La Juve ha vinto lo scudetto già ad agosto, la Coppa Italia è già sua, al 33,3% periodico conquisterà la Champions. Il pathos della corsa per la salvezza, invece, ricorda quello della Formula 1 con la safety car
Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che da mercoledì andrà in giro con la Harley Davidson Roadster Vivid Black with Charcoal Denim. Altre considerazioni.
1. Splendida Roma contro un’Inter che veniva da 1567 vittorie consecutive. L’ultima sconfitta risaliva alla venuta di Vercingetorige, allorquando l’Inter fu vilipesa nell’assedio di Alesia. I nerazzurri recriminano per un rigore non dato a Eder (lo stesso graziato a Bologna una settimana fa per un fallo analogo in area), ma a parte i primi cinque minuti della ripresa sono stati sistematicamente dominati. Nainggolan devastante, Fazio garanzia, Salah inusualmente disciplinato. L’unica pecca, per i giallorossi, è stata non chiuderla prima: sullo 0-2 hanno sbagliato di tutto e il diversamente simpatico Icardi poteva riaprirla.
2. La differenza dal dischetto tra la freddezza atarassica di Perotti e la scelleratezza estetica di Bacca è la stessa che intercorre tra Giovanna d’Arco e la Picierno.
3. Nel contrasto che ha provocato il rigore su Dzeko, Medel mi ha un po’ ricordato per grazia Audrey Hepburn.
4. Sulla Juve gli argomenti sono così pochi che, da giorni, si intavolano dibattiti inutili su Allegri e Bonucci. Che palle. Sui bianconeri non c’è nulla da dire: hanno vinto lo scudetto ad agosto, la Coppa Italia è già loro e hanno il 33,3% (periodico) di conquistare la Champions League. In Italia la Juve è di un altro pianeta e se non lo fosse la Roma avrebbe già vinto lo scudetto. Il solito film.
5. Gasperini sta facendo cose lisergiche con questa giovane Atalanta che gioca quasi come l’Ajax di Van Gaal. La Champions League è a tre punti e il quarto posto è pienamente meritato. Siamo abituati a dire che sono le grandi a perdere e non le piccole a vincere. Non concordo: non è il Napoli ad aver perso, ma l’Atalanta ad aver vinto. Fermo restando, poi, che questa Atalanta sia “piccola”. Solo applausi.
6. Le parole scriteriate del sobrio De Laurentiis dopo Real Madrid-Napoli, se non hanno fatto danno, di sicuro non hanno portato bene. Per il Commodoro Marxista comincia domani la settimana del Golgota inesausto: con la Juve in Coppa Italia parte sfavoritissimo, con questa Roma (ancor più in trasferta) è dura e il Real (miracoloso pure ieri col Villareal) è già ai quarti di Champions League. Il Che Gue Sarri, che a settembre difficilmente sarà ancora a Napoli, rischia di perderle tutte. Spero di sbagliare: sta lavorando bene e, anche sabato, il Napoli ha preso due pali nel primo tempo. Una sua colpa, casomai, è stata non avere valorizzato Gabbiadini, che appena giunto in Premier League maramaldeggia con sicumera crassa.
7. Bologna, Genoa ed Empoli hanno fatto due punti negli ultimi sei anni, eppure dietro di loro non si avvicina nessuno. Il pathos della lotta per la salvezza mi ricorda quello dei giri di Formula 1 con la safety car in pista.
8. Il Milan vince senza granché merito col Sassuolo. Kucka shocking: prima cicca un gol da un centimetro, poi regala un rigore a Defrel. Sosa dura solo un tempo, Pasalic continua ad avere i capelli di Zanda e Bertolacci mi esalta come una spremuta di frassini morti. Il Sassuolo sbaglia un rigore e gliene manca un altro (forse due). Il rigore di Bacca era platealmente irregolare, non solo perché ha toccato la palla due volte ma più che altro per overdose di obbrobrio. Deulofeu vive di sprazzi, ma sono sprazzi fiammeggianti che generano in me un anelito alla lode. Sia, dunque, lode. Però media.
8 bis. Ieri Suso ha sbagliato due gol col sinistro. Lo ha fatto deliberatamente: voleva dare qualche argomento in più agli atei. Giusto per alimentare il dibattito.
8 ter. Zapata è stato uno dei migliori in campo, che è un po’ come dire Alfano nuovo Churchill.
9. La Lazio, nella continua indifferenza generale, è quinta. Decisivo, ancora una volta dal dischetto (dubbio), Tommaso Labate. Il giornalista, quando non è su La7, continua però a farsi chiamare Ciro Immobile e a pettinarsi come un playmobil degli Anni 60. Chissà perché.
10. Giovedì, sul 2-0 di Fiorentina-Borussia Mönchengladbach, mi è arrivato un messaggio: “Vinciamo l’Europa League, forza Renzi!”. Era Nardella. Sapete, poi, com’è finita. A lunedì.
(P.S. Hasta Ranieri siempre e Vardy suca)