Dopo il governatore Galan anche Patrizio Cuccioletta finisce sotto la ghigliottina della Corte dei Conti. Il controllore, che era a busta paga del Consorzio Venezia Nuova, non ostacolava, anzi agevolava i piani di Giovanni Mazzacurati nella realizzazione della maxi opera
Dopo Giancarlo Galan, anche Patrizio Cuccioletta, ex magistrato alle Acque di Venezia, finisce sotto la ghigliottina della Corte dei Conti. Il controllore che era a busta paga del Consorzio Venezia Nuova, non ostacolava, anzi agevolava i piani di Giovanni Mazzacurati nella realizzazione del Mose: dovrà risarcire 2 milioni 736 mila euro. Lo ha stabilito la sezione giurisdizionale veneta presieduta da Guido Carlino, che ha steso le motivazioni.
Cuccioletta, difeso dall’avvocato Pier Vettor Grimani era stato citato in giudizio amministrativo nel luglio dello scorso anno, a due anni dal suo arresto per le tangenti pagate dai vertici del Cvn. Era rimasto ai vertici del Magistrato dall’ottobre 2008 all’ottobre 2011, Nel giugno 2014 l’arresto per corruzione. Sei mesi dopo aveva patteggiato due anni di reclusione e gli erano stati confiscati beni per 750 mila euro. Secondo l’accusa, “dal 2007 al 2013 l’ingegnere Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, aveva concordato, con i responsabili principali delle imprese consorziate, la necessità di corrispondere, allo scopo di non subire controlli e rilievi idonei a rallentare l’attività del Consorzio, danaro e altre utilità a politici e funzionari pubblici indicando, tra questi, quale beneficiario l’ingegner Cuccioletta”. Riceveva una specie di “stipendio annuale di circa 400.000 euro e, tramite bonifico su un conto corrente estero, gli veniva versata, al momento della cessazione delle funzioni, la somma di 500 mila euro”. Tangenti con liquidazione.
Ma altri erano stati i benefici. La figlia Flavia aveva ottenuto un contratto di collaborazione a progetto con il Consorzio Venezia Nuova (27 mila euro per un anno), poi era stata assunta da Thetis, società controllata dal Consorzio. Al fratello architetto aveva fatto ottenere un contratto tramite il Coveco per 38 mila euro pagato con i fondi del Consorzio. Inoltre, “otteneva per sé e per i componenti del proprio nucleo familiare, utilità o la promessa di utilità, rappresentate da voli con aerei privati, nonché alloggi e pranzi in alberghi e ristoranti di lusso ubicati a Venezia, Cortina d’Ampezzo ed altre località”.
A titolo di esempio, in una occasione Cuccioletta aveva chiesto a Mazzacurati “di avere l’aeroplanino privato da Malaga a Venezia”. E per il compleanno della moglie, il Consorzio gli aveva pagato una cena all’Harry’s Bar di Venezia, costata 902 euro. A Cortina il Consorzio aveva pagato il pernottamento dei coniugi Cuccioletta al Grand Hotel, mentre l’autista era stato alloggiato in un albergo di livello inferiore. Lo scopo? Omettere “di effettuare la dovuta vigilanza sulle opere in corso di realizzazione da parte del Consorzio Venezia Nuova, non segnalando i ritardi e le irregolarità nell’esecuzione dei lavori, mettendosi costantemente a disposizione del Consorzio Venezia Nuova, nell’accelerare i procedimenti di approvazione di progetti e i rilasci dei permessi”. Dopo l’arresto Cuccioletta aveva confessato.
La Corte ha fissato un danno d’immagine pari a 2 milioni 400 mila euro, il doppio delle somme percepite illecitamente. Il danno da disservizio è stato calcolato con il 70 per cento delle retribuzioni nette percepite dal 2008 al 2011 e dei compensi per incentivi all’attività di responsabile unico del procedimento, per un totale di altri 336 mila euro. La difesa di Cuccioletta ha contestato che il patteggiamento abbia effetto probatorio. Ma la Corte, come ha fatto con Galan, ritiene invece che sia “equiparato a una sentenza di condanna”, essendo passato in giudicato, e a una “tacita ammissione di colpevolezza”, anche perché non sono emerse prove contrarie.
Secondo i giudici “Cuccioletta era partecipe attivo di un sistema corruttivo diffuso, che ha investito le procedure di realizzazione di un’opera pubblica di rilievo strategico nazionale e per la quale lo Stato interveniva con ingenti risorse finanziarie. Aveva un delicatissimo ruolo, quale presidente del Magistrato delle Acque, autorità competente per il coordinamento, l’alta vigilanza e i controlli sulla esecuzione dei lavori” del Mose. Egli ha invece “asservito preventivamente la propria funzione all’interesse del Consorzio Venezia nuova e delle imprese consorziate, ponendosi a disposizione per assicurare un costante atteggiamento di favore nei confronti degli elargitori delle indebite utilità”.