Diritti

Dj Fabo: “Io, un ribelle che a sette anni voleva suonare la chitarra. Ora le mie giornate sono intrise di disperazione”

Inizia così il testo autobiografico inedito consegnato all’associazione Luca Coscioni dall'uomo, diventato cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale, che ha scelto di morire in Svizzera. Cappato: "Oggi mi autodenuncerò e spero di essere incriminato perché voglio difendere in un processo le regioni di principi costituzionali superiori"

“Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 febbraio 1977, all’età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso”. Inizia così il testo autobiografico inedito consegnato all’associazione Luca Coscioni dall’uomo, diventato cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale, che ha scelto di morire in Svizzera.

La passione per il moto cross e il diploma da geometra
Ripercorrendo le tappe principali della sua vita e soffermandosi sull’incidente spartiacque tra il prima, a colori, e il dopo, buio, Dj Fabo conclude: “Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora” motivando così la scelta di chiedere di morire. Tornando al racconto dei suoi 40 anni, nel testo Fabiano scrive che, dopo quel primo contatto, da bambino, con il mondo delle sette note, lascia il mondo della musica. “Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende. Per otto anni – racconta – lavoro con la mia seconda passione, il moto cross, e mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni più importanti, mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport”.

Ma nel 2009, “a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross”.
Contemporaneamente, in questi anni, “mi trasferisco, nei periodi estivi, ad Ibiza per un periodo di studi in cui ricomincio a lavorare con la musica più moderna. Forse a causa della magica influenza dell’isola, forse per vocazione – rivela – subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto è dietro la consolle! È così che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, la mia musicalità e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po’ ovunque”.

Da Ibizia a Goa e il viaggio in India
L’amore per la musica e la voglia di viaggiare e scoprire altri posti del mondo, spinge Dj Fabo ad una scelta importante. “Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l’Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica, scoperta per caso in uno dei viaggi più indimenticabili della mia vita (India) – racconta ancora – capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in quel Paese. Mi trasferisco per otto mesi l’anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti”.

In India “inizio ad avere un nome e successo, mi cercano spesso per suonare nei locali più importanti”. Ma purtroppo, in uno dei rientri in Italia, “dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita”, racconta ricordando il giorno in cui divenne cieco e tetraplegico.  Dj Fabo parla ancora di sé come di un “giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita“. “Non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. Generoso forse un po’ insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità, facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni più disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo ora – si legge ancora nel testo autobiografico – che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa più tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora. Fermamente deciso – conclude – trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia”.
Da qui il contatto con l’Associazione Luca Coscioni, “una realtà che difende i diritti civili in ogni fase dell’esistenza dei cittadini. Compreso il diritto sacrosanto di morire. Grazie. Fabiano Antoniani”.

Procura Milano su Cappato: “Valuteremo”
Per quel diritto Marco Cappato, che lo ha accompagnato e ha annunciato la sua morte, oggi si autodenuncerà “e spero di essere incriminato perché voglio difendere in un processo le regioni di principi costituzionali superiori, come la libertà e la responsabilità, a un codice penale che – dice a Radio24-  non fa nemmeno distinzione tra il suicidio in un momento di disperazione e l’aiuto a un malato nelle condizioni di Fabo. Lo Stato deve assumersi le sue responsabilità, lo Stato deve scegliere: o fare finta di nulla e girare la testa dall’altra parte quando qualcuno va in Svizzera, e allora qui si crea un precedente, oppure incriminarmi. E spero che lo faccia”.

Dalla Procura di Milano arriva una prima risposta: “Sarà valutata sotto tutti i profili giuridici, compresa la giurisprudenza della Cedu, in materia di diritti” spiega il procuratore di Milano Francesco Greco, precisando anche che il fascicolo verrà assegnato, quando arriverà la denuncia, al pm Tiziana Siciliano, che coordina il pool ambiente, salute e lavoro. “Ci sono diversi profili che dovranno essere affrontati, compresa la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di diritti. Per ora, in ogni caso, noi non sappiamo nemmeno per cosa si autodenuncerà”, “Per questo reato – ha chiarito Greco – l’aiuto deve essere portato fino all’atto finale”. Il procuratore ha aggiunto che, in ogni caso, si tratterà “di ricostruire i fatti e ciò che è accaduto, è una storia complessa che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c’è una questione di diritto alla vita e alla morte. E non è automatico che venga iscritto nel registro degli indagato”.