La rassicurazione era arrivata dal direttore finanziario, Marco Giordiani. “Non sono previsti esuberi né spostamenti di attività”, avevano annunciato i sindacati dopo l’incontro con i vertici di Mediaset. Sono bastate due settimane e invece è iniziata la retromarcia del Biscione. Quando mercoledì è stato il comitato di redazione delle testate del gruppo televisivo a incontrare i vertici di Cologno il vento era già cambiato. Almeno per quanto riguarda il trasferimento a Milano del Tg5 e della redazione romana di News Mediaset, nel solco aperto da Sky con l’addio alla Capitale. Quel rassicurante “nessuno spostamento di attività” si è trasformato in un “è oggetto di valutazione da parte di Mediaset” anche se “nessuna decisione è stata presa”.
Il dietrofront c’è, anche se non conclamato. Del resto, la possibilità di trasloco del Tg5 a Cologno è un’ipotesi nota da tempo ai giornalisti della rete ammiraglia del Biscione, da mesi ‘allertati’ sulla possibilità di dover trasferire microfoni e bagagli in Lombardia. La circostanza, smentita dall’azienda il 15 febbraio, è ritornata sul tavolo il 2 marzo tra quelle contemplate per far fronte al piano finanziario al 2020 che prevede risparmi da miglioramenti organizzativi pari a 123 milioni. Tra questi, si scopre ora, Mediaset sta valutando anche un Tg5 milanese e una sola sede, sempre a Cologno, di News Mediaset, l’agenzia che produce TgCom 24 e la maggior parte dei contenuti di Studio Aperto e Tg4. Notizie che hanno allarmato i giornalisti, riuniti in assemblea nel pomeriggio di giovedì per ribadire un ‘no’ secco all’opzione ipotizzata dai vertici.
Già subito dopo l’incontro con l’azienda, la rappresentanza sindacale aveva messo un punto sulla la centralità dell’informazione nella produzione del gruppo chiedendo la tutela e lo sviluppo dei livelli occupazionali, oltre ad esprimere la contrarietà a un piano che preveda lo spostamento di testate e redazioni romane. Che magari non avverranno subito, ma sono valutate da tempo dal Biscione: in tempi di magra accorpare e risparmiare sta diventando un imperativo. Nel corso dell’incontro, infatti, secondo le indiscrezioni, i dirigenti avrebbero anche sottolineato come il bilancio 2016 si chiuderà con “perdite consistenti” – erano 116 milioni nei primi nove mesi – che porteranno l’azienda a chiudere il secondo peggior anno della sua storia recente dopo i 287 milioni persi nel 2012. Anche da qui la necessità di risparmiare – tra le ipotesi non è contemplata la vendita degli studi al Palatino, a quanto pare vincolati nel loro uso – che dovrebbe portare a una corsa ponderata anche verso i diritti tv.
Mediaset sarà presente tramite Premium, oggetto della disputa con Vivendi, nella corsa alla Champions League, acquisita per 606 milioni nel triennio 2015/18 senza un ritorno importante, e alla Serie A, ragionevolmente privilegiando la seconda. Il quadro potrebbe delinearsi da qui a giugno tra scadenze finanziarie, prime udienze nei tribunali per il maxi-risarcimento chiesto a Vivendi, AgCom e aste in programma. I mesi chiave per il futuro prossimo del Biscione si apriranno il 19 aprile, quando il consiglio di amministrazione sarà chiamato ad approvare il progetto di bilancio del 2016, mentre l’assemblea degli azionisti per l’approvazione definitiva è convocata per il 28 giugno, una data spinta più in là possibile dalla necessità comprendere se e come si evolverà il braccio di ferro con Vincent Bollorè.