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Turchia, “articolo prova nuovo piano golpista”. Erdogan caccia direttore di Hurriyet

Sedat Ergin, direttore del quotidiano laico, aveva pubblicato un pezzo in cui fonti anonime rivelano i malumori dell'esercito verso Hulusi Akar, capo di stato maggiore e considerato vicino al presidente, e per la rimozione del divieto alle militari di indossare il velo. Il capo dello Stato: "Indecente". Premier Yildirim: "Tentativo di intimidire il governo"

Sedat Ergin, direttore del quotidiano laico Hurriyet, lascerà giovedì il suo incarico. La notizia è stata riportata da diversi media turchi che sottolineano che le dimissioni arrivano dopo i pesanti attacchi ricevuti dal giornale da parte del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, per un’inchiesta pubblicata sabato scorso su presunti contrasti tra una parte delle forze armate e il governo di Ankara. Secondo quanto si apprende, Ergin resterà comunque a Hurriyet come editorialista. A guidare il giornale al suo posto potrebbe essere l’ex direttore di Milliyet, Fikret Bila, possibile fautore di una linea più vicina ai nazionalisti.

Il caso è scoppiato sabato 25 febbraio, quando il giornale ha pubblicato un’inchiesta firmata da Hande Firat, la conduttrice della Cnn Turk – che appartiene allo stesso gruppo editoriale di Hurriyet – che la notte del fallito colpo di stato del 15 luglio 2016 si collegò in diretta attraverso FaceTime con lo stesso Erdogan. Nell’articolo fonti anonime  dell’esercito rivelano alla giornalista i malumori verso Hulusi Akar, capo di stato maggiore e considerato vicino al presidente turco, e la linea intrapresa dal governo. Alcune critiche dei militari, proseguono le fonti, vertono sulla recente visita di Akar, il 29 gennaio, agli isolotti di Imia-Kardak, nel mar Egeo, contesi fra greci e turchi e che nel 1996 portò a una grave crisi fra i due Paesi. Una visita giudicata dai critici che poteva fare “il gioco della Grecia”.

Ulteriore elemento di malumore, proseguono le fonti, è stata anche la rimozione del divieto alle militari di indossare il velo sotto i berretti e gli elmetti. Akar, secondo le fonti, non sarebbe stato “incluso nel processo con cui il ministero della Difesa ha varato il nuovo regolamento” che ha introdotto la possibilità di coprirsi il capo. Ma è soprattutto la vicinanza del capo di stato maggiore al presidente Erdogan ad aver accentuato le tensioni. Negli ultimi sei mesi Hulusi ha seguito il presidente turco in due visite all’estero. Entrambe giustificate come “necessarie agli interessi del Paese”.

L’articolo della Firat oggi è stato definito “indecente e di basso livello” da Erdogan che si è mostrato in pubblico a fianco di Akar, apparso in abiti civili. Mentre lunedì la procura ha aperto una indagine per appurare l’esistenza di una “giunta”: secondo alcuni commentatori, infatti, l’articolo della giornalista proverebbe l’esistenza di un potenziale nuovo piano golpista in preparazione nell’esercito.

Il quotidiano filo governativo Daily Sabah riporta le dichiarazioni del primo ministro, Binali Yıldırım, che domenica scorsa, parlando ad Ankara, ha definito il titolo dell’articolo – ‘L’imbarazzo dello stato maggiore‘-  un “tentativo di intimidire il governo”, portando avanti una “operazione di gestione della percezione” della popolazione. “Prima del 28 febbraio – ha continuato il primo ministro – i grandi giornali usavano questi titoli per  alimentare un senso di colpa nei governi che sono stati eletti dalla nazione. Ora, stanno cercando di impiegare la stessa tattica”.

Ma “le forze armate turche non saranno spinte in politica”, ha affermato lunedì Numan Kurtulmuş, vice primo ministro, citato dal Daily Sabah che ricorda l’avvicinarsi del referendum sul presidenzialismo, fissato il 16 aprile prossimo. Se passasse, il presidente accentrerebbe il potere nelle sue mani e a discapito del Parlamento.