Il maggiore aumento da otto anni. E’ quello fatto registrare a febbraio, secondo i dati provvisori pubblicati dall’Istat, dai prezzi dei beni che ogni giorno gli italiani mettono nel carrello della spesa. I costi degli articoli alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano infatti dell’1,1% su base mensile e del 3,1% su base annua (contro il +1,9% di gennaio). Per trovare una crescita tendenziale maggiore bisogna tornare a febbraio 2009, quando l’incremento era stato del 3,3%.
Tra gli alimentari ad accelerare maggiormente è la verdura, i cui prezzi sono influenzati soprattutto dal clima rigido degli ultimi mesi: +37,3%, contro +20,4% a gennaio. È l’aumento più alto mai registrato dai vegetali freschi in 20 anni di serie storiche dell’Istat, iniziate a gennaio 1997, e aggiorna il record toccato il mese scorso (20,4%), quasi raddoppiandolo. Su base mensile l’incremento è del 12,5%. Sono in aumento su base mensile anche i prezzi della frutta fresca (+2,0%) con una crescita tendenziale che si amplia di 2,1 punti (+9,4%, era +7,3% il mese precedente). Ma a crescere sono anche i prezzi dell’olio di oliva e del caffè.
Anche il tasso di inflazione generale sale: a febbraio la crescita dei prezzi ha fatto segnare un +1,5% rispetto allo stesso periodo del 2016. Si tratta, spiegano dall’istituto nazionale di statistica, dell’aumento maggiore dal marzo 2013 (quando era stato +1,6%) e segna un ulteriore passo avanti rispetto a gennaio (+1%) e dicembre (+0,5%). Su base mensile, l’aumento è dello 0,3%. Questa dinamica, prosegue l’Istat, è per lo più dovuta ad alimentari non lavorati (+8,8% su anno), beni energetici non regolamentati (+12,1%) e servizi di trasporto (+2,4 per cento).
Secondo Coldiretti alla base della crescita dell’inflazione ci sono proprio i rincari di verdura e frutta. L’ondata di maltempo ha provocato a gennaio danni nelle campagne superiori ai 400 milioni di euro, fa sapere l’organizzazione. Colpite anche la Spagna e la Grecia. In alcuni supermercati inglesi le vendite di broccoli, zucchine ed insalate sono state addirittura razionate. Il risultato – conclude Coldiretti – è stato un aumento a gennaio dell’inflazione a livello europeo all’1,8%, spinto dal rincaro del 3,5% per i prodotti alimentari non trasformati come l’ortofrutta. In ogni caso l’1,8% è un livello compatibile con l’obiettivo della Bce, che anche attraverso il programma di acquisto di titoli di Stato lanciato da Mario Draghi nel marzo 2015 mira portare il tasso di inflazione “vicino ma sotto il 2 per cento”.
“Da un lato, la risalita dell’inflazione è un segnale in qualche modo di ‘normalizzazione’ dello scenario macroeconomico”, conferma il senior economist della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, che ha rivisto al rialzo, a 1,5%, la stima per il tasso medio nel 2017. “D’altra parte, come non ritenevamo che un indice lievemente negativo rappresentasse un significativo freno per l’attività economica, così non necessariamente la risalita in corso dell’inflazione è una buona notizia”, perché riduce il potere d’acquisto delle famiglie e limita le possibilità di ulteriore stimolo monetario da parte della Banca centrale europea. “Il trend in atto non è tale a nostro avviso da indurre la Bce a ritirare la decisione di mantenere fino a fine 2017 il suo programma di acquisto di titoli, tuttavia è probabile programma possa essere gradualmente ritirato nel corso del 2018”, conclude l’economista.