"Fino a quando in Italia i beni confiscati alle mafie non verranno considerati come una risorsa, la situazione resterà quella che è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo già perso molto, troppo tempo: adesso serve un cambio di passo concreto", ha detto il capo della Dna in un'intervista al Mattino
I beni confiscati alla criminalità organizzata? “È arrivato il momento di prendere in considerazione l’idea di vederli“. Parola del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che in un’intervista al Mattino rilancia la questione sul riutilizzo delle ricchezze sottratte ai boss delle mafie. “Fino a quando in Italia i beni confiscati alle mafie non verranno considerati come una risorsa, la situazione resterà quella che è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo già perso molto, troppo tempo: adesso serve un cambio di passo concreto. Per questo ritengo che sia arrivato il momento di prendere in considerazione anche l’alienazione dei beni“, ha detto il capo della Dna.
“Laddove anche i più seri tentativi di destinare il bene a fini sociali non dovessero andare in porto, allora è meglio vendere”, ha aggiunto il magistrato, aggiungendo che accanto alle alienazioni “ci sono altre alternative da prendere in considerazione. I beni, come appartamenti e immobili, possono essere destinati ai senzatetto“.
“Spesso ci troviamo di fronte ad associazioni che dopo essersi aggiudicate l’immobile non hanno i fondi per gestirlo”, osserva Roberti, sottolineando che”basterebbe far funzionare gli strumenti previsti dalla legge: l’Agenzia e i nuclei territoriali di supporto istituiti presso le Prefetture, previsti dal codice antimafia vigente. Peccato che non siano mai decollati. Invece tocca a loro censire i beni, individuare gli obiettivi, valutare le finalità e magari anche la messa a disposizione di risorse finanziarie che quel bene richiede”.