Una messa in scena per nascondere un omicidio e un tentativo di suicidio. Il corpo del commercialista Bruno Lacaria, scomparso venti giorni fa da Spadola, è stato trovato ieri sera nei boschi delle serre vibonesi. Ad accompagnare i carabinieri sul luogo è stato Giuseppe Zangari, suo amico e testimone di nozze, che ha confessato il delitto. “L’ho ucciso con un bastone”. Secondo Zangari, commerciante di prodotti per l’agricoltura, è stato lo stesso Lacaria a chiedergli di accompagnarlo sul posto dove è stato ritrovato il cadavere. Tra i due sarebbe scoppiata una lite. Zangari avrebbe preso un bastone (ancora non ritrovato) con il quale ha più volte colpito il commercialista di 52 anni fino ad ammazzarlo.
Gli investigatori erano riusciti ad accertare che quella mattina Lacaria fosse salito in auto con Zangari, ma all’indomani della scomparsa aveva dichiarato di averlo lasciato subito nei pressi del luogo dove è stata ritrovata la macchina del commercialista. Nelle ore successive Zangari organizza la messinscena: prima ingerisce una piccola quantità di pesticida e, una volta accompagnato in ospedale, dichiara ai carabinieri di essere stato costretto a bere il veleno da due uomini armati.
Adesso il procuratore facente funzioni di Vibo Valentia Michele Sirgiovanni e il sostituto Filomena Aliberti stanno cercando di capire se Zangari ha tentato il suicidio per il rimorso di aver ucciso l’amico o ha voluto semplicemente depistare i sospetti.
Il dato certo è che Zangari fino a ieri sera non era iscritto nemmeno nel registro degli indagati e se non fosse stato per lui il corpo del commercialista non sarebbe stato ritrovato, probabilmente ancora per diversi giorni. Sul movente i magistrati mantengono il massimo riserbo. Non è escluso, infatti, che Zangari stia ancora nascondendo qualcosa o qualcuno che potrebbe avergli dato una mano. Al momento è accusato di omicidio, senza premeditazione, e false dichiarazioni al pubblico ministero. “È chiaro che non finisce qui – ha dichiarato il procuratore Sirgiovanni – l’episodio va ricostruito nei minimi sviluppi. Non è arrivata a una piena confessione spontanea da parte del soggetto ma solo in seguito a numerose contestazioni”.