Dopo i primi giorni di test della sessione invernale in corso a Barcellona, è difficile fare un’analisi precisa e accurata dei reali valori in pista che potremmo vedere durante il prossimo campionato del mondo di Formula 1. Qualche indizio comunque è emerso ma va analizzato con la massima cautela senza farsi prendere di facili entusiasmi.
La squadra da battere e di riferimento, certamente rimane la Mercedes, ma la concorrenza, Ferrari in primis, sono impegnate al massimo per ridurre quel gap che lo scorso anno è sembrato a volte incolmabile.
Il nuovo regolamento tecnico che ha concesso l’allargamento dei pneumatici, della carreggiata e un maggiore libertà di azione nel campo aerodinamico, di certo concede una possibilità a tutti coloro che sperano di infastidire il colosso tedesco. La Red Bull punta su questo, avendo in casa un vero “mago” dell’aerodinamica, ma al momento in pista, potremmo dire che: non è pervenuta.
La Ferrari invece fornisce tutt’altra impressione. La SF70H sembra convincere, gli umori e le espressioni degli uomini in rosso fanno percepire un certo ottimismo, ma… bisogna ricordarsi che anche l’anno scorso le impressioni e gli umori durante i test erano gli stessi, poi i risultati raccolti però furono ben diversi.
La nuova monoposto di Maranello sembra una vettura audace, ma come abbiamo scritto qui, non troppo. Esprime concetti aerodinamici diversi e anche coraggiosi, con pance molto scavate in basso e larghe nella parte superiore per favorire lo scorrimento dei flussi nella parte bassa del corpo vetture il raggiungimento di questi nella zona posteriore, vero punto chiave di tutte le monoposto di F1.
Sulla nuova rossa finalmente è presente l’s-duct, utilizzato, ormai, da quasi tutti i team del circus. Proprio la Ferrari fu la squadra che inventò questo sistema aerodinamico ma che poi fu costretta ad abbandonare quando la Federazione lo vietò. Già da qualche anno, grazie all’escamotage della canalizzazione ad esse (s-duct), il sistema è nuovamente utilizzabile e a Maranello hanno deciso finalmente di adottarlo anche sulla SF70H.
La sensazione è quella di progetto che tenta di adottare soluzioni diverse e ardue ma senza troppa convinzione. Si ha quasi l’impressione di una vettura sviluppata in minor tempo o di un progetto partito in ritardo rispetto alla Mercedes. Certamente il cambio ai vertici nel reparto tecnico e la sua nuova organizzazione non ha favorito l’avanzamento del progetto e Binotto probabilmente avrà lavorato su un progetto già impostato da James Allison. Va però detto che finalmente dopo tanti anni ci troviamo di fronte a una Ferrari un poco più audace. E se la fortuna aiuta gli audaci…
Diversa invece è l’impressione che ha fatto la Mercedes. Una vettura molto studiata e curata in ogni suo dettaglio. D’altronde i tecnici Mercedes hanno potuto disporre di più tempo rispetto a tutti gli altri team. Lo aveva dichiarato Costa poco prima dell’inizio dei test, dicendo: “A partire da metà estate abbiamo spostato progressivamente le risorse sul progetto 2017, terminando gli sviluppi su quello 2016”.
Della stessa idea era L’Ing. Marmorini (ex responsabile del reparto motori Ferrari) che in una nostra intervista rilasciata durante il mio programma radiofonico Pit Talk, aveva raccontato di come i tecnici Mercedes potessero “giocare d’anticipo” sulla preparazione della nuova macchina e della nuova Power Unit.
Basta osservare alcune immagini per notare come i tecnici Mercedes siano riusciti a ottenere una rastremazione della vettura impressionante e notare come abbiano introdotto alcune soluzioni innovative (tutte da verificare) alle sospensioni come ad esempio l’ancoraggio anteriore del triangolo al portamozzo disassato rispetto al centro della gomma.