Attacco rovente del deputato Pd, Gennaro Migliore, contro il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel corso de L’Aria che Tira (La7). “E’ evidente che si stanno verificando delle situazioni anomale e il protagonista è uno dei candidati alla segreteria Pd, Michele Emiliano” – accusa Migliore – “Io ho un grandissimo rispetto per Orlando, che è anche il mio ministro di riferimento della Giustizia e sta facendo una campagna elettorale, proponendo delle idee. Ma nel caso di Emiliano, se fossi stato al posto suo, sapendo di avere sul cellulare sms che considero importanti dal punto di vista giudiziario (sms di Luca Lotti, ndr), sarei andato in Procura, non al Fatto Quotidiano. Non considero corretto il comportamento di Emiliano”. Dura critica anche agli scissionisti: “L’unico argomento che hanno quelli che sono usciti ieri, l’altro ieri e qualche mese fa dal Pd è Renzi. Il caos sulle tessere di Napoli? Io ho usato ieri la parola ‘lanciafiamme’. Ci sono problemi che vanno affrontati radicalmente. Le prossime primarie a Napoli vanno fatte in pochi seggi e dobbiamo rifiutare voti esterni al Pd“. E torna a bomba sull’ex sindaco di Bari: “Lo dico anche a Emiliano, che dice, estendo l’invito a tutti: ‘Venitemi a votare contro Renzi’. Il ‘tutti’ a me non piace. A decidere il segretario del Pd devono essere quelli che votano il Pd”. “Sì, ma dillo a Michel, oltre che a Emiliano“, ribatte il deputato di Sinistra Italiana, Alfredo D’Attorre, facendo riferimento a Michel Di Prisco, definito il “ras” delle tessere Pd nel quartiere napoletano di Miano. “Non ti preoccupare: io Michel non l’ho mai incontrato” – controbatte Migliore – “e non ho nessuna intenzione di confondermi con questo tipo di persone. Bisogna fare un’operazione che garantisca Napoli, la mia città, sul piano della reputazione. Io questi titoli, come “vergogna” o “piagnisteo napoletano”, che hanno un fondo e un raschiamento razzista, non li sopporto più. Quindi, invito Orlando, Renzi e anche Emiliano a venire a Napoli per dare un messaggio unitario, perché comunque il partito è uno”
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