LE CARTE - La richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi della Procura di Roma include un foglio il cui contenuto è molto delicato politicamente e che pur tra mille 'omissis' filtra nell'ordinanza depositata e consegnata ai legali. Per gli inquirenti, infatti, quel "T." potrebbe essere Tiziano Renzi, mentre "L." Luca Lotti
A pagina 49 dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Giudice per le indagini preliminari Gaspare Sturzo nei confronti di Alfredo Romeo spunta ‘il pizzino‘. La richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi della Procura di Roma contiene un foglio il cui contenuto è molto delicato politicamente e che pur tra mille ‘omissis’ filtra nell’ordinanza depositata e consegnata ai legali. Il ‘pizzino’ di Alfredo Romeo è quello svelato nei suoi contenuti dal Fatto Quotidiano che ha già dedicato alle letture degli investigatori di questo ‘pizzino‘ ben due prime pagine. Il foglietto è stato trovato, in parte strappato, nei sacchi dell’immondizia proveniente dall’ufficio del gruppo Romeo in via Pallacorda a Roma. Il foglio, definito ‘pizzino’ dai pm di Napoli che coordinavano l’indagine del NOE dei Carabinieri, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, è stato poi ricostruito a partire dalla nettezza urbana con la stessa tecnica investigativa impiegata dal FBI per incastrare il boss di New York Joe Bonanno.
Ovviamente Romeo non ha nulla a che fare con il tipo di crimine di uno dei padrini che ha ispirato Mario Puzo ma il metodo usato per eludere le intercettazioni da parte dell’imprenditore campano era molto simile, almeno nell’ipotesi dell’accusa, suffragata dalle dichiarazioni di un indagato di peso: il manager della Consip, Marco Gasparri. Purtroppo per Romeo anche gli investigatori che in questo caso ascoltavano le sue conversazioni intercettate e piene di silenzi, conoscevano bene questa storia. Il NOE è stato guidato – fino allo scorso anno – da Sergio De Caprio, il celebre Capitano Ultimo che ha messo le manette ai polsi di Totò Riina nel 1993. Il colonnello De Caprio, nell’era dei Carabinieri contrassegnata dalla guida del comandante generale Tullio del Sette (a fine dicembre finito per ironia della sorte indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento proprio nell’indagine Consip) è stato messo da parte e alla fine convinto a lasciare il NOE .
Il nucleo operativo del NOE però ha memorizzato le tecniche investigative di Ultimo e sotto la guida di un suo allievo, il Capitano Gianpaolo Scafarto, ha ricostruito uno per uno i foglietti di Romeo e poi li ha usati per interpretare i lunghi silenzi delle conversazioni. Il foglietto – secondo l’ipotesi investigativa – sarebbe stato scritto da Alfredo Romeo mentre parlava di un vero e proprio ‘accordo quadro‘ con il ‘faccendiere-facilitatore’ Carlo Russo, 33 anni, imprenditore di Scandicci amico di Tiziano Renzi, padre dell’allora premier e leader Pd Matteo. La T. sarebbe – in questa ipotesi tutta da dimostrare – riferibilie a Tiziano Renzi. La sigla C.R. sarebbe quella di Carlo Russo, L. potrebbe essere Luca Lotti e M. potrebbe essere Luigi Marroni. Secondo l’ipotesi investigativa infatti Carlo Russo avrebbe contrattato i pagamenti di 30mila euro al mese per Tiziano Renzi e di 5mila euro ogni due mesi per sé in cambio di una serie di impegni per favorire l’imprenditore campano a cui interessava la gara più grande d’Europa, la facility management 4.
