Cancellavano fermi amministrativi e chiudevano illecitamente procedure esecutive di pignoramento, il tutto per agevolare tre deputati regionali dell’Assemblea siciliana che avevano debiti col Fisco. È l’accusa nei confronti di nove dipendenti di Riscossione Sicilia, la società pubblica che si occupa di recupero dell’evasione sull’isola. Nell’inchiesta, coordinata dal pm Fabio Regolo, sono coinvolti agenti, funzionari e dirigenti, in servizio nella sede provinciale di Catania della società. Le indagini sono partite dagli esposti presentati proprio dall’attuale amministratore unico di Riscossione Spa, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, che più volte ha denunciato pubblicamente presunte “agevolazioni illegittime” da parte di personale della società nei confronti di politici debitori col Fisco.
Uno dei tre parlamentari regionali che, secondo l’accusa, è stato favoriti dagli indagati è Nello Musumeci, leader del movimento ‘Diventerà Bellissima‘, di cui si parla da tempo come uno dei candidati del centrodestra al ruolo di governatore alle regionali d’autunno. Poi Nino D’Asero, attuale capogruppo del Ncd all’Ars, e Raffaele Nicotra, deputato regionale del Pd. Musumeci e D’Asero avrebbero ottenuto la chiusura di procedure esecutive di pignoramento presso terzi, nonostante avessero ancora dei debiti con Riscossione Sicilia. Nicotra invece sarebbe stato favorito con la cancellazione di un fermo amministrativo di un’auto e con la chiusura di una procedura esecutiva di un pignoramento immobiliare, pur avendo anche lui ancora dei debiti col fisco.
Nell’avviso di conclusione delle indagini la Procura di Catania contesta l’abuso d’ufficio in concorso e continuato e ipotizza un danno erariale di quasi 390 mila euro. Gli indagati sono i dirigenti Gaetano Romano e Antonella Anello, l’operatore Giovanni Musmeci e gli agenti Maria Letizia Idonea, Ermanno Sorce, Maria Letizia Sapuppo, Salvatore Torrisi, Maria Grazia Furnari e Giuseppa Giarratana.
Proprio due settimane fa, mercoledì 15 febbraio, l’amministratore Fiumefreddo ha denunciato in commissione Antimafia come in Sicilia ci siano “52 miliardi di tasse non riscosse in 10 anni e appalti tutti irregolari”. Oltre al totale monstre dei tributi evasi e l’accusa ai Comuni, l’avvocato alla guida dell’ente di riscossione aveva sottolineato anche la “battaglia con alcuni deputati regionali che non pagavano e non erano perseguiti, anche per importi milionari”. Una denuncia non nuova, visto che già lo scorso anno Fiumefreddo aveva disposto il pignoramento delle indennità dei deputati dell’Ars, avendo scoperto che 64 membri su 90 avevano pendenze col Fisco. L’avvocato ha parlato anche di “gestione opaca” per cui “il poveretto paga mentre si tendono a salvaguardare i grandi capitali“.