Ripercorriamo velocemente l’andamento dei sistemi di regolazione dell’azzardo in Italia.
– 1897-1992 L’azzardo è considerato un rischio sociale: tutto è illegale salvo pochi esercizi autorizzati; per volontà di Francesco Crispi la cosa era di pertinenza del Ministero degli Interni. Sostanzialmente lo Stato valutava il gioco d’azzardo come un disvalore etico-sociale. Dal dopoguerra, per contenimento, sono state rilasciate concessioni per lotterie, totocalcio e 4 casinò.
– 1992-2003 L’azzardo diventa progressivamente leva fiscale (governi Amato, Ciampi), per soddisfare i crescenti bisogni della spesa pubblica. Vengono meno le remore etico-politiche. Sembra un déjà vu con quanto avvenuto nell’Italia dei Comuni nel XIII secolo: prima si regola l’azzardo per tenerlo sotto controllo, poi con l’occasione lo si usa per far cassa.
– 2003-2009 Governa Berlusconi. L’azzardo cessa di essere una mera leva fiscale: si comincia a costruire un’economia basata sull’azzardo, per creare valore aziendale; crescono le grandi società concessionarie. Si decide di diffondere l’azzardo capillarmente, fuori dai precisi limiti di spazio e tempo. Inizia il boom, si diffondono 350.000 slot machines nonché i Gratta e Vinci. In tutto questo c’è la follia per cui (art 110 comma 6 del Tulps) le slot vengono considerate gioco lecito, in quanto giochi con abilità prevalente sull’alea. E come se non bastasse, follia nella follia, l’unico vincolo che hanno le slot è che non devono riprodurre i meccanismi del poker (e così i videopoker – che pure qualche minima scelta la consentivano – spariscono).
– 2009 Berlusconi lancia Vlt e casinò online – decreto L’Aquila. L’Aquila non è stata ricostruita, in compenso sono stati terremotati vasti strati di società.
– 2016 Continua a infuriare la guerra fra la lobby dell’azzardo e crescenti strati di società che si oppongono. Si oppongono anche gli Enti Locali (di ogni parte politica) che vivono sulla loro pelle le drammatiche conseguenze. Attualmente è in corso la Conferenza Unificata Stato-Enti locali, iniziata nel maggio 2016; dopo essersi trascinata un po’, la conferenza ha portato a questa proposta dello Stato agli Enti, resa pubblica il mese scorso. Le prime reazioni dei no-slot sono negative, molto negative e in effetti io annuso anche un bel po’ di trappole. Sostanzialmente rottamazione delle vecchie slot con upgrade tecnologico e concentrazione degli apparecchi in sale più qualificate (Certificazione tipo A), circa 18.000 mini-casinò che – udite, udite – non dovrebbero più sottoporsi alla disciplina degli Enti Locali in quanto avranno una serie di prescrizioni… ma qualcuno mi spieghi chi mai potrà controllare 18.000 sale!
– 2018 Dal 2018 le slot dovrebbero venire sostituite dalle “Awp da remoto“. Si parla di nuova tecnologia e si presenta la cosa come un deciso passo avanti. Ma ben poco è chiaro, neanche gli operatori del settore sanno ancora bene come muoversi. Da quello che si capisce la “macchinetta” cambierebbe poco o nulla, a parte appunto il controllo “da remoto”. Non so, ma la cosa mi mette a disagio: chi controlla la macchinetta da remoto? I concessionari, tipo signori del calibro di Francesco Corallo? O magari gente come Italo Volpe dell’Aams (estensore del cosiddetto “Decreto Baretta”)? E gli utenti dovrebbero sentirsi più tranquilli?