Cara Simonetta Sciandivasci,
Ciao Simo. Posso chiamarti Simo? Mi chiamo Nadia e sono una femminista senza miliardario per marito. Ho letto su Pagina99 le tue sessantotto (più o meno) righe intitolate “È Melania Trump, l’ultima vera femminista” e ho capito che sei una donna illuminata.
Ho fatto copia incolla del link al tuo pezzo perché lo voglio inviare alle donne del movimento NonUnadiMeno che stanno preparando, poracce, lo sciopero delle donne in occasione dell’8 marzo. Sono stata una di loro prima di leggere le tue parole, cioè fino a qualche secondo fa, ma ora so che perdono tempo. Sono superate come quelle della Women’s march, e le argentine e le spagnole e le donne polacche e irlandesi. Non hanno capito che la nuova frontiera del femminismo è, in fondo, antica. Dopo aver meditato a lungo su questa tua frase – “Se le avvisaglie di patriarcato sono solo retorica liberal non è perché alle donne manca quel pizzico di archetipo sessista che fa sexy l’amore: alle donne manca di poter essere diverse dagli uomini” – mi sono posta domande che mai mi ero fatta: “Si stava meglio quando si stava peggio?”, “Come sposare un miliardario?”, “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere?”. Ho capito che abbiamo fatto tutto sto casino per niente: e il diritto di voto e il diritto al lavoro, allo studio, alle pari opportunità e la libertà. Eravamo nel posto giusto e lo siamo state per migliaia di anni. Si stava così bene. Ce lo dicono anche i maschi alfa che stavamo bene, quei pochi rimasti che non sono iscritti al gruppo Facebook ‘Gli uomini sono le nuove donne‘.
Anche il marito – maschio alfa della femminista Melania, Donald Trump, pensa che le donne siano diverse dagli uomini e infatti le apostrofa così: oche, cagne, porche o dispensa perle di saggezza come per esempio “Le donne le si deve trattare di merda“. Deve avere il dente avvelenato: lui sgobba per far soldi e le sue mogli se ne stanno a casa, a limarsi le unghie e a fare le femministe. E chissà come tratta Melania che zitta zitta se ne sta a New York e frequenta poco la Casa Bianca. Vuoi vedere che anche fare la moglie del miliardario è un lavoraccio?
Però ti ho capita. Lavorare è faticoso, essere indipendenti è faticoso, non avere sicurezze è faticoso, non avere qualcuno che esaudisca ogni tuo desiderio è faticoso, sbarcare il lunario è faticoso, pure morire a volte lo è. La vita, Simo, è faticosa. Lo è, dal momento in cui veniamo espulse da quel pancione caldo. Peccato ci si stia solo nove mesi e dopo i primi passi è tutta una corsa (in salita). Anche inventare la propria identità è faticoso. Si suda. E si devono far scelte e portarne il peso. E mica il femminismo ti può indicare tutto. Quel partire da sé significa che bisogna rimboccarsi le maniche e inventare qualcosa.
Però con questa storia dell’ozio mi hai convinta poco.
Quando ho detto a mia suocera Mina: “Beata lei che ha oziato”, le sono vorticate le ovaie. Parecchio. Non è della tua opinione nemmeno la mia vicina di casa, Giovanna, che ha lavorato nei campi da quando aveva 13 anni. E anche mia zia Lisetta, buonanima, che aveva le mani piene di calli, mi diceva che la sua giornata lavorativa durava 14 ore. Fu operaia in quegli anni ’50 che dipingi di rosa e di un tepore placido che avvolgeva ogni donna. Mia zia Lisetta, come le compagne operaie, non aveva tutto quell’ozio, e quel silenzio e quel tempo per stare seduta su panchine a filosofare. Ambizione di donne agiate e borghesi, non ti pare?
Se la nuova frontiera del femminismo è il matrimonio con un miliardario però abbiamo un problema. Sono pochi. Non ce ne sono abbastanza per tutte. Sai quante sono le donne del pianeta? Svariati miliardi. I miliardari qualche centinaio. Facendo una botta di conti anche approssimativa, ogni miliardario dovrebbe avere milioni di mogli. Li manderemmo in bancarotta tutti in poco tempo. Eppoi non è mica facile impalmarli.
Porca miseria Simo, non tutte possono fare le femministe sposando un miliardario. Per me non c’è più speranza, ma ti auguro con il cuore di trovare presto un Donald un po’ meno alfa dell’originale. Nel frattempo però ci tocca sbarcare il lunario. E sbarcarlo: scrivendo baggianate, non è poi così male.
Che fai, scioperi l’8 marzo?
Cordialmente
Twitter @nadiesdaa