Alcuni giorni fa, il 22 febbraio, l’amministrazione di Donald Trump ha abrogato una norma introdotta da Obama e che aveva il fine di rendere possibili, in quanto parte del Titolo IX, azioni di tutela nei confronti di studenti gender nonconforming. Il Titolo IX è una legge federale del 1972 che regola vari tipi di protezioni contro atti discriminatori che occorrano all’interno di istituti di istruzione primaria e secondaria. Lungi dall’essere una legge perfetta, il Titolo IX ha avuto il merito negli anni di contenere atti di razzismo o bullismo, ma soprattutto ha provveduto alla sistematizzazione di una impalcatura di regole e di leggi che hanno catalizzato comportamenti e provvedimenti uniformi all’interno delle scuole statunitensi.
Tra i vari fenomeni di discriminazione, il bullismo costituisce un gravissimo problema, specialmente negli istituti di educazione primaria e secondaria. I dati che emergono dai più recenti sondaggi effettuati dal Glsen (Gay Lesbian Straight Education Network) sono impressionanti. Più del 57% degli studenti Lgbtq intervistati ha dichiarato di sentirsi “non sicuro” a scuola, più dell’85% si è detto vittima di offese verbali, il 13% è stato assalito fisicamente almeno una volta, mentre quasi il 64% degli studenti che ha denunciato questi vari tipi di aggressione all’amministrazione scolastica non ha ricevuto risposta alcuna.
La fascia più debole del campione è, come prevedibile, la minoranza all’interno della minoranza, ovvero gli studenti gender nonconforming. Il sondaggio effettuato dal Williams Institute dell’Università della California, rileva come questi bambini e adolescenti siano stati insultati, assaliti o abusati sessualmente all’interno delle strutture scolastiche per una percentuale che varia dal 63% al 78%, e che circa un individuo su due, sia esso transgender or gender nonconforming, abbia tentato il suicidio almeno una volta.
Il panorama desolante che emerge da questi dati rivela la violenza sistematica che caratterizza il già sgangherato sistema di educazione primaria e superiore in Usa. Il tentativo di Obama – timido in verità – di offrire maggiori garanzie legali a minori transessuali e gender noncoforming, aveva comunque un alto valore simbolico, specialmente a fronte dalle proposte di legge discriminatorie portate avanti dai singoli Stati e che, solo per il 2016, ammontano a 44.
La nuova ministra dell’Educazione, multimilionaria e religiosissima Betsy DeVos, esecutrice dell’abrogazione della norma di Obama, vanta uno strabiliante record di donazioni ad associazioni cristiane. Tra queste la “Focus on the Family” che si è distinta in passato per il pieno supporto alla cosiddetta “conversion therapy” e che ha definito la lotta contro i diritti delle persone Lgbtq “a second civil war”. Per chi avesse voglia e tempo, le udienze confermative della DeVos in Senato sono disponibili online.
Una volta di più, quello che emerge con chiarezza è che la professione di una fede religiosa radicale è incompatibile con la moderna nozione di democrazia. La DeVos che considera Darwin un abominio, crede invece alle favole creazioniste dell’antico testamento. Sarebbe una esemplare prova di tenuta democratica permettere a una signora, con convincimenti tanto lontani dalla scienza, di occupare l’altissima carica di ministro dell’Educazione. Quando, però, l’incolumità di minoranze già fortemente svantaggiate viene ulteriormente indebolita, le personali superstizioni, non solo della DeVos, ma di qualsiasi pubblico ufficiale, dovrebbero venir meno e le istituzioni avanzare sulla strada maestra della ragione.