Tra questi impegni ci sarebbero stati, in questa lettura investigativa del pizzino, due incontri per Romeo, ‘tenuti da T.’ alias da Tiziano Renzi, con Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio al fianco di Matteo Renzi e poi con Luigi Marroni, l’amministratore delegato della società pubblica Consip che aveva bandito la gara FM4 da 2,7 miliardi che tanto interessava a Romeo. La Romeo Gestioni, come ricostruito dal Fatto nelle settimane scorse nel disinteresse della stampa nazionale, è risultata prima in tre lotti, due principali e uno accessorio, per complessivi 609 milioni di euro. Ora nell’ordinanza dal Gip Sturzo si trova conferma di quanto da noi scritto in splendida solitudine: i grandi giornali scrivevano di gara in quattro lotti mentre le offerte di Romeo erano per 4 lotti mentre i lotti totali sono 18 e quelli che vedono in testa Romeo sono tre, su quattro offerte presentate, su un totale di 18 lotti ancora non aggiudicati.
Al riguardo a pagina 16 dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Alfredo Romeo è citato un passo del verbale di interrogatorio del responsabile acquisti e gare di Consip, Marco Gasparri, indagato per corruzione ex articolo 319 (messa a disposizione della funzione e non per un atto specifico) perché ha incassato somme in contanti da Romeo. “Vi dico che Romeo Gestioni è risultata prima in graduatoria in tre lotti sui quattro lotti oggetto di domanda e precisamente sul lotto 3, sul lotto 13 e sul lotto 18 (ha perso il lotto 10)”, cioé quello del Municipio 1, il centro di Roma con i palazzi del potere. Lotto andato a Cofely, gradita a Denis Verdini, come scritto dal Fatto. Poi Gasparri spiega che Consip aveva chiesto chiarimenti a Romeo sulla sua offerta e aggiunge quale era il suo ruolo in favore dell’imprenditore campano: “In proposito ho fornito al Romeo indicazioni precise per evitare che gli venissero respinti per una seconda volta i chiarimenti che in prima battuta la Consip gli aveva rimandato indietro”. Il ‘pizzino’ nel quale sono impresse dalla penna di Romeo le lettere che riporterebbero – secondo la lettura degli investigatori – le iniziali dei nomi di Tiziano Renzi e Carlo Russo e le somme loro offerte da Romeo stesso, è riportato nell’ordinanza dal Gip a titolo di esempio della tecnica usata dall’indagato per eludere le intercettazioni. Non come prova a carico di Tiziano Renzi né di Russo. Il padre del premier – va ricordato – non era presente ai colloqui nei quali – secondo gli investigatori – Romeo e Russo parlavano di somme a lui destinate e sarà interrogato per difendersi venerdì ma solo come indagato per un reato minore, il traffico di influenze.
Cosa c’entra allora il pizzino su T. e C.R in questa operazione che riguarda la corruzione di Marco Gasparri? E’ presto detto. Il Gip Sturzo prima riporta nell’ordinanza i ‘pizzini’ riguardanti Gasparri, indagato per corruzione. Poi riporta le dichiarazioni di Gasparri stesso: “L’ufficio mi chiede perché le conversazioni tra me e Romeo a volte sono a voce bassissima a volte evitando di dire alcuni nomi e provvedendo a scrivere parti del colloquio su foglietti volanti; l’indagato risponde: effettivamente questa modalità era una consuetudine. Perché Romeo era convinto che il proprio cellulare fosse stato inoculato da captatore informatico (cioé il trojan usato dalla Procura di Napoli già nell’inchiesta P4 per ascoltare le conversazioni trasformando il telefonino dell’indagato di turno in una sorta di microspia ambulante, Ndr) mentre era sicuro che il suo ufficio fosse ‘pulito’”. Poi il gip Sturzo scrive che “i carabinieri hanno acquisito dei biglietti con nomi e numeri accanto, in sostanza una ulteriore prova a riscontro dell’assunto accusatorio del Gasparri e per quanto sia in corso di accertamento del fatto che Romeo abbia corrotto e stia corrompendo altri pubblici ufficiali anche tramite intermediari lobbistici e facilitatori”. A questo punto il Gip allega la foto del pizzino che qui riportiamo. Ma il giudice lascia chiaramente intendere che la storia di questo pizzino con la T. e la sigla C.R deve ancora essere scritta dal punto di vista giudiziario. La corruzione in questo caso è “in corso di accertamento”.