Procura e forze dell’ordine sotto organico rispetto ad altre realtà, costrette agli straordinari per contrastare l’escalation di omicidi, attentanti e rapine in provincia di Foggia. Una situazione da molti definita “critica”, come dimostrano i tre morti ammazzati a Vieste e San Severo, più un probabile caso di lupara bianca a Torremaggiore. Tutto nell’ultimo mese. Le mafie foggiane hanno creato una “situazione esplosiva” e oltre ai centri più caldi, l’attenzione è alta anche attorno a quanto avviene a Cerignola e al comune capoluogo, al centro di una guerra tra clan fino allo scorso settembre e ora all’apparenza dormiente. A combattere in una delle province con il più alto tasso di reati in proporzione alla popolazione residente, ci sono in prima linea una Procura – che deve tenere sott’occhio un territorio molto esteso – e le forze dell’ordine, da tempo in attesa di rinforzi e di un ricambio generazionale.
In procura 4 sostituti in meno – A Foggia ci sono 18 sostituti procuratori e due aggiunti, coordinati da Leonardo Leone De Castris, magistrato di lungo corso e tra i papabili per la direzione della DDA di Lecce, rimasta sguarnita dopo il pensionamento di Cataldo Motta. Diciotto sostituti contro 28 clan criminali e oltre 900 affiliati, secondo le stime del ministero dell’Interno risalenti alla primavera 2015. Hanno anche rischiato di rimanere in 17, nonostante dovrebbero essere in 22 a sorvegliare sulla Società foggiana e sulla mafia del Gargano. Quattro in meno, dunque, per controllare tutta la provincia più Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia, comuni che appartengono alla provincia BAT ma ricadono sotto la giurisdizione della procura foggiana. A conti fatti vuol dire circa 700mila persone, oltre a circa 30mila irregolari.
L’Antimafia? È a Bari – Di fronte a questi problemi, negli scorsi anni, era stata vagliata l’ipotesi di istituire una Direzione distrettuale antimafia. Una richiesta spinta anche dal basso, grazie ai movimenti Populus e a DauniAttiva.it, che hanno proposto l’istituzione di una sede operativa dell’Antimafia barese ovvero una sorta di sezione distaccata, come ne esistono già 9 in Italia. Ma almeno l’ipotesi di una Dda autonoma sembra essere già tramontata perché rimodellare la geografia giudiziaria ed elevare Foggia a capoluogo di distretto avrebbe comportato effetti a catena sulle sedi vicine. Per comporre un distretto servono infatti tre tribunali: se Foggia fosse diventata autonoma, Bari sarebbe scesa a due tribunali sotto la sua competenza e questo avrebbe avuto effetti anche sulla DDA leccese. Così la provincia dauna è rimasta sotto l’ala di Bari, dove due sostituti procuratori si occupano esclusivamente di quanto avviene tra Foggia-Basso Tavoliere e Gargano-Alto Tavoliere.
Arriva il Ros, ma restano i problemi – Ai numeri striminziti della procura – che grazie al lavoro di De Castris ha comunque ricevuto risorse dal Csm negli scorsi anni – si unisce un problema legato ai reparti investigativi, costretti a operare in un contesto difficile sia a livello territoriale che di numeri. Basti pensare al reparto operativo dei carabinieri, impegnato in questo momento nelle indagini su tre omicidi (due di competenza dell’Antimafia barese) e un caso di lupara bianca facendo gli straordinari per chiudere il cerchio attorno all’escalation di violenza dei clan, soprattutto a San Severo e Vieste. L’Arma ha recentemente istituito un nucleo del Ros – sarà operativo a breve – che dipenderà dalla sezione anticrimine di Bari. Difficoltà si registrano anche nella Polizia che può contare su quattro commissariati (Manfredonia, San Severo, Lucera e Cerignola) e attende un ricambio generazionale, definito da più parti “urgente”.
Libera Foggia: “Territorio difficile, servono più risorse” – “È ormai da tempo che le istituzioni locali e le forze dell’ordine raccontano delle difficoltà nel controllo del territorio anche a causa dell’organico. Il lavoro di procura, polizia e carabinieri è straordinario ma hanno bisogno di una mano. Sulla provincia di Foggia bisogna accendere le luci, la situazione è esplosiva”, spiega a ilfattoquotidiano.it Salvatore Spinelli, coordinatore provinciale di Libera. “Un tempo sembrava che le mafie foggiane non esistessero, si è sottovalutato il problema fino a renderle molto forti sul territorio. Ora più che mai è il momento di stare accanto agli inquirenti, che necessitano di strumenti e risorse per controllare uno dei territori più problematici, come raccontano le relazioni della Dia – continua – Dopo la presa di coscienza e le dichiarazioni d’intenti, ci vogliono gli investimenti”.