L'atmosfera non è quella delle grandi occasioni, ma all'interno della sala da 200 posti (tutti occupati) gli argomenti sono lo spostamento di parte dei renziani romani sulle posizioni del Guardasigilli in vista del Congresso. Ileana Argentin, coordinatrice della cmapagna elettorale di Giachetti contro la Raggi: "A Roberto ho scritto poche ore fa annunciandogli che mi sarei impegnata per Orlando”. E la risposta? “Non è ancora arrivata"
“Tutto scontato? Macchè! Scommettiamo che, da oggi in avanti, ne vedremo delle belle?”. L’entusiasmo di Aurelio Mancuso, grande sostenitore di Andrea Orlando, sulle prime lascia interdetti. Ma spiega bene il senso di una giornata che non sembrava di quelle destinate a regalare grandi sorprese, ma che forse qualche novità, all’interno della sfida per il Congresso del Pd, in fondo l’ha portata. Alla vigilia, in realtà, l’evento organizzato da Gianni Cuperlo per ufficializzare il sostegno della sua corrente, Sinistra Dem, alla candidatura del ministro della Giustizia, pareva una metafora perfetta della battaglia per la segreteria del Pd: una battaglia dall’esito già scritto, con un vincitore ovvio e due sfidanti a spartirsi le briciole. E infatti l’atmosfera non è certo quelle delle grandi occasioni, davanti al centro congressi di Via Palermo, a pochi passi dal Viminale. Tutto in tono minore, con gli abitanti affacciati alle finestre che chiedono a chi staziona sul marciapiede con le telecamere in mano il perché di quel poco viavai. L’unico che finge di entusiasmarsi davvero è il solito Enrico Lucci, che sgomita con l’immancabile uniforme dell’Armata Rossa in attesa di Cuperlo, che arriva poco dopo le 10:30. A piedi, solitario e un po’ dimesso pure lui, coi giornali sotto il braccio.
All’interno la sala si riempie velocemente. Oltre 200 i posti a sedere, e parecchia gente costretta a restare in piedi. Dalle casse esce all’improvviso la voce di Amy Winehouse, e qualcuno pensa a un inatteso cambio di stile della sinistra dem; e invece dev’essere solo una distrazione della regia, visto che subito dopo arriva Guccini (si chiuderà con Goran Bregovic che canta Bella ciao). Copione d’ordinanza, dunque, non fosse per i volti di vari politici (non di primissimo piano, a dire il vero) che si era abituati a catalogare tra le file dei renziani. “Renziani? Per esserlo davvero bisogna avere due caratteristiche: la tendenza ad ubbidire, e l’origine toscana”. Risponde così Ileana Argentin, grande sostenitrice del precedente governo, a chi le chiede il perché del suo inatteso appoggio alla candidatura del Guardasigilli. Lei si definisce “cuperliana da molto tempo”, ma è stata anche la coordinatrice della campagna elettorale romana di Giachetti, uno dei falchi del renzismo di questi mesi. “A Roberto ho scritto poche ore fa annunciandogli che mi sarei impegnata per Orlando”. E la risposta? “Non è ancora arrivata”.
A chiarire meglio il senso della giornata è di nuovo Mancuso: “Qui non si sta semplicemente certificando il sostegno di Sinistra Dem al ministro della Giustizia. L’operazione di Cuperlo è più raffinata: per come è nata, per come la si sta portando avanti, finirà per coinvolgere larghe fasce dei popolari e dei cattolici. Anche Fioroni e i suoi seguaci romani nei prossimi giorni potrebbero schierarsi con noi”. Il Lazio sembra essere l’epicentro di questo smottamento del renzismo: dal governatore Nicola Zingaretti all’ex presidente della provincia di Roma Enrico Gasbarra, passando per il grande manovratore Goffredo Bettini, molti stanno per decidersi ad appoggiare Orlando. Ma anche altrove il riposizionamento è in atto. Andrea De Maria, deputato emiliano, strappa applausi quando parla di Virginio Merola, il sindaco di Bologna, in passato vicino a Renzi, che nelle scorse ore ha annunciato che starà col Guardasigilli. Poi cita Enrico Berlinguer: “In tanti ci seguiranno, se sapremo andare casa per casa a convincerli”. Ma c’è anche un altro Berlinguer, Aldo, in platea. Senese di origini ma arruolato nella giunta lucana del renziano Marcello Pittella, ha sostenuto con forza il Sì alla riforma costituzionale. E dunque colpisce sentirlo sussurrare ad alcuni suoi amici frasi come: “Quella di Renzi è una gestione aziendalistica del partito che non può funzionare col Pd”.
Intanto, nelle prime file, comincia un frenetico passaggio di Ipad con articoli che parlando di possibili transfughi da AreaDem, la corrente centrista di Dario Franceschini. Circolano anche nomi conosciuti, come quello di Monica Cirinnà. La quale, contattata dal fattoquotidiano.it, spiega di essersi concessa un fine settimana in famiglia per riflettere sul da farsi. Ma la scelta che sembrava scontata, per la madrina delle unioni civili, scontata evidentemente non è: “Non ho ancora deciso. Lo farò nei prossimi giorni”. Segnali non di poco conto, che provengono da quel “corpaccione centrista” che risulterà decisivo per l’esito del Congresso. Ed ecco perché, ragionano in molti, Orlando ha ribadito di non voler essere semplicemente il candidato della sinistra del Pd, ma di puntare a rifondare il partito. “Rifondare il partito? Certo. E bisogna crearne uno strutturato, che formi classi dirigenti anche sui territori”, afferma il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, a capo di una delle ultime giunte uliviste d’Italia. “Ovvio che sosterrò Orlando: mi sembra l’unico ad avere una visione. E da lì si può partire poi per costruire una coalizione ampia. Che guardi a sinistra, sì, ma non solo”.