, poi, ha annunciato le sue prossime mosse: “Al mio rientro in Italia, nella giornata di martedì, andrò ad autodenunciarmi, dando conto dei miei atti e assumendomene tutte le responsabilità“. Il reato che si configurerebbe, a sentire Cappato, sarebbe quello di ‘aiuto al suicidio‘.
Fabiano Antoniani morto nella clinica Dignitas, a 10 chilometri da Zurigo
Dj Fabo è stato raggiunto dalla mamma, dalla fidanzata e da alcuni amici nella clinica elvetica. “Non prendetemi per scemo ma devo chiedervi un favore: mettete sempre le cinture. Non potete farmi un favore più grande” ha detto ai tre amici presenti. “Fabiano ha pronunciato queste parole da solo, senza aiuti. Ha trascorso i suoi ultimi momenti in vita con gli amici ed i familiari più stretti. Fino a poco prima che ci lasciassimo – ha raccontato Cappato – ha continuato a ringraziarmi”. La struttura dove Antoniani ha deciso di morire è la Dignitas di Forck, ad una decina di chilometri da Zurigo. Chiaro il messaggio che si legge sul sito della clinica: “Benvenuti da DIGNITAS – Vivere degnamente – Morire degnamente. La nostra associazione di pubblica utilità si impegna per l’autodeterminazione, la libertà di scelta e la dignità fino alla fine”. Fra le altre informazioni compare anche il video appello di Fabiano Antoniani rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ottenere il diritto a morire in Italia. “Il nostro concetto di consulenza sull’assistenza palliativa, la prevenzione del suicidio, le direttive del paziente e l’accompagnamento alla morte volontaria gettano le basi decisionali per organizzare la vita fino alla sua conclusione. Dal 1998 – si legge sulla pagina web dell’associazione – operiamo per la realizzazione dell’ultimo diritto umano”. Sulla stessa pagina compaiono anche le associazioni affiliate alla struttura: Exit Italia, Libera Uscita e Associazione Luca Coscioni, del tesoriere Marco Cappato.
Quest’ultimo “rischia 12 anni di carcere”, perché si è “preso la responsabilità di tale atto” ha detto Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell’associazione Luca Coscioni, di cui Cappato è tesoriere. Gallo ha quindi ricordato come molti malati siano “costretti ad emigrare per ottenere l’eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che ciò richiede, fino a 10mila euro”. In un video-appello del mese scorso “Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine“, Antoniani spiegava di “non essere depresso e di mantenere tutt’ora il senso dell’ironia“, ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: “Immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni”. Per questo aveva fatto più volte appello a politica e istituzioni, a partire dal capo dello Stato. Negli ultimi due mesi il testo sul testamento biologico in discussione in Parlamento è stato rinviato per tre volte. Nel frattempo, la salma di dj Fabo si trova ancora all’interno della clinica Dignitas. Per il rientro in Italia, potrebbero servire fino a 48 ore per espletare le procedure amministrative previste dalla legge svizzera.
Il comunicato dell’associazione Luca Coscioni: “Esilio della morte è una condanna incivile”
L’associazione Luca Coscioni, che tramite il tesoriere Marco Cappato ha accompagnato Fabo nel suo ultimo viaggio, in una nota stampa ha sottolineato che “l’esilio della morte è una condanna incivile” perché “compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali. La politica, ha ricordato l’associazione “deve comprendere che il vuoto normativo porta all’illegalità”. Da qui l’appello: “Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente. Siamo in piena ‘zona nera‘ fatta di clandestinità e soprusi – hanno aggiunto – La strada è semplice: sostituire l’eutanasia clandestina con l’eutanasia legale. L’opinione pubblica è pronta, il Parlamento meno, ma almeno non ci si imbrogli con la guerra delle definizioni“.
