Alla fine si è arrivati allo scontro aperto. Dopo un braccio di ferro durato mesi, la Commissione parlamentare Antimafia ha deliberato oggi, all’unanimità, il sequestro degli elenchi degli iscritti alle logge di Calabria e Sicilia delle quattro principali associazioni massoniche italiane: il Grande Oriente d’Italia, la Gran Loggia Regolare d’Italia, la Serenissima Gran Loggia d’Italia e la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori.

La guardia di Finanza di Roma sta procedendo alle perquisizioni nelle sedi nazionali delle quattro Obbedienze. La decisione è stata presa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra mafie e massoneria avviata a partire dalla scorsa estate dalla Commissione, dopo la mancata consegna degli elenchi, più volte richiesti ai Gran Maestri auditi nel corso dei mesi passati.

“Abbiamo chiesto più volte le liste, per più settimane, indicando come termine ultimo di consegna lo scorso 8 febbraio” spiega Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia. “Ci siamo dati un altro mese di tempo e alla fine oggi all’unanimità la commissione ha deliberato di accogliere la proposta dell’ufficio di presidenza e di procedere al sequestro”.

Pur con posizioni differenti, le Obbedienze si sono fino ad oggi opposti alle richieste della Commissione appellandosi alla legge sulla privacy. Si è opposto alla richiesta, sin da subito, il Grande Oriente d’Italia che, con i suoi più di 23mila iscritti per 850 logge, rappresenta la comunione massonica numericamente più rilevante del nostro paese.

“La Costituzione prevede la libertà di associazione” è stata l’immediata reazione del gran maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi alla richiesta. L’istanza è giudicata “una forzatura molto ardita, che va contro il diritto di associarsi di tutti i cittadini”. “Ho scritto una lettera alla presidente Rosy Bindi motivando il perché questo non può avvenire – ha fatto sapere Bisi – riteniamo infatti che si compierebbe un reato in quanto il Parlamento ha approvato una legge sulla privacy che tutela la riservatezza dei dati sensibili”.

Il Grande Oriente d’Italia nelle settimane passate ha interpellato sul tema i presidenti dei gruppi parlamentari chiedendo loro una “opportuna e saggia valutazione” in merito alla richiesta avanzata dalla Commissione. Una lettera è stata inviata anche al Presidente della Repubblica e in seno al GOI è stato costituito un collegio difensivo composto da nove avvocati “incaricato di valutare e promuovere tutte le iniziative, anche giudiziarie, dinanzi alle competenti sedi istituzionali”.

Anche il Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli ALAM, Antonio Binni, sentito in Commissione lo scorso 25 gennaio, ha risposto di non poter aderire alla richiesta. “C’è una legge sulla privacy e io non posso assolutamente commettere un reato e, soprattutto, non posso avere una libertà che i miei fratelli sicuramente non mi danno”, ha dichiarato Binni. Più utile sarebbe, secondo il Gran Maestro, una legge sulle associazioni che elimini le cosiddette obbedienze spurie. “Con una legge del genere, che in Francia esiste dal 1902, ciò che voi state facendo in questi giorni sarebbe stato inutile” ha detto Binni. Oggi chiunque può fondare una massoneria: “Ad Arezzo esistono novantadue obbedienze, in Italia ne hanno contate 198”, è la sua denuncia. “Sto pensando ad un provvedimento per cui se un fratello viene arrestato la Gran Loggia d’Italia si costituisce parte civile per offesa all’immagine della Massoneria”, ha infine precisato.

Seppure inizialmente favorevole, anche Massimo Criscuoli Tortora, Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia d’Italia, aveva infine comunicato che neppure la Serenissima avrebbe consegnato gli elenchi dei propri iscritti per rispetto della legge sulla privacy. In un comunicato Criscuoli “si è dichiarato dispiaciuto di non poter aderire alla richiesta, ma il suo ruolo ed ufficio di garante della privacy dei membri della Serenissima gli impone di essere fermo nella decisione”.

Diversa la posizione del gran maestro Fabio Venzi, della Gran Loggia Regolare d’Italia, nata nel 1993 dalla volontà di 300 scissionisti allontanatisi dal GOI per la necessità di “mondare il Grande Oriente d’Italia dalle commissioni malavitose”. Tale Obbedienza consegna l’elenco dei suoi iscritti al Ministero dell’Interno due volte l’anno ed in sede di audizione il Gran Maestro aveva dichiarato la propria disponibilità a fornire gli elenchi. Ma nel frattempo le proposte di legge di modifica della Legge Anselmi, nella direzione di impedire ai funzionari della Pubblica amministrazione di essere iscritti alle logge, una presentata lo scorso 22 febbraio dal deputato Davide Mattiello, l’altra annunciata dal vicepresidente della Commissione antimafia Fava, hanno finito per irrigidire la posizione anche di quest’ultima Obbedienza.

L’indagine su mafia e massoneria della Commissione antimafia è stata avviata la scorsa estate. Il 20 luglio scorso la presidente della Commissione Bindi, in una conferenza stampa al termine della missione siciliana a Trapani, aveva dichiarato: “Torneremo a Roma con due filoni di inchiesta: far luce sulle stragi degli anni Novanta e sui legami tra Massoneria e Cosa nostra”, annunciando la convocazione dei Gran Maestri della massoneria.

“Siamo partiti da una serie di sollecitazioni, certamente dalle inchieste in corso a Trapani, Palermo, Catania, Reggio Calabria” spiega oggi Claudio Fava, “la Commissione ha valutato che questo fosse un terreno da esplorare con strumenti anche di indagine politica, che competono la commissione, e che sono per certi versi più invasivi di quelli dell’autorità giudiziaria che si muove soltanto in presenza di una notizia di reato”.

Le audizioni sono iniziate il 3 agosto scorso, con Bisi. E già dopo quella prima audizione il Grande Oriente aveva inviato alla Commissione una comunicazione in cui spiegava perché la Comunione si sarebbe opposta alla richiesta degli elenchi. Copione che si è ripetuto a dicembre, quando la Bindi è tornata a chiedere l’elenco dei nominativi, con particolare riferimento agli elenchi di Calabria e Sicilia, indicando come termine per la consegna il 20 gennaio 2017.

Il 18 gennaio Bisi è stato nuovamente convocato per una “audizione a testimonianza”, ricorrendo per la prima volta, in questa legislatura, a tale strumento. “Volevamo che fosse chiaro che l’obbligo di dire tutta la verità non era una richiesta informale, ma una necessità sostanziale – spiega Fava – siccome l’argomento era delicato e si erano registrate forti resistenze abbiamo pensato che fosse il caso di ascoltarli nella loro veste di testimoni, con l’obbligo di dire la verità”.

Il 24 e 25 gennaio scorsi sono stati invece sentiti Binni, Venzi e Criscuoli Tortora. Dopo le audizioni, il primo febbraio scorso la Commissione ha inviato una nuova missiva per sollecitare i tre gran maestri perché trasmettessero “con urgenza l’elenco integrale delle logge e dei nominativi di tutti relativi iscritti con priorità per le regioni Calabria e Sicilia”. Il termine perentorio era fissato per mercoledì 8 febbraio 2017.

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