Nel Pd la linea è quella indicata dal segretario uscente Matteo Renzi nell’intervista a Fabio Fazio di domenica: rispetto per la magistratura, attesa per la definizione dell’inchiesta, zero polemiche. L’unico filone di polemica – gli sms di Michele Emiliano portati in Procura – si è già esaurito. La richiesta di trasparenza, però, arriva da pezzi di centrodestra. Ma l’affondo è di Luigi Di Maio (M5s) che ricorda come nell’inchiesta Consip siano coinvolti “il padre e il braccio destro” dell’ex presidente del Consiglio (cioè Tiziano Renzi e Luca Lotti) e che “l’imprenditore arrestato questa mattina (Romeo, ndr), finanziava la Fondazione con cui Matteo Renzi sta girando l’Italia e sta facendo campagna elettorale per le primarie Pd”. Quindi “non c’è un coinvolgimento penale diretto – aggiunge – ma il risvolto politico è inquietante”.
Evita qualsiasi commento il candidato alla segreteria del Pd Andrea Orlando che d’altra parte è anche ministro della Giustizia. “Sarei cauto – spiega comunque il guardasigilli – a trarre conclusioni prima di avere delle evidenze”. “Per avere verità processuali bisogna attendere – continua Orlando – Per avere considerazioni politiche si rivolga a chi è coinvolto nei fatti. Prima di parlare di tempesta aspetterei sviluppi. In passato abbiamo avuto tante inchieste che, poi, non hanno avuto conseguenze processuali”, aggiunge Orlando. Ma, ribadisce, “la Costituzione repubblicana prevede una nettissima separazione dei poteri che si deve rispettare: la magistratura fa il suo lavoro”. Il M5s chiede a Renzi di intervenire e il presidente e ora segretario reggente Matteo Orfini replica: “Ma Renzi che deve dire di più? Ha già detto tutto quello che un leader politico deve dire, ha affermato di avere piena fiducia nella giustizia. Credo sia inopportuno dire di più”.
Il capogruppo dei Cinquestelle Vincenzo Caso chiede che il ministro dello Sport Luca Lotti riferisca in Aula perché “non può più far finta di niente, mettendo la testa sotto la sabbia”. “Gli italiani – aggiunge – hanno diritto di sapere i contorni di questa torbida vicenda. Al di là degli aspetti giudiziari sui quali farà luce la magistratura, qui c’è un problema politico enorme”. A Caso risponde il collega del Pd Ettore Rosato: “Caso – replica – non conosce le regole democratiche e ancora meno, se possibile, il regolamento parlamentare”. Lotti, continua, “ha ricevuto un avviso di garanzia per rivelazione di segreto. Appena appresa la notizia dai giornali, ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati e così è stato”. Rosato sottolinea che “i processi non si fanno sui giornali, ma nelle aule giudiziarie. Sugli avvisi di garanzia i 5 stelle continuano ad usare pesi e misure diverse quando vengono coinvolti parlamentari grillini, come nel caso delle firme false a Palermo. Del resto anticipare sentenze o invocare gogne non fa bene alla politica che tanto anche loro dicono voler difendere”.
La controreplica, infine, è affidata a un tweet a Roberto Fico, vicecapogruppo M5s oltre che presidente della commissione di vigilanza Rai: “Rosato nessuna speculazione ma solo prerogative parlamentari per fare chiarezza. E’ nel diritto dei parlamentari. Paura della trasparenza?”.
Rosato nessuna speculazione ma solo prerogative parlamentari per fare chiarezza. E’ nel diritto dei parlamentari. Paura della trasparenza?
— Roberto Fico (@Roberto_Fico) 1 marzo 2017
Alla fine ne nasce un hashtag, #RenziEscile, riferito alle rendicontazioni delle donazioni alla fondazione di Renzi e in particolare a quelle di Romeo. “Renzi non può starsene zitto e ha il dovere di dare delle spiegazioni – scrive il M5s in un post sul blog di Beppe Grillo – Troppo facile liquidare il tutto con ‘sto con i magistrati’ come ha detto dal salotto tv di Fazio”. Romeo, continuano i Cinquestelle, è anche l’imprenditore che nel 2013 finanziò con ben 60mila euro la Fondazione renziana Open, in occasione della campagna elettorale per le primarie del Pd. Renzi era al corrente di questa donazione e sapeva benissimo chi era Romeo, già all’epoca condannato in primo grado per corruzione”.
Ti finanzia Buzzi e l’arrestano poi Romeo e l’arrestano. @matteorenzi sono i carabinieri i veri rottamatori, i rottamatori del tuo mondo!
— AlessandroDiBattista (@ale_dibattista) 1 marzo 2017
Trasparenza la chiedono anche i Fratelli d’Italia che con il consigliere regionale Giovanni Donzelli chiede che “il Partito democratico faccia chiarezza sugli eventuali finanziamenti che sono arrivati da personaggi che in queste ore vengono passati al setaccio dalla magistratura: fra questi vogliamo sapere dove sono finiti i ’70-80 mila euro’ destinati a una ditta di catering fiorentina che l’amico di Tiziano Renzi, Carlo Russo, avrebbe chiesto all’imprenditore Alfredo Romeo di saldare per le elezioni regionali”. Donzelli ha presentato un’interrogazione su un presunto finanziamento arrivato in Toscana del quale parlano nelle intercettazioni Romeo e Russo. Donzelli mette nel mirino lo “stretto giro renziano”.
Infine Forza Italia che con Maurizio Gasparri che sposta il mirino su quelle che chiama “le gite in Puglia di babbo Renzi”. Questo “per capire quali interessi lo spingessero così lontano dalla terra natale e perché chiamasse il presidente della Regione, Emiliano, sul suo numero personale. Babbo Renzi e Emiliano si conoscono da tempo? Si sono visti alla Leopolda o in un loggione del Petruzzelli? Si sono conosciuti ballando la taranta in Salento o mangiando pappardelle in Valdarno? Questo scandalo Pd non può finire qui. Trasparenza su tutte le gare in atto, pulizia negli apparati burocratici che sembrano inquinati dalla corruzione”.
In serata a tutti – M5s, Fdi e Fi – risponde Alberto Bianchi presidente della Fondazione Open. “Leggo dichiarazioni di grillini e di esponenti della destra, come sempre apparentati, che scoprono stasera che Open è stata finanziata da Romeo, e ne approfittano per chiedere di rivelare i finanziatori di Open. La Isvafim s.p.a, non Romeo, ha finanziato Open 4 (diconsi quattro) anni fa, con un contributo che corrisponde a meno del 2% dei finanziamenti avuti complessivamente da Open. Quel finanziamento sta sul sito di Open da 4 (quattro) anni. Ci diano, Di Maio e i suoi compagni di viaggio di destra e di sinistra, i loro finanziatori, e facciamo un bel confronto. Open ha pubblicato i nomi di TUTTI i suoi finanziatori, salvo quelli che non può pubblicare perché una legge dello Stato non lo permette senza il loro consenso, e il cui contributo medio non raggiunge comunque i 5mila euro”. Bianchi aggiunge: “Cambino la legge e Open pubblicherà anche quelli, insieme agli sconosciuti finanziatori di Di Maio e dei suoi amici di destra e di sinistra. Se poi qualcuno ipotizza che in cambio di quel finanziamento Open o il suo presidente abbiano dato qualcosa alla Isvafim o a Romeo, ci divertiremo davanti al presidente Cantone o a un giudice della Repubblica, a scelta di Di Maio“.