Non è mancata la denuncia di quanto il parlamento poteva fare, non ha fatto o ha fatto male. In tal senso, l’Associazione ha fatto notare come “la Commissione Affari Sociali ha aggiunto alcune espressioni ambigue che rischierebbero di svuotare di fatto il carattere vincolante delle disposizioni, in questo contravvenendo al principio costituzionale dell’autodeterminazione individuale e del diritto a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la propria volontà”. Il riferimento è “alla ‘tutela della vita’, alle ‘cure condivise‘ tra medico e paziente, al ricorso a un giudice per dirimere controversie tra medico e fiduciario e, infine, al riferimento alla ‘deontologia professionale‘ innalzata a fonte del diritto. Temiamo – hanno accusato i vertici del sodalizio – che si tratti di formule che, se non chiarite anche in sede di dibattito parlamentare, e ove possibile superate, possano aprire la strada a contenziosi infiniti contro le scelte libere e responsabili dei malati. Infine – hanno concluso – è importante che la ‘sedazione continua profonda’ debba divenire un diritto esplicitamente previsto, al quale corrisponda dunque un dovere preciso che non lasci spazio a soprusi e arbitrii“.
LE REAZIONI – Mina Welby e Beppe Englaro sono con Fabo
“Sono accanto a Valeria e la stringo forte. Fabo ha avuto la sua scelta libera, purtroppo in Svizzera e non era il suo paese e mi dispiace”. Sono queste le parole utilizzate da Mina Welby, la moglie di Piergiorgio Welby, morto nel dicembre del 2006 dopo una grave e lunga malattia, per commentare la notizia della morte di Dj Fabo. “I cittadini italiani dovrebbero essere vicini a lui e a Valeria – ha detto ancora la donna – Credo che, con me, si possa fare una battaglia per ottenere una legge sul testamento biologico, sulle disposizioni sui trattamenti sanitari”. Sulla stessa posizione Beppe Englaro, padre di Eluana Engalro che ha vissuto per 17 anni in stato vegetativo prima di morire, nel febbraio 2009: “Esprimo il massimo rispetto per la sua coscienza personale. Eluana – ha ricordato – rivendicava un diritto fondamentale costituzionale. Noi, per trovare questa possibilità abbiamo dovuto attendere 15 anni e nove mesi, fino alla sentenza della Cassazione del 2007 che ha stabilito che l’autodeterminazione terapeutica non può conoscere limite, anche se ne provoca la morte“.
LA POLITICA/1 – CHI STA CON FABO
Di Lello (Pd): “#iomivergogno”. Gigli (Centro): “Ogni vita è anche la nostra vita”
La notizia della morte di Fabiano Antoniani ha provocato tutta una serie di reazioni politiche. Da sottolineare la presa di posizione del deputato Pd Marco Di Lello: “Dj Fabo ha realizzato il suo desiderio di morire. Ma lo ha potuto fare soltanto lontano dal suo Paese, perché in Italia non siamo ancora stati capaci di fare una legge sul biotestamento – ha spiegato – La Svizzera continua a essere la destinazione di quanti vogliono consapevolmente porre fine al loro dolore di vivere una vita senza speranza ma piena solo di sofferenza”. Poi una sorta di mea culpa: “Sì Fabiano, #iomivergogno e, come me, spero tutti i parlamentari, per quello che non si è riusciti a fare – ha sottolineato Di Lello – Già la scorsa settimana con quindici colleghi deputati del Pd abbiamo depositato una mozione sui Diritti civili che sollecita l’approvazione in tempi brevi della legge sul fine vita. Noi 15 ci abbiamo provato e non molleremo – ha aggiunto – ma continueremo a combattere per la libertà di vivere e di morire. Mi auguro che questa morte scuota le coscienze di tutti per rendere il nostro un Paese in cui venga restituita la libertà di scelta”. Accuse politiche anche da parte di Luigi Di Maio, del M5s: “I nostri iscritti hanno votato e sono d’accordo ma non è questo il problema: questo Parlamento non esiste.La proposta l’abbiamo calendarizzata – ha detto ancora – ma non è questo il problema: non esiste un Parlamento che lavora, c’è un Parlamento che galleggia”.
