“Sabato 25 febbraio: accesso alla Braidense dalla scalinata della Pinacoteca. Gentili utenti, 25 febbraio a causa dell’utilizzo del corridoio d’accesso della Biblioteca, per un evento legato alla settimana della moda, l’entrata sarà dallo scalone della Pinacoteca. Ci scusiamo per il disagio, il nostro staff sarà presente per darvi eventuali indicazioni”. La comunicazione, all’interno della Biblioteca nazionale Braidense e sul sito online, metteva al corrente i fruitori delle sale di uno dei disagi che avrebbe causato la sfilata di Bottega Veneta i cui abiti sono stati disegnati da Tomas Meier.
Eva Herzigova e Maria Carla Boscono, le stelle del fashion show, illuminato dagli abiti d’oro ispirati ai fulgenti anni Quaranta. Appuntamento della Milano Fashion Week tenutosi per il secondo anno nei corridoi dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Celebrata “location d’eccezione”. Luogo pieno di suggestioni. Evidentemente. La moda, esibita nel complesso settecentesco progettato da Giuseppe Piermarini. Modelle a sfilare nell’Accademia, fondata da Maria Teresa d’Austria con lo scopo di “sottrarre l’insegnamento delle belle arti ad artigiani e artisti privati, per sottoporlo alla pubblica sorveglianza e al pubblico giudizio”. Un centro culturale trasformatosi in Università statale. Proprio per questo frequentato da studenti.
E proprio gli studenti hanno subito i maggiori disagi a causa dell’evento programmato per la mattina del 25 febbraio. Già, perché il calendario accademico aveva previsto sessioni di esami. Nello stesso giorno, la medesima mattina. A questo punto spostare la data degli esami sarebbe sembrato davvero troppo. Quindi ecco la soluzione. Esami dirottati a San Carpoforo, la chiesa di proprietà del Comune, ma data in concessione all’Accademia, e in aula professori, in via Fiori Oscuri.
Inevitabili le complicazioni ma, è più che evidente, la sfilata ha la precedenza. Su tutto. Se non fosse stato così, forse che alcuni locali della Biblioteca Braidense avrebbero potuto essere occupati dai parrucchieri e truccatori delle modelle? Peraltro fin da giovedì? Se non fosse stato così, le maestranze che preparavano l’evento avrebbero potuto fissare la moquette al parquet della biblioteca con un nastro adesivo che una volta rimosso avrebbe creato danni alla finitura in gommalacca del pavimento? Domande, retoriche. Altrimenti non si sarebbero trasformati i corridoi dell’Accademia in set, montando le installazioni necessarie alla realizzazione della sfilata.
Così l’obiettivo primario (?) “di valorizzare un’istituzione culturale milanese” appare rintracciabile con una certa difficoltà. Rimane l’altro, quello di “sostenerla finanziariamente con l’affitto degli spazi”. Indubitabile. Ma non si può non pensare che a guadagnare dall’operazione sia stata solo la maison. Che a trarre un reale beneficio dall’evento non sia stata l’Accademia, trasformata in una passerella. Unica, certo, ma pur sempre una passerella.
L’evento alla fine è andato magnificamente. Un autentico successo. Quel che contava era questo, da quel che sembra. Tutto il resto è solo trascurabile. L’Accademia è ormai quasi solo una location, da affittare. Chissà cosa ne penserebbe Maria Teresa d’Austria.