Intervista al senatore milanese sulla regolarità delle iscrizioni dopo le denunce dei giorni scorsi. "Il problema? E’ che siamo alle solite, alla logica dei capicorrente. L'ex segreteria cittadina ed altri utilizzano anche il caso tessere per contestare l’attuale segretario"
Il Pd nazionale lo aveva mandato giù per garantire “trasparenza nel tesseramento”. Ma alla prima candelina da commissario provinciale di Caserta il senatore milanese Franco Mirabelli deve imbracciare l’estintore. E forse lo terrà anche più a lungo del previsto, vista la situazione e le imminenti elezioni amministrative. E’ successo che anche lì, come a Napoli e in altre realtà del sud, è scoppiata una grana per presunte “gravissime irregolarità” nelle operazioni di tesseramento terminate il 28 febbraio, giusto un anno da ché Mirabelli, come un Veringetorige, è stato catapultato dal profondo Nord alla Terra dei Fuochi. Si era insediato da una manciata d’ore e già assicurava tutti “a Caserta si respira aria di antimafia”. Di sicuro è riuscito nell’impresa di riconquistare Caserta e altri Comuni al Pd “anche facendo pulizia”, dice. “Nel 2015 si era creato un problema serio: il tesseramento era fatto con iscrizioni contingentate e in un solo giorno ma fu un disastro: poche tessere, l’assalto delle truppe cammellate, molti che non si sono potuti iscrivere”.
Sembra che non sia andata meglio quest’anno
Non è così. La vicenda di Caserta non ha nulla a che fare con quella di Napoli. Non si ha notizia di pacchetti di tessere, di pagamenti cumulativi o infiltrazioni. Qui c’è una questione tutta politica di alcuni ex segretari che fanno una battaglia contro il loro attuale segretario.
Non è un po’ troppo ottimista?
Le dico che ho seguito il tesseramento nel Casertano proprio perché fosse il più trasparente possibile. Abbiamo stabilito di farlo in 15 giorni, abbiamo affidato la responsabilità ai segretari di circolo, abbiamo fatto uffici elettorali in ogni posto e allargato le iscrizioni togliendo vincoli e paletti. Posso testimoniare che stavolta il tesseramento si è svolto in un clima sereno.
E quella denuncia, allora?
Nasce da una contestazione tutta politica al segretario da un gruppo di dirigenti ed ex segretari che guardano soprattutto al loro tornaconto. Per perseguire il loro scopi personali hanno sollevato il tema della regolarità sulla scia del caso Napoli e ci sono riusciti perché i giornali hanno ripreso solo il titolo del loro comunicato che parla di “gravissime violazioni”. Ma non ce ne sono state, e infatti sono certo che questa vicenda si concluderà con un rigetto assoluto del ricorso. Purtroppo, però, il danno è stato fatto.
Torniamo ai fatti contestati: 189 tessere in più rispetto a quelle risultanti alla chiusura dell’ultima giornata di tesseramento
Guardi che c’è un verbale firmato da tutta la commissione elettorale. E’ stato fatto tutto in maniera trasparente. Anche le ultime tessere fatte il 28 febbraio cioè ampiamente entro il termine sono state fatte comunicando che erano state richieste da alcuni amministratori e che si dovevano farle.
Ma le ha portate tutte il segretario e sono il 25% del totale
Nel ricorso c’è scritto solo che l’ultimo giorno sono state fatte 189 tessere. Cosa che succede tutti i giorni. Prima che il nazionale decidesse di chiudere il tesseramento il 28 febbraio avevano previsto di farlo anche il 3 e il 4 di marzo. Quindi hanno cancellato quelle date, ed è chiaro che l’ultimo giorno c’è stata un’affluenza maggiore.
Perché non sono stati resi noti i nomi, gli estremi identificativi e le quote di adesione?
Ma per favore! E’ un altro non-problema. Non mi risultano denunce di tesserati che non volessero esserlo. Cosa facciamo, adesso per i timore di irregolarità invalidiamo le tessere di chi non conosciamo di persona? E poi solo uno dei ricorrenti era nell’ufficio elettorale e mai mi ha detto di qualcuno che è stato tesserato a sua insaputa o che ha portato pacchetti di tessere. Il punto, ripeto, è tutto politico.
Ecco, ci dica il punto.
E’ che siamo alle solite, alla logica dei capicorrente. C’è un personalismo sfrenato nel partito che ha indotto l’ex componente dimissionaria della segreteria del circolo Pd di Caserta Maria Canzano ed altri a utilizzare anche il caso tessere per contestare l’attuale segretario. Ai miei occhi fanno parte di tanti che non capiscono che così fanno male a se stessi e al partito.
Restiamo su questo gruppetto di facinorosi allora.
Guardi, due mesi fa la Canzano si è dimessa dalla segretaria del Pd casertano facendo 12 comunicati stampa e andando per cinque giorni di fila sui giornali a spiegare che non c’era agibilità politica nel Pd. E’ venuto Guerini in assemblea per un chiarimento, il giorno dopo si è ripresentata e ha dimostrato di non aver cambiato idea. Si vede che all’utimo hanno colto l’occasione del caso Napoli per agitare lo spettro delle irregolarità che non ci sono. Ed è francamente inaccettabile.
Da commissario invocherà l’espulsione?
Ma no, io da quando sono qui ho chiesto e ottenuto diverse espulsioni ma per iscritti che si erano candidati contro le liste ufficiali del partito, a norma di statuto. E’ successo a Marcianise, Villa Litterno, e altrove. Ma a Casera il nodo è tutto politico.
In ogni caso sembra che a Caserta il Pd abbia ancora bisogno del commissario.
Non è per le irregolarità che resto qui. Abbiamo stabilito di restare fino al congresso provinciale che sarà dopo il nazionale. IL 30 aprile ci saranno le primarie, la strada per il ritorno si intravede già ma dobbiamo anche fare una valutazione per capire se è utile il percorso perché a maggio si volta anche a Maddaloni, Piedimonte. E forse è il caso di rimanere.