Bombe carta, petardi, denunce e feriti. A protestare davanti a Montecitorio, per ore, sono stati i pescatori appartenenti all’associazione delle “Marinerie d’Italia e d’Europa“. Una protesta, portata avanti in gran parte da manifestanti provenienti dalla Sicilia, che nasce dall’inasprimento delle sanzioni nella normativa sulla pesca di spada e tonno, contenuto nella legge 154 del 2016, per effetto dell’applicazione di regole dell’Unione Europea. Durante le proteste ci sono stati vari momenti di tensione con lanci di petardi, 7 bombe carta e alcuni razzi di segnalazione all’indirizzo delle forze dell’ordine. A causa degli scoppi due manifestanti sono rimasti feriti, spiega la questura di Roma. Al momento le persone identificate sono 4: due di loro saranno denunciati dalla polizia di Trevi Campo Marzio per esplosione in luogo pubblico di materiale pirotecnico (uno nascondeva ancora un artificio pirotecnico definito “di quarta categoria”). Una situazione che ha costretto la questura a richiamare gli organizzatori intimando “di far cessare comportamenti violenti o illegali” per non arrivare allo “scioglimento della manifestazione”.
“Lavoro da oltre 4 mesi per portare i pescatori di tutta Italia oggi a Roma” aveva spiegato il presidente nazionale dell’associazione delle marinerie Francesco Caldaroni, stanco delle cosiddette vessazioni subite dal settore che impediscono di svolgere le attività. L’oggetto della protesta di oggi, come detto, è la sproporzione – secondo i pescatori – tra le multe definite “smisurate” e le infrazioni commesse in materia di taglia dei pesci pescati.
Al sit-in sono state invitate le delegazioni di tutti i gruppi parlamentari per porre la questione che gravano sul mondo della pesca penalizzato dalle regole dell’Unione Europea. Alla fine è stato sottoscritto un accordo tra le rappresentanze di Pd, M5s e Mdp e una delegazione di pescatori. Tuttavia il sit-in continuerà anche domani per chiedere un ulteriore incontro al ministro Maurizio Martina. “Il progetto di legge sulla filiera ittica verrà discusso nel più breve tempo possibile – spiega Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in commissione – Come gruppi ci siamo impegnati anche a definire la legge entro il mese di maggio. Nell’ambito della discussione della legge verrà valutata la necessità di rivedere, alla luce delle difficoltà applicative, le norme sulle sanzioni”.
Tra chi ha ascoltato i manifestanti, tra gli altri, anche la leader dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni secondo la quale i pescatori sono “una categoria vessata da una sinistra che guarda sempre agli interessi dei grandi contro i bisogni dei piccoli”. “Il governo Renzi-Gentiloni complice dei burocrati dell’Ue – aggiunge Alessandro Pagano, Lega Nord – Stanno uccidendo intere categorie produttive del nostro Paese a tutto vantaggio delle multinazionali”.
Era presente anche una delegazione dei deputati del M5s della commissione Agricoltura, che ha presentato una risoluzione che chiede di rivedere il sistema sanzionatorio in base a quanto
previsto dalle stesse norme europee, suggerendo una sanzione massima pari a cinque volte il valore dei prodotti della pesca ottenuti commettendo l’infrazione grave. “L’attuale sistema introdotto con l’ultimo Collegato Agricolo – spiega la deputata Silvia Benedetti, prima firmataria del provvedimento – pur avendo depenalizzato le infrazioni previste per la cattura sotto misura di una serie di specie ittiche prevede una forte sproporzione tra valore del danno e sanzione”. Un esempio che i pescatori riportano è che su una cassetta di pescato del valore di 50 euro, la presenza di un solo pesce sotto taglia può portare la sanzione fino a 5 mila euro; un gap che può arrivare a un rapporto di 1000 a 10 tra multa e valore dell’eventuale pescato.