Nei primi due mesi del 2017 sono morti in mare tentando di raggiungere l’Europa 485 uomini, donne e bambini. Un dato in aumento rispetto allo scorso anno, quando i decessi erano stati 425. Sono i numeri contenuti nell’ultima analisi dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). In totale nel 2016 quasi cinquemila migranti sono morti o risultavano dispersi nel Mediterraneo, un dato mai registrato prima. E il 2017 è cominciato con un trend ancor più negativo. Particolarmente pericolosa per chi cerca di raggiungere il Vecchio Continente è soprattutto la rotta tra la Libia e l’Italia, dove il progetto Missing migrants dell’Oim stima infatti che siano morte o scomparse 444 persone dall’inizio dell’anno.
Gli arrivi via mare in Europa sono invece diminuiti: al 26 febbraio sono 16.775, contro i quasi 125mila registrati dopo 57 giorni del 2016. Nel 2017 i migranti arrivano per l’80% in Italia (13.457), il resto in Grecia (2.318) e Spagna (1.000). Proprio cercando di raggiungere la nostra penisola muoiono anche la maggior parte di loro: l’Oim sottolinea come sulla tratta di mare tra la Libia e l’Italia la mortalità sia aumentata di quattro volte, visto che i morti nel 2016 nello stesso periodo erano stati 97. Al contrario, la traversata tra la Turchia e la Grecia, costata 321 vite durante i primi 57 giorni di 2016, è praticamente cessata e quest’anno l’Oim ha registrato un totale di due decessi.
L’ultimo sbarco imponente di migranti in Italia è di sabato 25 febbraio, quando a Palermo sono arrivate 993 persone: 657 uomini, 100 donne e 136 minori, portati in salvo dalla nave norvegese Siem Pilot. Fra di loro anche un bambino nato a bordo della nave poche ore prima dell’arrivo nel capoluogo siciliano. Il piccolo è stato chiamato Seabear, orso di mare, come una delle due scialuppe di salvataggio dell’imbarcazione.