“Saluto Fabiano (dj Fabo) che ci lascia. Ha sofferto, ha lottato, ha vissuto. Ci lascia con una battaglia da continuare e un assetto legislativo da completare” ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che poi ha aggiunto: “So perfettamente che le sensibilità sul tema sono diverse e non semplici da conciliare. Ma dico anche che un Paese forte e libero deve trovare un modo per assicurare ai suoi cittadini – ha concluso – la possibilità di essere forti e liberi anche nei momenti più dolorosi”. Diverso il punto di vista di Matteo Salvini: “Dolore, rispetto e una preghiera per la morte, e per la nuova vita, di Dj Fabo – ha detto il leader leghista – Garantire la libera scelta di ogni cittadino, ma soprattutto assicurare una vita dignitosa a chi invece vuole continuare a combattere e ai suoi familiari: questo dovrebbe fare un Paese serio, cosa che oggi l’Italia non è”. Per Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, quella di Fabo è “una scelta che va rispettata”. “Dispiace – ha scritto Rosato su Facebook – che per essere libero abbia dovuto andarsene lontano. Lontano anche dai suoi affetti nel momento più difficile. E dobbiamo riflettere su questo. La politica ha il compito di guardare in faccia i problemi delle persone. La legge su #testamentobiologico va in questa direzione. Perché – ha specificato – si potrà scegliere, attraverso delle disposizioni anticipate, come vivere la propria vita fino all’ultimo. Una buona base di partenza sulla strada di una maggiore libertà e rispetto della dignità umana. Vogliamo fare di questa una legislatura dei diritti. Vogliamo essere al fianco delle persone. Prime fra tutte le persone che soffrono e non hanno voce. Proprio come dj Fabo“.
LA POLITICA/2 – CHI STA ‘CONTRO’ FABO
Famiglia Cristiana: “Perdonaci, non siamo riusciti a darti nessuna ragione per vivere”
“Eutanasia, addio Fabo, e perdonaci perché non siamo riusciti a darti nessuna ragione per vivere”. ha scritto Famiglia cristiana sul proprio account di Twitter. Sul sito, invece, si legge: “La morte di un uomo è sempre una sconfitta. Nel caso di dj Fabo non perché l’Italia non gli ha dato la possibilità di morire ma perché nessuno di noi è stato in grado di offrirgli una ragione per vivere e andare avanti. Da qui, forse, bisogna ripartire – ha scritto il settimanale cattolico – Di fronte al dolore, al limite, alla sofferenza una società davvero civile non dà l’eutanasia ma si sforza di dare un senso alla fragilità dell’uomo”. Una posizione condivisa anche da alcuni parlamentari, come il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo parlamentare ‘Democrazia Solidale-Centro Democratico’), presidente del Movimento per la Vita Italiano: “In Svizzera si chiamerà pure ‘suicidio assistito’, in Italia si chiama ‘omicidio del consenziente’. Con la morte di dj Fabo siamo tutti più poveri, perché ogni vita è anche la nostra vita”.
“Quella di Dj Fabo è una vicenda che riempie tutti noi di tristezza e dolore. Ma questo non ha a che vedere col disegno di legge sul biotestamento che uscirà dalla Camera, che è un disegno di legge in cui concordemente l’intera commissione Affari Sociali dice no all’eutanasia” ha detto Paola Binetti. Secondo la deputata Udc “la divisione è tra coloro che vogliono che questo sia esplicitato, scritto nella legge, e coloro che dicono che la legge così com’è non ha bisogno di questa puntualizzazione perché è già una legge contraria all’eutanasia. La vicenda di Fabo dimostra quanto sia necessario che nella legge sia scritto no all’eutanasia“. Per la Binetti “questo è condiviso non solo da un largo gruppo di parlamentari, ma anche di partiti, calcoliamo perlomeno 7-8, che vanno dall’Udc all’Ncd a Forza Italia, ai fittiani, ai civici democratici. Abbraccia totalmente – ha aggiunto- un’ampia aria politica che è disposta a dire che se questa legge esplicita il suo no all’eutanasia è una legge che potrebbe essere approvata non domani, ma ieri. Se la legge contiene un no all’eutanasia in forma attiva ma anche passiva o permissiva – ha concluso – la legge si può fare molto velocemente”. “La legge non può costringerci a restare soli” ha detto il monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita che, dopo il caso Dj Fabo, ha chiesto che “si apra in Parlamento un dibattito largo e ampio tra le forze politiche, non sulla scorta del clamore mediatico“.